Il risparmio dell’acqua

Ecco alcuni consigli forniti da ENEA da adottare per il risparmio dell’acqua in questo periodo di siccità.

Prima regola: non sprecare acqua. Un’indicazione sempre valida, ma ancor di più in un periodo di emergenza idrica come quello che stiamo vivendo, contraddistinto dalla peggiore siccità degli ultimi 10 anni. Per contrastare lo spreco di acqua e rendere più sostenibile la sua gestione, ENEA ha elaborato una guida in 20 punti con suggerimenti buone pratiche, errori da evitare, ma anche soluzioni e tecnologie per il risparmio idrico (ed energetico), soprattutto in ambito residenziale. Parole d’ordine: in casa, ridurre perdite e sprechi e usi più razionali; in generale, adottare processi e sistemi meno idro-esigenti, depurazione e riutilizzo, efficientamento e digitalizzazione della rete acquedottistica, ma anche buone pratiche in famiglia e nelle scuole.

Il risparmio idrico in 20 punti

  1. Mantenere efficiente l’impianto idrico e verificare la presenza di perdite occulte: si calcola che con un rubinetto che gocciola si perdano fino a 5 litri al giorno.
  2. Chiudere bene il rubinetto per evitare che l’acqua scorra inutilmente. Ad esempio mentre ci stiamo lavando le mani: in un minuto evitiamo lo spreco di almeno 6 litri d’acqua; se mentre ci laviamo i denti lasciamo scorrere l’acqua sprechiamo fino a 30 litri (consumiamo solo 1,5 litri se non la lasciamo scorrere); ancora, chiudere il rubinetto durante la rasatura consente un risparmio fino a 20 litri.
  3. Raccogliere l’acqua fredda non utilizzata quando si attende di ricevere quella calda; effettuare prima le operazioni che richiedono acqua fredda (ad esempio per lavarsi i denti) e poi quelle che richiedono acqua calda (ad esempio per farsi la barba).
  4. Stesso consiglio in cucina, per le operazioni di preparazione degli alimenti o il lavaggio della verdura usare le bacinelle anziché l’acqua corrente. Si calcola che per bere e cucinare vengano consumati circa 6 litri di acqua al giorno pro capite e per lavare i piatti a mano almeno 40 litri. Tuttavia lo spreco può arrivare anche a 12 litri al minuto se non si chiude il rubinetto.
  5. Riutilizzare l’acqua di cottura della pasta o del lavaggio delle verdure per sciacquare i piatti prima di metterli in lavastoviglie o per annaffiare (quando non è salata).
  6. Utilizzare lavastoviglie e lavatrici sempre a pieno carico. Si calcola che per un carico di lavastoviglie (classe A) senza prelavaggio vengano utilizzati fino a 15 litri (7 litri in classe A+++), mentre per un carico di lavatrice (classe A) si impiegano 45 litri. Preferire inoltre programmi di lavaggio a temperature non elevate (40-60° C). Inoltre, con l’installazione di pannelli solari si eviterebbero i consumi elettrici per scaldare l’acqua necessaria agli elettrodomestici.
  7. Preferire, quando possibile, rubinetti con sensori o con rompigetto aerato che riducono il flusso dell’acqua e hanno maggiore efficacia di lavaggio, avendo cura di mantenerli in efficienza (ad esempio, utilizzando la chiavetta raschiatrice).
  8. Installare sciacquoni a doppio tasto per risparmiare anche 100 litri al giorno, considerando che ad ogni utilizzo di modelli con un solo pulsante si usano fino a 16 litri di acqua.
  9. Scegliere la doccia invece che la vasca da bagno, in questo modo si risparmiano fino a 1.200 litri all’anno. Si stima che per fare un bagno in vasca si consumino mediamente fra i 100 e i 160 litri di acqua mentre per fare una doccia di 5 minuti se ne consumano al massimo 40 litri, ancora meno se si chiude il rubinetto quando ci si insapona.
  10. Chiudere l’impianto centrale in caso di periodi prolungati di mancato utilizzo (ad esempio, quando si parte per le vacanze).
  11. Installare sistemi di raccolta per l’acqua piovana per usi non potabili (lavaggio toilette, lavaggio auto) e per innaffiare (l’acqua piovana è meno dura e più gradita alle piante), evitando di farlo nelle ore calde per ridurre l’evaporazione. In Italia cadono mediamente circa 800 mm di pioggia l’anno. Questo significa che su una superficie di circa 80 m2 si può raccogliere l’acqua necessaria per una persona per un anno.
  12. Utilizzare per l’irrigazione sistemi temporizzati, a goccia o in subirrigazione, in virtù della loro maggiore efficienza.
  13. Evitare di lavare la propria auto usando acqua potabile, in questo modo potremmo risparmiare 400-500 litri.
  14. Coprire la superficie delle piscine con teli per evitare l’evaporazione.
  15. Recuperare l’acqua di condensa dei condizionatori o dell’asciugatrice, per usi domestici, come ad esempio per il ferro da stiro.
  16. Diversificare l’uso dell’acqua a seconda della sua qualità (potabile, piovana, grigia, nera – vedi fig. 2).
  17. Utilizzare, ove possibile, tecnologie per il riutilizzo delle acque grigie, cioè delle acque generate dalle operazioni di igiene personale. Un impianto dedicato al riciclo delle acque da docce, lavabi e vasche e, in alcuni casi, dalle condense dei condizionatori o dalle caldaie, ne garantisce il trattamento per il successivo impiego per usi “secondari” come lo sciacquone del water, l’irrigazione delle aree verdi, le operazioni di lavaggio.
  18. In giardino, attorno alle piante, effettuare un’adeguata pacciamatura[1] in modo da mantenere il più possibile l’acqua nel terreno; inoltre preferire piante che necessitano di minori quantità di acqua e fare attenzione a non irrigare zone impermeabili.
  19. Installare coperture vegetali sui tetti e giardini pensili. Si tratta di soluzioni che permettono di assorbire fino al 50% di acqua piovana e di rallentare il deflusso della pioggia nel sistema idrico della città, riducendo la possibilità di allagamenti in caso di forti precipitazioni. I tetti verdi favoriscono inoltre l’isolamento termico del tetto, riducono le polveri sottili e favoriscono un microclima più gradevole, riducendo l’effetto albedo[2].
  20. Nelle superfici esterne agli edifici, utilizzare pavimentazioni drenanti al fine di conservare la naturalità e la permeabilità del sito, favorire la ricarica delle falde ridurre la subsidenza e mitigare l’effetto noto come isola di calore.

I dati

Secondo stime ENEA, nelle abitazioni l’energia necessaria alla produzione di acqua calda rappresenta circa il 25% dell’energia totale utilizzata mentre il consumo medio di acqua ad uso civile (residenziale e terziario) rappresenta circa il 20% dei consumi totali, con una dotazione idrica pro capite (al netto delle perdite) di circa 200 litri per abitante al giorno.

“Una delle maggiori criticità del nostro Paese riguarda la carenza di infrastrutture e la scarsa efficienza della rete acquedottistica”, sottolinea Luigi Petta, Responsabile del Laboratorio Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui ENEA. Nonostante l’elevata dotazione idrica – garantita da 7.594 corsi d’acqua, 324 laghi, oltre 1.000 falde sotterranee e 526 dighe che raccolgono circa l’11% delle piogge – la rete italiana perde infatti mediamente il 41,2% dell’acqua immessa[3], con punte del 48% in macro-ambiti nazionali. Anche nelle aree più virtuose, questa percentuale non scende mai al di sotto del 20%, a fronte di valori molto inferiori in ambito europeo ( 6,5% in Germania)”. Secondo stime ENEA l’efficientamento e la digitalizzazione della rete acquedottistica permetterebbero di risparmiare fino al 25% dell’energia.

È poi cruciale risparmiare acqua nei settori produttivi; in particolare nel nostro Paese i prelievi di acqua dolce per gli usi agricoli rappresentano circa il 50% del fabbisogno idrico totale; questo significa che, per affrontare momenti di carenza idrica come questo con danni alla produzione agricola, è fondamentale efficientare le tecniche irrigue utilizzando quelle a maggiore efficienza (irrigazione subsuperficiale, irrigazione sottochioma, irrigazione a goccia) e puntare su ricerca e innovazione tecnologica per favorire il riuso delle acque reflue trattate. Con questo obiettivo, ENEA ha sviluppato un prototipo[4] tecnologicamente avanzato in grado di monitorare in tempo reale la qualità degli effluenti depurati e stabilirne i destini ottimali, tra cui in primis l’irrigazione dei campi coltivati con benefici in termini di maggiore disponibilità idrica, apporto di nutrienti, conseguente riduzione dei concimi chimici, migliorando sostenibilità ambientale, qualità e sicurezza della filiera depurativa.

“L’acqua è una risorsa preziosa. I problemi legati alla sua disponibilità, che siano essi connessi alle minori precipitazioni su base stagionale, alla siccità, oppure all’eccesso di domanda rispetto alle risorse idriche utilizzabili, interessano numerose aree del territorio nazionale ed europeo e rendono necessarie azioni a livello locale e di carattere multisettoriale, da pianificare sul lungo termine evitando il ricorso a logiche di intervento di tipo emergenziale”, sottolinea Petta. “Inoltre, la crescente urbanizzazione e gli standard di vita sempre più elevati, sono ulteriori fattori critici che rendono necessaria una gestione ottimale ed attenta della risorsa”.


Figura 1: i costi energetici dell’acqua

Figura 2: usi dell’acqua a seconda delle sue tipologie

Per maggiori informazioni:

Luigi Petta, ENEA – Responsabile del Laboratorio Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui, luigi.petta@enea.it


[1] La pacciamatura è un’operazione che si effettua in agricoltura e giardinaggio ricoprendo il terreno attorno alle piante con uno strato di materiale al fine di impedire la crescita delle malerbe, mantenere l’umidità nel suolo, proteggere il terreno dall’erosione e dall’azione della pioggia battente, evitare la formazione della cosiddetta crosta superficiale, diminuire il compattamento, mantenere la struttura e mitigare la temperatura del suolo.

[2] L’albedo è il potere riflettente di una superficie cioè la frazione di luce o, più in generale, di radiazione solare, incidente e riflessa in tutte le direzioni.

[3] Dati ARERA relativi all’anno 2021.

[4] I risultati sono stati ottenuti nell’ambito del progetto Value CE-IN coordinato da ENEA, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sviluppo e Coesione e condotto in collaborazione con Gruppo Hera, Università di Bologna e Irritec.

FONTE ENEA

Qualità dell’aria interna e inquinamento indoor: fonti e soluzioni per il comfort

L’aria che respiriamo in casa, al lavoro e sui mezzi pubblici, può compromettere il nostro benessere: spesso più all’interno che all’esterno si concentrano agenti inquinanti chimici, biologici e fisici pericolosi per l’uomo. È importante, quindi, essere consapevoli e attenti, ricorrendo alle giuste soluzioni per migliorare la qualità dell’aria interna.

Con aria interna si fa riferimento a quella che respiriamo in casa, in ufficio, negli edifici destinati al tempo libero, ovvero in tutti quegli spazi confinati in cui è prevista la permanenza delle persone. Passiamo più tempo al chiuso che all’aperto, eppure, dedichiamo grande attenzione all’inquinamento atmosferico, ma non abbiamo la giusta sensibilità al tema dell’inquinamento indoor, che talvolta presenta livelli di inquinanti maggiori rispetto all’esterno.

L’insalubrità dell’aria in uno spazio chiuso, che può essere causata da vernici, arredamento, muffe, elevati livelli di umidità, ha effetti negativi sulla salute delle persone, sul loro benessere e sulla loro produttività; può provocare malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, favorire asma, allergie e malessere, una combinazione di sintomi spesso chiamata “sindrome da edificio malato” (Sick Building Syndrome). La pericolosità di questa miscela di sostanze inquinanti in un ambiente confinato, dipende dalla durata prolungata e costante dell’esposizione.

Le fonti dell’inquinamento indoor e gli effetti sulle persone

La qualità dell’aria può essere compromessa da diverse fonti inquinanti, sia interne che esterne, responsabili di agenti chimici, fisici e biologici di differente pericolosità, concentrazione e tipologia.

Cosa s’intende nello specifico con il termine inquinamento indoor? Il Ministero della Salute ha fornito una spiegazione esaustiva di questo fenomeno: “la modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica interna, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria stessa e tali da costituire un pericolo ovvero un pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo.”

Tra le fonti inquinanti più diffuse ci sono i prodotti per le pulizie, per la costruzione e la manutenzione degli edifici, la presenza di eccessiva umidità, gli impianti di condizionamento e ventilazione, i processi di combustione per il riscaldamento e per cucinare, l’utilizzo di appositi macchinari e alcune caratteristiche fisiche del luogo.

MULTIPOR COMPACT di YTONG è stato progettato per migliorare l’isolamento e ridurre il problema delle muffe. Si tratta di un pannello naturale, traspirabile e la sua capacità di regolazione igroscopica permette di eliminare la formazione di muffe o alghe, potenzialmente dannose per la salute.

Gli agenti chimici più diffusi e pericolosi sono il monossido di carbonio, il fumo di tabacco, ossidi di zolfo e azoto, ozono (emesso ad esempio dalle fotocopiatrici), i composti organici volatili, gli antiparassitari. Attenzione, quindi, ai materiali edili, alle vernici, agli arredi, alle stufe e ai caminetti e ai detergenti che si scelgono per pulire la casa.

Gli agenti biologici sono microrganismi, viventi e non, presenti in casa, come muffe, batteri, spore fungine, polline e parassiti vari.

Gli acari sono responsabili di allergie respiratorie: questi animali si annidano nelle nostre case, specialmente sulle poltrone e tappeti. Per sconfiggerli efficacemente vi consigliamo di rimuovere la polvere dalle superfici, lavare la biancheria a 60° e soprattutto arieggiare gli ambienti in quanto gli acari proliferano in aree umide.

Le muffe sono uno dei problemi più fastidiosi: la loro proliferazione è dovuta all’umidità e scarsa ventilazione. Al fine di combattere la presenza di muffe vi consigliamo di mantenere sotto controllo il livello di umidità della casa, assicurandovi di eliminare prontamente le macchie usando tinture speciali.

Per gli agenti fisici, come il Radon, va prestata particolare attenzione alla costruzione degli ambienti interrati o sotterranei, che deve essere effettuata con particolari attenzioni costruttive.

La concentrazione di tutte queste sostanze diventa preoccupante perché oggi, per favorire il risparmio energetico, gli edifici sono più isolati e impermeabili all’aria, riducendo così la ventilazione degli stessi. Per sopperire a questo problema si installa un sistema di ventilazione meccanico che, correttamente utilizzato e manutenuto, permette di avere il corretto numero di ricambi d’aria.

WHR 61 “single room” di RDZ è un dispositivo per la ventilazione meccanica controllata con recupero di calore, che aiuta il rinnovo dell’aria. 

Soluzioni per migliorare la qualità dell’aria interna di casa o dell’ufficio

In un edificio davvero sostenibile, la qualità dell’aria interna dovrebbe essere un criterio progettuale e per questo è fondamentale scegliere attentamente i materiali con cui costruire o ristrutturare un edificio.

materiali naturali, ad esempio, vengono prodotti e trattati senza ricorre a sostanze chimiche potenzialmente nocive. Per certificare la naturalezza dei prodotti commercializzati o le loro prestazioni, oggi molto aziende li sottopongono ad appositi iter per ottenere delle certificazioni che ne attestino la qualità.

I prodotti URSA TERRA in lana minerale, così come URSA GLASSWOOL in lana di vetro, si contraddistinguono per una ridottissima emissività di COV e formaldeide. Questo li rende prodotti adatti a favorire il risparmio energetico, senza rinunciare alla qualità dell’aria interna: sono soluzioni indicate per edifici sostenibili e votati al massimo benessere abitativo

Anche con le vernici e le finiture è bene fare attenzione, esistono prodotti naturali e anche antibatterici. Altrettanto importante è progettare correttamente un sistema di ventilazione che permetta il corretto ricambio d’aria. Gli impianti di ventilazione meccanica sono dotati di filtri, purificatori e deumidificatori, al fine di garantire l’estrazione dell’aria viziata, l’immissione di aria purificata e la regolazione del tasso di umidità degli ambienti interni. Esistono, poi, soluzioni per la purificazione dell’aria, con prestazioni differenti adatte sia a un ambiente domestico, che a luoghi come case di riposo, scuole o ambienti affollati. Si va dai purificatori portatili per la casa a dispositivi per la filtrazione dell’aria attraverso sistemi di canalizzazione.

ARYA indoor è una soluzione Fassa Bortolo pensata per la lotta all’inquinamento indoor, che si compone di una lastra in cartongesso Gypsotech GypsoARYA HD e dalla pittura per interni Pothos 003. Questi prodotti riescono a catturare la formaldeide e trasformarla in un composto innocuo.

E se fossero le piante a ridurre l’inquinamento indoor?

La presenza del verde in uno spazio confinato offre sicuramente un aiuto naturale per la purificazione dell’aria. Partendo da questo punto, la ricerca si è mossa per ottenere delle vere e proprie piante “mangia smog”, ovvero in grado di assorbire e metabolizzare alcuni inquinanti pericolosi per l’uomo. È un progetto portato avanti dall’Università di Washington, i cui ricercatori hanno modificato geneticamente una pianta, che ora è capace di scomporre le sostanze inquinanti in composti da lei assimilabili. I primi test hanno avuto successo e così i ricercatori si stanno muovendo per ottenere piante in grado di digerire anche altre sostanze inquinanti molto diffuse negli ambienti interni, come la formaldeide e il fumo di tabacco.

Occorre prestare attenzione anche ai detergenti per la pulizia della casa, spesso ricchi di sostanze nocive come il benzene e la formaldeide. In particolare quest’ultimo elemento chimico è riscontrabile anche nelle tappezzerie, moquette e altri prodotti tessili.

Come combattere l’inquinamento indoor: consigli pratici

Per combattere l’inquinamento indoor è possibile attuare alcune pratiche strategie così da rendere l’aria di casa più salubre per tutta la famiglia. Prima di tutto controllate sempre il livello di umidità in casa, cercando di mantenerla tra i 18° e i 22°: l’umidità è la causa primaria della formazione di muffe e batteri i quali comportano allergie e problemi respiratori. Una corretta ventilazione degli ambienti vi consentirà di diminuire la presenza di polveri e microrganismi: lasciate sempre areare la casa facendo uscire le sostanze inquinanti.

Gli impianti di condizionamento devono essere opportunamente puliti e i filtri dell’aria condizionata cambiati ogni inizio stagione: in questo modo manterrete gli impianti perfettamente funzionanti e non farete propagare polveri e batteri.

prodotti con certificazione ambientale sono una buona risorsa per prevenire il diffondersi dei VOC: potete optare per detersivi ecologici oppure per rimedi naturali laddove non è necessario utilizzare prodotti specifici.

A cura di: Arch. Gaia Mussi

Fonte: Info Build Energia

 

Come si fa a ridurre davvero l’inquinamento nelle città?

L’inquinamento è in aumento nel nostro paese, e le leggi e le misure che dovrebbero tutelare la qualità dell’aria non hanno ancora dato i loro frutti. Se le targhe alterne non bastano, ecco cosa potrebbe funzionare davvero.

Gli abitanti delle città sono esposti a livelli eccessivi di inquinamento atmosferico, con conseguenze negative sulla loro salute e sull’intera economia, secondo il rapporto Qualità dell’aria in Europa” dell’Agenzia europea per l’ambiente. L’ultima analisi mostra che l’esposizione all’inquinamento atmosferico ha causato oltre 370.000 decessi prematuri nell’Ue nel 2016. Nel 2017, l’inquinamento atmosferico ha superato i valori massimi delle linee guida sulla qualità dell’aria stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel 69 percento delle stazioni di monitoraggio in Europa. Rispetto ai valori limite dell’Ue, le concentrazioni di inquinanti atmosferici erano troppo elevate in sette paesi – fra cui l’Italia.

Ecco cosa potrebbe aiutare davvero a invertire la rotta.

Di cosa parliamo quando parliamo di inquinamento

Il primo passo per affrontare l’inquinamento atmosferico è comprenderlo appieno o, diciamo, rendere visibile  l’invisibile” dice a Wired Harold Rickenbacker, esperto di aria pulita e innovazione presso l’Environmental Defense Fund (Edf), dice.

La maggior parte delle città ha sistemi di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico convenzionali, con sensori distanti miglia l’uno dall’altro, il che lascia grandi lacune nei dati. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico può essere fino a 8 volte peggiore a un’estremità di un isolato rispetto a un altro”, continua Rickenbacker. “Ma grazie ai nuovi progressi tecnologici, i sensori possono fornire informazioni incredibilmente dettagliate su strutture, strade o quartieri specifici e su come la qualità dell’aria può cambiare in tali luoghi nel corso di una giornata, di una settimana o di un anno. Stiamo vedendo città di tutto il mondo – tra cui Londra, Oakland e Houston – utilizzare queste informazioni quartiere per quartiere in modo da promuovere soluzioni locali su misura che proteggano la nostra salute e il nostro ambiente”.

Gli inquinanti atmosferici principali includono il particolato, seguito da carbonio, ossidi di zolfo, ossidi di azoto, ammoniaca, monossido di carbonio e metano. Uno degli indicatori utilizzati dall’Agenzia europea per l’ambiente misura la concentrazione del particolato nelle aree urbane. L’agenzia considera i particolati grossi (Pm10 o <10µm) che possono essere trasportati in profondità nei polmoni, dove possono causare infiammazione o esacerbare le condizioni delle persone che soffrono di cuore e malattie respiratorie. Tra questi, la sottocategoria dei particolati fini (Pm2.5 o <2.5 µm) sono quelli i cui effetti dannosi sulla salute sono ancora più gravi in quanto possono essere aspirati più profondamente nei polmoni e possono essere più tossici.

Secondo lo studio Countdown on Health and Climate Change uscito recentemente su The Lancet, in Italia nel 2016 sono stati registrati 45.600 morti premature da esposizione al particolato.

Da noi il Pm2.5 è infatti passato da una media di 19.3 a 19.4 negli ultimi anni, e sempre più regioni registrano livelli di inquinamento troppo alti. La mappa del sito Monitoraggio dell’indice di qualità dell’aria, che riporta i valori di qualità dell’aria pubblicati e validati dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (Arpa), mostra livelli pessimi in zone cittadine come quelle di Milano, Torino, Genova, Perugia, Spoleto, Rieti, Roma.

L’allegato XI al decreto legislativo n. 155 del 2010 ha in teoria fissato il limite giornaliero del Pm10: non sono concessi più di 50 millesimi di grammo al metro cubo, da non superare più di 35 volte per anno. Di conseguenza, regioni e comuni italiani hanno applicato misure come le targhe alterne per contrastare l’inquinamento o almeno abbassare la media. Eppure questi provvedimenti non sono stati finora sufficienti a risolvere il problema.

Piste ciclabili e trasporti pubblici più efficienti

La promozione di modelli di mobilità alternativi può ridurre di molto gli effetti dannosi dell’inquinamento atmosferico. Molte città stanno lavorando per fare meno affidamento sulle auto come mezzo di trasporto, rendere le loro città accessibili per le biciclette introducendo nuove piste ciclabili e investire in più mezzi pubblici.

Fra le 20 città più bike-friendly selezionate da Wired Usa, non c’è tuttavia nessuna città italiana. In cima alla classifica troviamo Copenaghen, Amsterdam e Utrecht. La capitale danese ha investito più di $45 pro capite in infrastrutture per i ciclisti e dispone di quattro nuovi ponti per biciclette costruiti o in costruzione, nonché oltre 6 chilometri di nuove piste.

Ma, per alcune città come Los Angeles (la seconda città più grande per popolazione degli Stati Uniti), l’espansione urbana rappresenta un vero ostacolo allo sviluppo di una metropoli adatta alle biciclette. Tuttavia, grazie al suo vasto sistema di trasporto pubblico, l’area losangelena ha evitato una cultura completamente basata sull’automobile: ci sono più di 500 linee di autobus, e i pendolari hanno a disposizione un mezzo pubblico ogni 6 minuti in media. Un esempio da seguire.

Veicoli privati meno inquinanti, strade migliori e car sharing

Le auto sono responsabili di circa il 12% delle emissioni totali di CO2 in Europa. Dal 2009 la legislazione dell’Ue stabilisce obiettivi obbligatori di riduzione delle emissioni per le nuove auto e standard più rigorosi, gradualmente introdotti già quest’anno, si applicheranno dal 2021 in poi. Il nuovo regolamento, adottato Il 17 aprile 2019 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, è in vigore dal 1° gennaio. Per incoraggiare l’eco-innovazione, ai produttori possono essere concessi crediti di emissione.

Rickenbacker spiega: “Ciò che riteniamo sia più efficace sono politiche e normative più intelligenti. Le città di tutto il mondo stanno generando una ‘corsa verso l’alto’ nella lotta all’inquinamento atmosferico, chiedendo che le aree urbane più grandi del mondo agiscano subito. Man mano che più città iniziano a imporre politiche, come la nascita di aree locali a bassa emissione, le aziende saranno costrette a conformarsi e investire in soluzioni. Alla fine, è la leadership politica che dovrà portare a casa i risultati di cui abbiamo bisogno per risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico mondiale, e i cambiamenti climatici in senso più ampio”.

In Europa, Parigi, Madrid e Atene hanno deciso di vietare completamente le auto diesel entro il 2025, mentre la Norvegia ha abbracciato pienamente le auto elettriche. Un altro caso interessante è quello delle auto a Durban, in Sudafrica. Oltre alla tecnologia, gli interventi di miglioramento della strada hanno ridotto il tempo di viaggio e aumentato l’efficienza del trasporto di merci su strada riducendo le emissioni.

Infine, la sharing economy offre la possibilità di ridurre il numero di veicoli, così come gli incidenti e il traffico. L’auto media rimane inutilizzata per oltre il 90% delle volte, trasporta in media solo una persona e mezza e costa in media €6.500 all’anno, secondo la Federazione europea per trasporti e ambiente.

La transizione non sarà indolore o facile, poiché le auto condivise e di proprietà privata inizialmente competono per lo spazio e un migliore utilizzo, producendo benefici positivi ma modesti” scrive la Federazione. “Tuttavia, il premio finale, per rivendicare le nostre strade dal dominio dell’auto, trasformerebbe la qualità della vita urbana”.

Contro i timori che le app per il car sharing non servano a granché o facciano peggio, la Federazione aggiunge: “Le app per la condivisione di corse incoraggiano anche un cambiamento comportamentale verso un trasporto multimodale e sostenibile che integra le forme di trasporto pubbliche e attive (in bicicletta e a piedi). Inoltre, mentre i servizi di car sharing a lunga distanza effettivamente competono con i servizi ferroviari e di autobus, aumentano in modo significativo l’occupazione delle auto e riducono le emissioni per chilometro”.

Consegne a domicilio più ecologiche

La logistica ha un impatto devastante sulla qualità dell’aria. “Un’altra soluzione è rendere i trasporti più ecologici, in particolare per la consegna”, Rickenbacker aggiunge. “L’inquinamento atmosferico è una conseguenza non voluta dell’aumento dello shopping online, ma i veicoli a emissioni zero sono una parte importante della soluzione”.  Perché? È semplice: “La maggior parte delle consegne avviene tramite camion a diesel che pompano inquinanti atmosferici pericolosi nell’aria che respiriamo e il pubblico se ne accorge. Mentre sono necessarie ulteriori azioni, stiamo assistendo ad alcuni movimenti incoraggianti in termini di cambiamenti reali e alcune aziende stanno effettivamente investendo in soluzioni. Etsy ha annunciato la spedizione a emissioni zero e Amazon ha annunciato che avrebbe aggiunto 100mila veicoli elettrici per la consegna”.

Più verde

Le piante migliorano la qualità dell’aria attraverso diversi meccanismi: assorbono l’anidride carbonica e rilasciano ossigeno con la fotosintesi, aumentano l’umidità traspirando il vapore acqueo attraverso i microscopici pori delle foglie, filtrano i particolati dall’aria e aiutano a raffreddare le città soggette al cosiddetto effetto isola di calore urbana.

Per questo, ci sono strutture come il Bosco Verticale a Milano e ci sono i parchi: in tutto capaci di assorbire quasi il 40% delle emissioni da combustibili fossili ogni anno.

La dottoressa Rita Baraldi dell’Istituto di biometeorologia a Bologna, sta studiando l’efficacia di alberi e arbusti sulla CO2 e il particolato. E ha identificato alcuni alberi più adatti di altri, fra cui: l’hackberry mediterraneo, l’olmo di campo, il frassino maggiore, il tiglio, l’acero norvegese, il cerro e il ginkgo.

Piantare alberi da solo non può bastare, però, anzi. Uno studio tedesco ha dimostrato che le emissioni dei veicoli possono reagire con le emissioni da alberi urbani e altre piante, con conseguente riduzione della qualità dell’aria nelle città in estate. Resta dunque fondamentale ridurre le emissioni provenienti da altri inquinanti.

Edifici innovativi (o anche semplicemente ristrutturati)

Nel 2016 l’artista e innovatore olandese Daan Roosegaarde ha costruito a Pechino il prototipo della prima Smog-free Tower in alluminio alta sette metri: come un aspirapolvere, capace di raccogliere il 75% del particolato nell’atmosfera e così pulire 30mila metri cubi d’aria all’ora. Più recentemente, lo Smog Eating Billboard presentato in Messico ha la capacità di produrre energia pulita per 104mila persone al giorno, e altri sono in corso di realizzazione.

In Europa gli edifici rappresentano il 40% della domanda energetica, producono il 36% delle emissioni di CO2 e 9 su 10 attualmente esistenti saranno ancora in uso nel 2050. Perciò ristrutturare in maniera efficiente è fondamentale.

Lo stato degli edifici dell’Ue ha il potenziale per creare o distruggere qualsiasi obiettivo di energia, emissioni e ambiente fissato nei prossimi mesi”, scrive il direttore della campagna Renovate Europe Adrian Joyce. Renovate Europe ha infatti l’ambizione di ridurre dell’80% la domanda di energia del patrimonio edilizio dell’Unione Europea entro il 2050.

Edifici vecchi, freddi e umidi hanno un impatto diretto sull’aria che respiriamo sia quando siamo all’interno, sia all’esterno. Abitazioni di qualità inferiore richiedono un elevato consumo di energia per raggiungere il comfort termico: chi non può permettersi di sostenerne i costi viene spinto verso la povertà energetica e rischia di ammalarsi più facilmente.

D’altronde, secondo Joyce, luoghi di lavoro più salutari potrebbero salvare una cifra stimata in 500 miliardi di euro all’anno in Europa. E, secondo uno studio dell’Energy Efficiency Industrial Forum, ogni milione di euro investito nell’efficienza energetica nel settore residenziale porta alla creazione di 23 posti di lavoro.

Non a caso, anche il Green Deal europeo che sta prendendo forma in queste settimane incoraggia un uso più efficiente degli edifici, con l’obiettivo di almeno raddoppiare il tasso di ristrutturazione (appena all’1% attualmente).

L’educazione ambientale

Come ha più che mai messo in luce il movimento Fridays For Future, la formazione di giovani responsabili e sensibili alle questioni ambientali è fondamentale. Del resto, i bambini sono spesso a rischio proprio per via dell’inquinamento atmosferico, anche la loro performance scolastica peggiora dove la qualità dell’aria è più bassa e il fenomeno è ulteriormente aggravato in condizioni di povertà.

Secondo Navdha Malhotra, direttrice associata dell’agenzia Purpose Climate Lab, moltissimo può essere fatto dagli studenti più giovani o insieme a loro.

Vent’anni fa, quando gli studenti di Delhi hanno preso posizione contro i petardi in fiamme, il loro movimento inizialmente ha incontrato scetticismo, ma presto è diventato un successo senza precedenti”, scrive Malhorta. “Il movimento dura ancora oggi, mettendo in mostra il potere di voci giovani, mentre nuovi studenti si uniscono alla causa ogni anno. In quanto ex studentessa che ha partecipato ai primi anni del divieto dei petardi, sono una testimone del potenziale degli studenti per il cambiamento”. Si può fare molto, anche nelle scuole: “My Right To Breathe si è unito per dare potere agli studenti degli istituti pubblici e privati nella lotta all’inquinamento atmosferico e sono orgogliosa di sostenere questa campagna”.

Continua la direttrice: “Il cambiamento dovrebbe includere le azioni intraprese dalle scuole, nonché da insegnanti e amministratori (…) Fornire agli studenti gli strumenti per parlare con le loro famiglie e le loro comunità, per andare oltre le mascherine o i filtri per l’aria, è un passo potente che solo le scuole possono fare. Immagina un’intera generazione che prende i mezzi pubblici e il carpool, separa e riduce i rifiuti, usa energia solare in casa come fosse una cosa naturale anziché una lotta. Una generazione che vive una vita lunga e sana e non avrà mai più bisogno di comprare una mascherina per un bambino”.

Una tecnologia migliore

Alcune buone idee possono venire anche dalla Solar Impulse Foundation, che prende il nome dall’aereo usato nel 2016 per il viaggio intorno al mondo su un aereo a energia solare da Bertrand Piccard e André Borschberg. Nel tentativo di dimostrare che l’ecologia può anche generare profitti, Piccard ambisce a trovare 1.000 “soluzioni efficienti” entro i prossimi due anni. Giudicati ed etichettati da esperti indipendenti, ci sono 287 prodotti o servizi finora definiti come tali.

Nel campo dell’inquinamento atmosferico, ci sono moto elettriche, uno shuttle a energia solare e saponi vegetali. Ma anche un sistema di purificazione dell’aria a livello del suolo sviluppato in Italia, Air Pollution Abatement (Apa), che controlla la qualità dell’aria in siti industriali, luoghi di lavoro, spazi urbani, aree commerciali e residenziali. Apa funziona come piattaforma multiservizio intelligente che integra un sistema di monitoraggio dei sensori ambientali intelligenti, Wifi, IoT, soluzioni Ai e fornisce dati in tempo reale basati su cloud.

Fonte Wired

AL VIA L’11^ SETTIMANA PER L’ENERGIA

AL VIA L’11^ SETTIMANA PER L’ENERGIA: DAL 21 AL 26 OTTOBRE UNA SETTIMANA DI EVENTI SULL’ECONOMIA CIRCOLARE

Sta per partire l’edizione 2019 della Settimana per l’Energia, la manifestazione ideata e promossa da Confartigianato Imprese Bergamo sui temi della green economy e della sostenibilità che da 11 anni si propone di sensibilizzare imprenditori, professionisti, istituzioni, cittadini e studenti sulle tematiche energetiche e ambientali attraverso una settimana di incontri, workshop, convegni, iniziative per le scuole ed eventi per la collettività.

METTIAMO ENERGIA IN CIRCOLO

Il titolo dell’11^ edizione, in programma dal 21 al 26 ottobre, è «Mettiamo energia in circolo: le sfide dell’economia circolare».

Attraverso una serie di appuntamenti ed eventi che si svilupperanno a Bergamo e nelle province lombarde, cercheremo di affrontare, presentare, chiarire e dibattere una tematica di estrema attualità qual è quella del riuso e dell’economia circolare davanti a platee di imprenditori, professionisti, rappresentanti di istituzioni, ma anche di studenti e comuni cittadini.

COS’È L’ECONOMIA CIRCOLARE?

L’economia circolare è un sistema pensato per potersi rigenerare da solo, che si mantiene attraverso il riutilizzo dei materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi.

Le parole d’ordine di questo modo di pensare sono condivisione, riuso, riciclo, rigenerazione e riutilizzo delle materie prime, dei prodotti, delle risorse e degli scarti, che vengono rivisitati per diventare nuovi prodotti.

Si tratta di una vera e propria linea di demarcazione rispetto all’abitudine al consumo “usa e getta” che favorisce tutto quello che si può reimpiegare e riutilizzare e che sta diventando sempre più un modello produttivo a cui le imprese devono tendere.

Per questo la Settimana per l’Energia, grazie alla presenza di relatori di altissimo livello, cercherà di comprendere a che punto siamo, identificare quali siano le sfide aperte e quali le possibili soluzioni, illustrando i benefici dell’economia circolare e promuovendo occasioni di sviluppo e riqualificazione per le aziende e le loro filiere.

IL PROGRAMMA

Quest’anno Settimana per l’Energia rientra nelle iniziative della Presidenza italiana di Eusalp la macroregione Alpina dell’Unione Europea, che riunisce 48 regioni di sette Paesi europei (Germania, Francia, Italia, Austria, Slovenia, Svizzera e Liechtenstein). Per questo motivo la terza “EUSALP Energy Conference” si terrà eccezionalmente proprio a Bergamo grazie all’organizzazione congiunta di Settimana per l’Energia e Regione Lombardia con il gruppo di lavoro sull’energia della macroregione, AG9. I lavori costituiranno anche la 32ª Conferenza Organizzativa di Confartigianato Imprese Bergamo.

Il palinsesto della Settimana per l’Energia prevede una serie di eventi a Bergamo e Provincia, con il patrocinio e il sostegno della Camera di Commercio di Bergamo e i patrocini di Comune e Provincia di Bergamo e della Fondazione Bergamo Smart City & Community, dei collegi dei Geometri e dei Periti Industriali.

Inoltre  per il terzo anno consecutivo, gli eventi si terranno in altre 11 province lombarde grazie al coinvolgimento dell’intero sistema regionale di Confartigianato Lombardia , con il patrocinio di Regione Lombardia.

In totale, saranno 15 gli eventi e seminari del Sistema Confartigianato dedicati alle imprese, 6 gli eventi collaterali e i workshop, 4 gli appuntamenti per le scuole.

GLI APPUNTAMENTI

Ecco gli eventi principali per le imprese artigiane bergamasche

  • Evento di apertura Settimana per l’Energia

“Mettiamo energia in circolo: le sfide dell’economia circolare”

Lunedì 21 ottobre 2019 alle ore 11.00

Sala Stampa Palazzo Lombardia – Milano – Piazza Città di Lombardia, 1

L’evento inaugurale si pone l’obiettivo di presentare la propria prospettiva di lettura del tema dell’economia circolare ed introdurre la programmazione dell’intera Settimana per l’Energia, proseguendo idealmente il dialogo avviato nelle precedenti edizioni.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/evento-apertura-mettiamo-energia-in-circolo/

  • Evento dedicato alle imprese manifatturiere

Convegno organizzato da Imprese &Territorio

“Energia, tutela ed efficientamento energetico: mettiamo in circolo la competitività d’impresa”

Lunedì 21 ottobre 2019 alle ore 18.30

Auditorium Confartigianato Imprese Bergamo – Via Torretta, 12

Imprese & Territorio, da 12 anni organismo di rappresentanza delle associazioni delle PMI del territorio, nel 2018 ha creato I&T – Innovation and Technology Hub per rafforzare la capacità delle imprese di operare in aree strategiche quali l’innovazione tecnologica e l’impresa 4.0.

Nell’incontro verrà spiegato il bilancio di due anni di attività e, grazie alla partnership con Schneider Electric, verranno presentate importanti soluzioni per l’efficientamento energetico degli impianti produttivi del terziario avanzato e dei buildings

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/energia-tutela-efficientamento-competitivita-impresa/

  • Evento dedicato alle imprese dell’Area Costruzioni

Conferenza Organizzativa Confartigianato Bergamo /Terza Conferenza Energia EUSALP

“Come promuovere gli investimenti per l’efficienza energetica nella Macroregione Alpina: la leva della ristrutturazione degli edifici pubblici”

Martedì 22 ottobre 2019 alle ore 14.30

Auditorium i.lab Italcementi – Bergamo – Via Stezzano 87

Confartigianato Lombardia, Regione Lombardia e Gruppo d’azione 9 di EUSALP collaborano alla terza Conferenza sull’Energia EUSALP nell’ambito della Settimana per l’Energia.

Rappresentanti del mondo della politica, ricerca e sviluppo, fornitori di energia, associazioni imprenditoriali e professionisti del settore, delle ONG e della popolazione interessata discuteranno i passi necessari per migliorare l’efficienza energetica nelle Alpi, in linea con gli obiettivi di protezione del clima, partendo proprio dagli edifici pubblici.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/terza-conferenza-energia-eusalp-conferenza-organizzativa-confartigianato-imprese-bergamo-come-promuovere-gli-investimenti-per-lefficienza-energetica-nella-macroregione-alpina-la-leva-del/

  • Evento del Comune di Bergamo

Progetto sviluppo teleriscaldamento del Comune di Bergamo

Mercoledì 23 ottobre 2019 alle ore 14.00

Auditorium Confartigianato Imprese Bergamo – Via Torretta, 12

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/progetto-sviluppo-teleriscaldamento-del-comune-di-bergamo/

  • Evento per le famiglie

Proiezione film “Oceano di plastica”

Mercoledì 23 ottobre 2019 alle ore 21.00

Cinema Conca Verde – Bergamo – Via Mattioli, 65

Docufilm del giornalista Craig Leeson “Oceano di plastica”, un’inchiesta che presenta gli effetti dell’inquinamento da plastica nei mari, con varie testimonianze di ricercatori, fondazioni e persone comuni.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/proiezione-film-oceano-di-plastica-bergamo/

  • Workshop

“Lo scarto diventa utile – nuovi materiali e soluzione tecnologiche per le imprese”

Giovedì 24 ottobre 2019 alle ore 14.30

POINT – Polo per l’Innovazione Tecnologica – Dalmine – Via Einstein

Durante l’incontro, organizzato da Bergamo Sviluppo in collaborazione con il PST Galileo Visionary District di Padova e con l’Università di Bergamo, verranno illustrate le caratteristiche tecniche e applicative di una serie di materiali derivanti da materie prime riciclate, materiali naturali e/o rinnovabili che trovano poi applicazione in svariati settori industriali (edilizia, plastica, packaging, ecc.). Verrà inoltre presentata la ricerca di Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo ed Enea relativa ai nuovi processi di recupero delle fibre di carbonio.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/workshop-lo-scarto-diventa-utile-nuovi-materiali-e-soluzione-tecnologiche-per-le-imprese-dalmine/

  • Evento di chiusura Settimana per l’Energia 2019

“Economia circolare: un ritratto in numeri e le best practice di EUSALP”

Venerdì 25 ottobre 2019 alle ore 16.00

Sala Belvedere Palazzo Lombardia – Milano – Piazza Città di Lombardia, 1

L’evento sarà introdotto dalla presentazione del Rapporto 2019 dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/evento-di-chiusura-settimana-per-lenergia-2019-economia-circolare-un-ritratto-in-numeri-e-le-best-practice-di-eusalp/

EVENTI DI SISTEMA DI CONFARTIGIANATO

Le imprese interessate potranno partecipare ad eventi che si terranno su tutto il territorio lombardo, organizzati dalle Confartigianato lombarde: Alto Milanese, Apa Milano -Monza e Brianza, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese, e da Api – Associazione Piccole e medie Industrie Milano.

Puoi consultare il programma degli eventi e iscriverti CLICCANDO QUI

EVENTI PER LE SCUOLE

Particolarmente interessanti anche gli eventi per le scuole, tra i quali segnaliamo quello di giovedì 24 ottobre riservato alle scuole secondarie di secondo grado, dal titolo “L’economia circolare nella prospettiva globale della green economy e della responsabilità sociale d’impresa” che si propone di fornire ai giovani una panoramica delle opportunità lavorative esistenti nei settori del risparmio energetico e della green economy analizzando le competenze necessarie.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/evento-per-scuole-secondarie-di-secondo-grado-leconomia-circolare-nella-prospettiva-globale-della-green-economy-e-della-responsabilita-sociale-dimpresa-bergamo/

TAVOLO SCIENTIFICO

Come ogni anno, gli appuntamenti, incontri, seminari, videoproiezioni, sono stati studiati da un tavolo scientifico che oltre a Confartigianato Imprese Bergamo, comprende i partner istituzionali ed economici del territorio bergamasco, tra i quali in particolare associazioni e ordini professionali come gli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri, Confcooperative Bergamo, ANCE Bergamo, il DIH di Imprese e Territorio, l’Università degli Studi di Bergamo, la Camera di Commercio con la sua azienda speciale Bergamo Sviluppo, l’Ufficio Scolastico per la Lombardia – ambito territoriale di Bergamo e il CETRI-TIRES (Centro Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale).

Il tavolo regionale, con la regia di Confartigianato Lombardia, a cui partecipano le Confartigianato territoriali delle diverse province, prevede anche quest’anno il coordinamento scientifico del Politecnico di Milano.

IL PROGRAMMA E LE ISCRIZIONI

Puoi consultare il programma degli eventi e iscriverti CLICCANDO QUI

Tutti gli incontri della Settimana per l’Energia, sia a Bergamo, sia nelle altre province, sono a INGRESSO LIBERO E GRATUITO, ma per la partecipazione è necessario iscriversi on-line sul sito www.settimanaenergia.it, dove puoi anche consultare il programma dettagliato degli eventi e la rassegna stampa della Settimana.

Per ogni informazione è operativa la Segreteria organizzativa (tel. 035.274.337, e-mail: energia@artigianibg.com).

Fonte Confartigianato Bergamo

Inquinamento domestico, quanto sono affidabili i purificatori d’aria?

L’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute della popolazione mondiale. E l’aria che respiriamo in casa, spesso, è anche peggio di quella esterna. Vediamo come è possibile difendersi

Quando parliamo di inquinamento, è l’aria a nascondere i pericoli maggiori per la nostra salute. Secondo gli ultimi dati dall’Oms circa una morte ogni nove, in tutto il mondo, può essere attribuita all’esposizione a particolato, ozono, biossido d’azoto, e altri principali inquinanti prodotti dall’attività umana. Lo smog che riempie le vie trafficate delle aree urbane è la spia più evidente dei rischi, ma a guardar bene, non siamo al sicuro neanche rifugiandoci tra le mura di casa.

Tutt’altro: i pericoli potrebbero essere persino peggiori al coperto, dove le sostanze inquinanti provenienti dall’esterno tendono a concentrarsi, e si vanno a sommare a quelli prodotte dalle nostre attività domestiche. Come difendersi? Esistono semplici pratiche quotidiane che aiutano a rendere sensibilmente più salubre l’aria che respiriamo al chiuso. E anche apparecchi per il monitoraggio e la purificazione dell’aria, sempre più diffusi sul mercato, ma ancora non sempre affidabili. Complice un totale vuoto normativo e la scarsa percezione del problema, però, gli esperti avvertono: si fa ancora troppo poco per difendersi dai rischi dell’inquinamento che affrontiamo tra le pareti di casa.

I pericoli dell’inquinamento

Tra le ore che passiamo in casa, quelle trascorse in ufficio, a scuola, in palestra o al centro commerciale, si stima che il 90% della nostra vita in città avvenga al coperto. È per questo che la qualità dell’aria indoor assume un importanza fondamentale per la nostra salute. “Gli studi disponibili dimostrano che in molte zone d’Europa l’attesa di vita è ridotta di un anno a causa dell’inquinamento atmosferico e che il 90% della popolazione che vive in aree urbane è esposta a livelli non sicuri di inquinanti”, spiega Alessandro Miani, esperto di prevenzione ambientale della Statale di Milano e presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima). “Non vedere la cappa di smog, non vuol dire essere al sicuro purtroppo: se non si prendono adeguate contromisure, l’aria negli ambienti confinati in media è perfino più inquinata: da 5 a 10 volte più di quella esterna”. Il fatto – continua Miani – è che al chiuso gli inquinanti tendono ad accumularsi, e a quelli prodotti da auto e altri fattori esterni si aggiungono anche quelli che produciamo direttamente in casa, con le pulizie, o quando cuciniamo.

Tanti nemici invisibili

Le sostanze di cui parliamo possono essere divisi in due macro gruppi. Da un lato, gli inquinanti chimico-fisici: gas di combustione (come ossidi d’azoto (Nox), biossido di zolfo (So2), monossido di carbonio), particolato atmosferico, polvere, composti organici volatili (i Cov), idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), radon, e anche fumo passivo di sigaretta. Dall’altro, invece, quelli di origine più prettamente biologica: batteri, virus, pollini, acari, residui biologici e composti allergenici di altro tipo.

Si tratta di sostanze che hanno effetti sul sistema respiratorio, provocando asma e allergie, disturbi a livello del sistema immunitario, danni per il sistema cardiovascolare e quello nervoso, oltre che su cute e mucose esposte”, sottolinea Miani. “Ancor più drammatici, forse, sono gli effetti del radon: un gas radioattivo incolore e inodore, che in alcune zone d’Italia emerge spontaneamente dal terreno e si accumula negli ambienti chiusi, legandosi alle polveri sottili che si trovano in caso, e raggiungendo così i bronchi. Qui il suo decadimento radioattivo irradia le cellule dei polmoni, provocando danni al dna che nel nostro paese sono responsabili di 3.200 decessi ogni anno per tumore al polmone, quasi il 10% del totale”.

Discorso a parte, infine, meritano gli ftalati: composti chimici utilizzati nell’industria della plastica per migliorarne flessibilità e modellabilità, che fanno parte del particolato atmosferico. Nelle case si possono trovare un po’ ovunque, e con il deterioramento degli oggetti legato al tempo e alle pulizie, si liberano nell’aria e tendono ad accumularsi al chiuso. Gli studi in questo campo sono ancora agli inizi, ma gli esperti ritengono che possano rappresentare un rischio molto serio per la salute dei più piccoli, perché si tratta di noti interferenti endocrini, sostanze in grado di alterare l’equilibrio ormonale, fondamentale per lo sviluppo fetale, per la corretta crescita dei bambini, per lo sviluppo sessuale e per le attività riproduttive.

 

inquinamento indoor
Dati del rapporto ISTISAT (Istituto superiore di sanità)

Le normative

Nonostante il pericolo sia noto, sull’inquinamento dell’aria indoor in Europa al momento ogni paese fa ancora storia a sé. “Diversi Paesi europei, in questi anni, hanno infatti attivato gruppi di lavoro con lo specifico mandato di elaborare valori guida per la qualità dell’aria negli ambienti confinati”, spiega Gianluigi de Gennaro, professore di chimica dell’ambiente dell’università degli studi di Bari Aldo Moro e responsabile Sima per la qualità dell’aria indoor. “Ad esempio la Germania, la Francia, la Gran Bretagna, l’Olanda, la Finlandia”. Per paesi come Finlandia, Belgio e Francia (ma solo parzialmente in quest’ultimo caso), le conclusioni hanno acquisito valore legale, mentre per gli altri sono state utilizzate per stilare delle raccomandazioni con cui valutare la qualità dell’aria al coperto.

In Italia ad oggi non esiste attualmente una normativa di riferimento che riporti valori guida per inquinanti di interesse ed approcci da adottare ai fini della valutazione della qualità dell’aria – aggiunge De Gennaro – le uniche esposizioni indoor normate si riferiscono agli ambienti di lavoro con limiti di concentrazione molto alti associati principalmente a tossicità acuta”.

Di recente la Sima ha elaborato una proposta in questo senso, che punta a individuare anche in Italia dei valori per valutare la qualità dell’aria indoor, e fissare dei limiti di esposizione cautelativi ai diversi inquinanti atmosferici. “Ci siamo basati sugli studi tossicologici riportati in letteratura e sui risultati prodotti dai gruppi di lavoro europei”, spiega Miani. “A titolo di esempio, sono stati previsti per gli inquinanti organici ad accertata cancerogenicità quali benzene, formaldeide e benzo(a)pirene valori limite pari a, rispettivamente, 5 µg/m3, 50 µg/m3 e 1 ng/m3 in linea con (ed in alcuni casi più stringenti di) quelli riportati dalle linee guida e/o normative esistenti nel panorama europeo”.

La prevenzione dell’inquinamento indoor

In attesa di norme e linee guida specifiche, gli esperti consigliano alcune semplici regole per migliorare la qualità dell’aria nelle nostre abitazioni. Il suggerimento per tutti è quello di areare gli ambienti domestici, almeno 2-3 volte al giorno per periodi di cinque minuti; utilizzare l’aspiratore a ventola e aprire le finestre quando si cucina; areare sempre quando si pulisce la casa e preferire prodotti come candeggina, ammoniaca, aceto e bicarbonato (molti prodotti commerciali contengono alte percentuali di solventi organici volatili), e infine di utilizzare aspirapolvere di buona qualità, preferibilmente ad acqua e non con sacchetto.

Particolare attenzione va prestata inoltre per i soggetti più a rischio: bambini, anziani e soggetti allettati. “Per i genitori è consigliabile prestare particolare attenzione alle camere dove trascorrono più tempo i figli: areare i locali per ottenere il completo ricambio dell’aria ogni 4 – 6 ore indipendentemente dal volume dei locali, mantenere la temperatura compresa tra i 18° e i 20° e il tasso di umidità dovrebbe aggirarsi tra il 45% e il 55%”, sottolinea Miani. “Dalle analisi climatiche eseguite nelle camere da letto dove riposano i bambini è stato notato che vi sia la tendenza ad usare l’umidificatore anche quando vi sia già un tasso di umidità sufficiente per la salute del bimbo. Si consiglia a tutte le mamme prima di accendere l’umidificatore di verificare con l’uso di un economico igrometro quale sia il tasso di umidità in casa. Anziani e allettati, essendo più fragili e spesso soggetti a malattie croniche, necessitano di altrettanta attenzione e di frequenti ricambi d’aria ed adeguata ventilazione nelle stanze in cui soggiornano più spesso e più a lungo”. 

La tecnologia

Buone pratiche di prevenzione a parte, oggi la tecnologia può aiutare a garantirci un’aria di qualità all’interno delle nostre case. Anche se in Italia si tratta di un’opportunità ancora poco sfruttata. “Siamo alla preistoria del controllo della qualità dell’aria negli ambienti indoor: i device sono poco diffusi, perché non c’è una cultura diffusa del problema”, spiega De Gennaro. “In assenza di un’indicazione normativa più o meno stringente, le azioni che si stanno conducendo hanno carattere dimostrativo e sono legate alla sensibilità personale. La mancanza di norme tecniche che regolamentino le metodologie di controllo ha generato un mercato-giungla dei device che confonde e disorienta il cittadino e l’amministrazione sensibile”.

Anche se ancora poco diffusi, sul mercato esistono moltissimi dispositivi riconducibili fondamentalmente a due obbiettivi: monitoraggio e purificazione dell’aria. E in entrambi i casi, non sempre i device sono all’altezza delle promesse. Ma anche in questo caso è possibile dare un paio di consigli: per prima cosa, non fermatevi all’aspetto esteriore, perché l’importante non è il design del prodotto, ma la qualità dei sensori e delle tecnologie presenti all’interno. Nel caso dei sistemi di purificazione la Simaconsiglia di scegliere prodotti che montano filtri Hepa in uscita, che garantiscono la maggiore efficacia di filtraggio dell’aria (a patto di eseguire regolarmente la sostituzione dei filtri come da indicazione del produttore). Discorso a parte, infine, per gli aspirapolvere: meglio quelli senza sacchettoe che dispongono di filtri ad acqua e di filtri Hepa in uscita, a meno che non ricorrano invece a un sistema L-Lamella che permette di evitare il filtro Hepa in uscita. “Noi consigliamo sempre l’acquisto di dispositivi che sono stati validati scientificamente da un ente pubblico italiano o Ue – conclude Miani – in questo modo si ha la certezza che quanto promesso in pubblicità o sul packaging abbia una reale corrispondenza con l’efficacia del prodotto nel monitorare e abbattere gli inquinanti causa di malattie e morti premature in ambienti indoor”.

Fonte: Wired.it

“Brucia bene la legna, non bruciarti la salute”

Brucia bene la legna, non bruciarti la salute”, al via la campagna di comunicazione del progetto PrepAir

Al via la campagna del progetto europeo PrepAir per sensibilizzare i cittadini sull’uso corretto delle biomasse per il riscaldamento domestico. Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Trento sono alcuni dei 18 partner nazionali e internazionali coinvolti nel progetto che ha come obiettivo promuovere stili di vita, di produzione e di consumo più sostenibili nell’area del bacino Padano.


In molte regioni italiane più del 90% del PM10 generato dal settore riscaldamento domestico deriva da piccoli apparecchi a legna come caminetti, stufe, inserti. La combustione a legna produce pericolosi inquinanti che hanno ben poco di ecologico, ma pochi lo sanno. Durante la combustione della legna si liberano, per unità di energia prodotta, inquinanti in quantità 10-100 volte superiori a quelle degli apparecchi a gas. L’utilizzo della legna è scarso nelle grandi città, ma nelle zone di periferia, nelle piccole cittadine e nei paesi spesso più del 20% delle famiglie si scalda con la legna e in molte zone collinari e montane è il combustibile più usato. Per sfatare i luoghi comuni su questo tema e informare i cittadini sulle possibili conseguenze per la salute e per l’ambiente i 18 partner nazionali e internazionali del progetto europeo PrepAir, tra cui tutte le Regioni del bacino padano, hanno dato il via alla campagna di comunicazione “Brucia bene la legna, non bruciarti la salute”. Grazie alla campagna sono stati realizzati diversi prodotti, tra cui un video che verrà veicolato attraverso i social e una brochure informativa focalizzata sull’utilizzo della legna come combustibile (prima parte) e sulle strategie per ridurre l’inquinamento da legna (seconda parte).

La brochure, di circa 20 pagine, viene distribuita nella versione cartacea in occasione di convegni e incontri pubblici relativi al progetto PREPAIR sul territorio del bacino padano, mentre la versione digitale è sempre disponibile per tutti a questo indirizzo del sito di progetto.
Attraverso questo strumento si ribadisce che una cattiva o scorretta combustione del legno produce polveri sottili e sostanze tossiche, come il benzoapirene, che si liberano nell’aria; in presenza di inversione termica nei mesi più freddi la situazione può peggiorare perché queste sostanze permangono nel fondovalle. Una combustione corretta deve seguire poche ma importantissime regole: il caricamento del combustibile giusto, l’accensione dall’alto con micce ecologiche, la combustione con presa d’aria completamente aperta, installazione, pulizia e manutenzione corretta dell’impianto.

http://www.lifeprepair.eu/wp-content/uploads/2018/11/brochure_biomasse_24_web_2.pdf

Fonte Sistema Nazionale Protezione Ambiente

Ristrutturazioni con risparmio energetico

Ristrutturazioni con risparmio energetico, attivo il sito Enea

Tra gli interventi da comunicare: serramenti, coibentazione e impianti. Spunta l’obbligo di invio per gli elettrodomestici collegati al bonus mobili

È online il sito Enea dedicato alla trasmissione dei dati degli interventi edilizi e tecnologici che beneficiano del bonus ristrutturazioni ma comportano anche risparmio energetico e/o utilizzo delle fonti rinnovabili.

Il portale https://ristrutturazioni2018.enea.it/online da questo pomeriggio, è stato realizzato d’intesa con il MiSE e l’Agenzia delle Entrate e presentato oggi a Roma dal sottosegretario allo Sviluppo Economico Davide Crippa e dal presidente ENEA Federico Testa.


Bonus ristrutturazioni con risparmio energetico: l’invio dei dati

Il sito a cui trasmettere le informazioni per usufruire della detrazione fiscale del 50% consente esclusivamente l’invio delle dichiarazioni i cui lavori sono completati nell’anno 2018.

La trasmissione dei dati dovrà avvenire entro il termine di 90 giorni a partire dalla data di ultimazione dei lavori o del collaudo. Per gli interventi già conclusi, il termine dei 90 giorni per l’invio delle informazioni decorrerà da oggi.
Ristrutturazione con risparmio energetico: l’elenco degli interventi soggetti all’obbligo

Per semplificare la trasmissione delle informazioni, l’ENEA, d’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Agenzia delle Entrate, ha messo a punto una “Guida rapida alla trasmissione” con tutte le informazioni necessarie per l’invio dei dati.

L’Enea ha elencato tutti gli interventi soggetti all’obbligo di invio:
– serramenti comprensivi d’infissi;
– coibentazioni delle strutture opache;
– installazione o sostituzione di impianti tecnologici tra cui collettori solari, generatori di calore con caldaie a condensazione, pompe di calore, sistemi ibridi, microcogeneratori (Pe<50kWe), scaldacqua a pompa di calore, generatori di calore a biomassa, sistemi di contabilizzazione del calore, sistemi di termoregolazione e building automation e impianti fotovoltaici;
– elettrodomestici, solo se collegati ad un intervento di recupero del patrimonio edilizio iniziato a decorrere dal 1° gennaio 2017, come: forni, frigoriferi, lavastoviglie, piani cottura elettrici, lavasciuga e lavatrici.

Ristrutturazioni con risparmio energetico: i commenti sul nuovo sito Enea

“I dati che i contribuenti dovranno inviare – ha dichiarato Crippa – non vanno considerati come un semplice adempimento burocratico ma rappresentano un elemento fondamentale per valutare sia l’efficacia delle politiche di efficienza energetica, messe in campo dal Governo, che la riduzione dei consumi energetici e delle relative emissioni di CO2 da parte del nostro Paese che concorrono agli obiettivi più generali dell’UE”.

“Per questo motivo – ha aggiunto Crippa –  chiediamo la piena collaborazione di coloro che hanno realizzato gli interventi, usufruendo degli incentivi statali, all’invio dei dati all’ENEA. Oltre che un obbligo previsto dalla legge si tratta di un dovere per chi ha a cuore il proprio Paese e le future generazioni. Inoltre, invitiamo gli operatori del settore a farsi parte attiva nel supportare i cittadini informandoli sull’obbligo e fornendo loro i dati che andranno inviati all’ENEA”.  

“Con questa iniziativa – ha sottolineato il presidente ENEA Federico Testa – vengono rafforzati gli strumenti a supporto dei cittadini, affinché possano beneficiare in modo semplice e diretto dell’opportunità offerta da questa detrazione fiscale. Anche per questo abbiamo voluto contenere il più possibile gli adempimenti necessari. Come Agenzia nazionale per l’efficienza energetica, ENEA proseguirà nella raccolta e messa a disposizione di tutte le informazioni sui risparmi energetici conseguiti anche attraverso questa misura incentivante”.

Ristrutturazioni 2018 con risparmio energetico

Ricordiamo che la Legge di Bilancio 2018 ha introdotto l’obbligo di inviare all’Enea una comunicazione per ottenere la detrazione del 50% sugli interventi di ristrutturazione edilizia che consentono anche di conseguire un risparmio energetico. L’obiettivo è monitorare il risparmio energetico che può derivare da un intervento di ristrutturazione e avere un quadro completo dello stato del patrimonio edilizio.

Fino all’anno scorso, invece, all’Enea andava inviata soltanto la documentazione necessaria per ottenere l’ecobonus sugli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Inizialmente alcuni addetti ai lavori avevano quindi pensato che si trattasse di un refuso della norma.

Poichè la comunicazione relativa alle ristrutturazioni che comportano risparmio energetico e utilizzo di fonti rinnovabili di energia deve essere trasmessa per via telematica, l’Enea ha creato un nuovo sito per l’invio dei dati.

 

Fonte “Confartigianato Bergamo-Ufficio Aree di Mestiere”

Ecobonus prorogati, ecco le novità previste per il 2019

Ecobonus prorogati, ecco le novità previste per il 2019

Manovra finanziaria per il prossimo 2019.

Le modifiche sono state scritte nel testo del provvedimento uscito e approvato dal Consiglio dei Ministri e che ora approda all’esame del Parlamento.

Occorrerà quindi aspettare la fine dell’esame e l’approvazione definitiva delle due Camere per prendere atto di quale regime fiscale agevolato dovrà rispondere la casa nel prossimo anno.

Il primo dato intanto è comunque positivo: l’intero pacchetto di misure, otto agevolazioni fiscali, sono state prorogate a tutto il prossimo anno, fino quindi al 31 dicembre 2019.

Nel prossimo anno la casa potrà ancora usufruire degli sconti fiscali base del 50% e del 65% nel caso di interventi di ristrutturazione e di interventi di riqualificazione energetica degli immobili, ma nel pacchetto sono confermate anche per il prossimo anno le misure fiscali agevolate previste e definite bonus verde e le detrazioni per i mobili.

In particolare, per il capitolo relativo alle ristrutturazioni edili, resta quindi confermata nella misura del 50%, la detrazione Irpef, mantenendo il tetto di spesa massima di 96milaeuro. Diversamente da quanto era trapelato, è stata invece abbandonata l’ipotesi di ripartire in cinque anni le quote annuali. Resta quindi confermato a dieci rate il rimborso del credito d’imposta, esattamente com’è oggi.

Anche la tipologia di lavori cui si riferisce questa misura è confermata sostanzialmente nella sua interezza: lavori di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia. Resta esclusa dal beneficio la manutenzione ordinaria.

Maggiori le novità. Le più significative quelle previste per i lavori di riqualificazione energetica di una casa o di una unità immobiliare. Nel 2019, infatti, cambierà: l’ecobonus resta come misura di detrazione fiscale nella misura del 65% per ogni intervento edile legato al miglioramento dell’efficienza energetica di un’abitazione, ma viene ridotto al 50% nel caso di installazione di infissi, schermature solari, impianti di climatizzazione invernale tramite caldaie a condensazione e a biomassa.

Questa è forse la novità più importante perché, anche nell’applicazione di questa misura, si dovrà tenere conto di differenti tetti di spesa: il limite cambia infatti in funzione della tipologia di intervento che viene effettuato e della zona climatica in cui si trova l’abitazione. Questo tetto varia da un minimo di 30mila a un valore massimo di 100mila euro.

Con le nuove regole, quindi, per la sostituzione di una finestra in zona climatica A, B o C, sarebbe ammessa alla detrazione una spesa fino a 350 euro al metro quadro (450 euro per le zone climatiche D, E ed F). Se il costo dei lavori superasse i 350 euro a metro quadro, la parte eccedente non sarebbe quindi conteggiata ai fini della detrazione.

Bonus condomini, tutto confermato. Il bonus fiscale per la riqualificazione energetica si applica quindi ancora fino a tutto il 2021 per gli interventi sulle parti comuni dei condomini e sempre nella misura del 65%. Sale invece al 70% se l’intervento di riqualificazione riguarda l’involucro dell’edificio con un’incidenza sulla superficie superiore al 25%. Sale ulteriormente al 75% nel caso in cui la prestazione energetica dell’edificio risulti migliorata ancora.

Altra importante novità invocata e attesa, riguarda il bonus mobili: la detrazione resta al 50% fino a un limite di 10mila euro, per le spese sostenute per arredi ed elettrodomestici di classe energetica elevata. Resta anche il vincolo che i mobili oggetto dello sconto siano destinati a immobili al centro dei lavori di ristrutturazione.

Altro bonus atteso, e che nella versione in corso ha dato significativi risultati di applicazione, è il cosiddetto bonus verde: la detrazione fiscale prevista resta al 36% sulle spese sostenute per i lavori di cura, di ristrutturazione e di irrigazione del verde privato. La spesa massima ammessa all’agevolazione è di 1.800 euro.

 

Alessandro P.I. Delprato

Impianti Termici – Contributi per la sostituzione di impianti a gasolio superiori a 35 KW

Gli impianti termici

Per far funzionare gli impianti di riscaldamento e raffrescamento e per produrre acqua calda sanitaria usiamo oltre l’80% dell’energia che consumiamo ogni anno nelle nostre case.

Questa percentuale può aumentare o diminuire di molto in funzione della zona climatica di appartenenza e di scelte personali come le ore di accensione, la temperatura che si mantiene nei locali e la tipologia di impianto che abbiamo installato.  Ma una precisa regolazione e una corretta manutenzione consentono di ridurre sensibilmente i consumi di questi impianti e con essi anche la spesa che sosteniamo per farli funzionare. E non solo.  Un impianto ben tenuto è più sicuro e inquina di meno, perché emette nell’atmosfera una minore quantità di gas che hanno effetti negativi sull’ambiente e sulla nostra salute.  Per far sì che vi sia l’impegno di tutti, esiste da anni nel nostro Paese una normativa – in continua evoluzione per adeguarsi alle direttive dell’Unione Europea e alla disponibilità di tecnologie sempre più efficienti che regola l’esercizio, il controllo e la manutenzione degli impianti termici.

Sono due gli ultimi aggiornamenti in materia, che riguardano sia tutti noi cittadini sia gli addetti ai lavori :

• il D.P.R.16 aprile 2013, n.74  entrato in vigore il 12 luglio 2013 – che definisce i criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell’acqua per usi igienici e sanitari
• 
il D.M. 10 febbraio 2014 che introduce e definisce il nuovo modello di libretto di impianto per la climatizzazione degli ambienti e il rapporto di controllo di efficienza energetica.  Attenzione per Regione Lombardia, sulla materia bisogna fare riferimento al  D.g.r. 31 luglio 2015 – n. X/3965 Disposizioni  per  l’esercizio,  il  controllo,  la  manutenzione  e  l’ispezione degli impianti termici http://www.curit.it/c/document_library/get_file?uuid=90d947aa-0ff6-4816-b7f0-11ef5d389ae7&groupId=10333

Per meglio chiarire l’attuale normativa L’ENEA ha realizzato, in collaborazione con Adiconsum, Assoclima, Assotermica, Confartigianato,  Federconsumatori, Unione consumatori e il Salvagente, per conto del Ministero dello Sviluppo Economico, una guida disponibile on-line e rivolta sia ai cittadini sia agli addetti ai lavori.   

Scarica la Guida per l’esercizio, controllo e manutenzione degli impianti termici  e scopri quale è la temperatura ideale da tenere in casa, come e quando eseguire i controlli di efficienza energetica, i limiti di emissioni consentiti, e per le caldaie, chi è e quali sono i compiti del responsabile dell’impianto, che cos’e il libretto d’impianto, chi esegue e come avvengono le ispezioni,ecc.. 

 Fonte Agenzia Nazionale per l’Efficienza Energetica -ENEA Casaccia 

 Fonte dell’informativa  

Confartigianato Imprese Bergamo – Ufficio Aree di Mestiere

 Comunicazione Comune di Bergamo per la concessione di contributi per la sostituzione di impianti alimentati a gasolio con potenza superiore a 35 KW

Il Comune di Bergamo ha emanato un bando pubblico per la concessione di contributi fino a € 15.000, per la sostituzione di impianti esistenti alimentati a Gasolio con potenza superiore ai 35 KW.

Le domande dovranno pervenire entro le ore 12.00 di martedì 20 novembre. In allegato la comunicazione da parte del Comune a cura dell’Area Politiche del Territo Direzione Edilizia Privata e ambiente Servizio Ecologia  e Ambiente firmata dall’Assessore Arch. Leyla Ciagà .

Sotto riportato il link del Comune di Bergamo dove è possibile scaricare l’avviso pubblico con la relativa documentazione.

https://web2.comune.bergamo.it/pratiche/appodoc.nsf/0/5C0275CF53F1A137C125832A00502EC7?OpenDocument

comunicazione Associazioni Categoria (2) 

 Fonte dell’informativa  

Confartigianato Imprese Bergamo – Ufficio Aree di Mestiere

 

 

 

«Sono giorni caldi, no riscaldamento» L’appello del Comune: riduciamo lo smog

Appello dal Comune: «Non accendete il riscaldamento, se non è strettamente necessario».

Dopo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, alla luce delle temperature ancora miti di questo ottobre, anche l’assessore all’Ambiente di Bergamo, Leyla Ciagà, manda un richiamo alla sensibilità ambientale dei cittadini: «Evitate sprechi e difendete la qualità dell’aria, non usate o usate con moderazione gli impianti termici in questi giorni quasi estivi». Il sollecito arriva a poche ore dalla possibilità di far partire il riscaldamento centralizzato e gli impianti negli edifici pubblici: dal 15 ottobre di ogni anno al nord, infatti, scatta la «stagione termica» che si conclude il 15 aprile. Il primo cittadino di Milano nel corso del fine settimana aveva annunciato che, nonostante ciò, avrebbe tenuto spenti i caloriferi nei luoghi pubblici visto il caldo persistente.

Lunedì a Bergamo, come spiega Ciagà, sono stati accesi solo nei luoghi sensibili: «A prescindere che siano gestiti tramite teleriscaldamento o caldaie tradizionali – evidenzia l’assessore – gli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici sono dotati di un sistema elettronico in grado di verificare le temperatura esterne». Secondo la norma, continua Ciagà, «dal 15 ottobre dalle 8 alle 23 è possibile tenere accesi gli impianti 14 ore, ma viste le alte temperature, questi sistemi intelligenti funzionano al massimo tre ore la mattina e solo in alcuni edifici in cui deve essere mantenuto un livello di comfort termico più alto», come asili nido, materne e centri anziani. «Nel 70% di questi edifici ieri hanno funzionato al massimo tre ore, nei restanti o non hanno funzionato e lo hanno fatto molto meno delle tre ore». Il Comunque cerca di dare il buon esempio: «L’appello è ai cittadini: prima di accendere in via automatica i caloriferi, chiedo loro di tenere conto che delle temperature ancora quasi estive, accendete solo in caso di reale necessità». Oltre a evitare sprechi si difende la qualità dell’aria: in questi giorni il Pm10 è in salita, negli ultimi 10 giorni per cinque volte ha sfiorato i 50 microgrammi per metro cubo.

Fonte L’Eco di Bergamo