Energia: riscaldamenti, arriva vademecum ENEA con indicazioni per attuare misure taglia-consumi

L’ordinanza del Comune di Bergamo posticipa dal 22 al 29 ottobre l’accensione di tutti gli impianti di riscaldamento.

Al via la stagione in oltre metà dei comuni italiani con nuove regole di accensione

Arriva da ENEA il vademecum “Indicazioni essenziali per una corretta impostazione degli impianti di riscaldamento a gas” che ha lo scopo di agevolare l’attuazione delle misure di contenimento dei consumi di metano per il riscaldamento domestico sulla base del recente decreto del Ministero della Transizione Ecologica (n. 383 del 6 ottobre 2022).

“La prima parte del manuale richiama le prescrizioni legislative dettate dal ministero e illustra al cittadino i principali sistemi di gestione degli impianti di riscaldamento di tipo domestico. La seconda, invece, fornisce indicazioni pratiche per la regolazione degli impianti nelle abitazioni, in base ai dispositivi di regolazione e controllo installati”, spiega Ilaria Bertini, direttrice del dipartimento ENEA di Efficienza Energetica.

La guida, che gli amministratori di condominio dovranno distribuire ai condòmini, contiene istruzioni operative su accensione e spegnimento degli impianti a inizio e fine stagione di riscaldamento, sulla regolazione della temperatura dell’acqua calda sanitaria e di mandata degli impianti per settare la temperatura interna delle abitazioni a un massimo di 19°C, salvo eccezioni.

Le misure di risparmio previste dal decreto prevedono per la stagione invernale 2022-2023 nuovi limiti temporali di esercizio degli impianti termici (un’ora in meno di accensione al giorno, stagione ridotta di 15 giorni) e la riduzione di un grado delle temperature. Queste nuove regole si applicano a tutti i sistemi di riscaldamento alimentati a gas naturale, ad esclusione delle utenze più sensibili come ospedali, case di cura per anziani, scuole, asili nido, ecc. ENEA ha calcolato che queste misure amministrative, se attuate dall’80% delle famiglie italiane, possono comportare un risparmio nazionale di 2,7 miliardi di mcdi metano e circa 180 euro mediamente in meno all’anno in bolletta per utenza.

Il vademecum fornisce istruzioni anche sui corretti comportamenti quotidiani, disciplinando espressamente modalità e tempi per garantire il necessario ricambio d’aria negli ambienti climatizzati.

“Rinnovare l’aria che respiriamo permette di eliminare batteri e sostanze inquinanti. Tuttavia, per cambiare l’aria in un’abitazione è sufficiente mantenere aperte le finestre per pochi minuti, più volte al giorno, preferibilmente durante le ore più calde e quando il riscaldamento non è in funzione”, evidenzia Bertini che sottolinea come sia importante anche mantenere il giusto livello di umidità nell’ambiente installando un termo-igrometro. “Al di sotto del 40% di umidità in casa – conclude – il clima diventa troppo secco e batteri e i virus trovano un ambiente favorevole alla prolificazione, favorendo malattie respiratorie. Al di sopra del 70%, invece, si forma condensa sulle parti fredde dell’edificio, come le pareti perimetrali e le finestre, che può portare alla formazione di muffe e conseguenti allergie”.

Con l’avvio della stagione dei riscaldamenti, che quest’anno inizia il 22 ottobre in oltre la metà degli 8 mila comuni italiani ENEA propone anche 10 regole pratiche per scaldare al meglio le abitazioni, risparmiare in bolletta e salvaguardare l’ambiente abbattendo le emissioni di CO2.

La corretta manutenzione degli impianti è la regola numero uno, non solo in termini di minor consumo di gas ma anche di sicurezza e attenzione all’ambiente. Prima di riaccendere i riscaldamenti è importante eliminare l’aria presente nei tubi ed effettuare una buona pulizia dei radiatori per rimuovere i depositi che possono essersi accumulati durante la stagione estiva.

Inoltre, è importante ricordare che ogni grado in più in casa rispetto al massimo di 19°C consentiti comporta un aumento del consumo fino al 10% tenendo presente anche che la temperatura sale di 1-2°C dopo che una persona permane 30 minuti all’interno di una stanza.

Altro suggerimento importante è fare un check-up energetico del proprio appartamento, affidandosi a tecnici qualificati per la valutazione dello stato di isolamento termico di pareti e finestre e dell’efficienza degli impianti di riscaldamento. La diagnosi consente di individuare eventuali interventi di miglioramento che possono abbattere i costi anche fino al 40%.

IL DECALOGO IN DETTAGLIO

ESEGUI LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI
Un impianto consuma e inquina meno quando è regolato correttamente, è pulito e senza incrostazioni di calcare. Per chi non effettua la manutenzione del proprio impianto è prevista una multa a partire da 500 euro (DPR 74/2013).

CONTROLLA LA TEMPERATURA DEGLI AMBIENTI
Bastano 19 gradi per garantire il comfort necessario in casa. Per ogni grado in meno si risparmia fino al 10% sui consumi di combustibile.

ATTENZIONE ALLE ORE DI ACCENSIONE
Le nuove regole riducono di 1 ora i tempi di accensione finora consentiti. Controlla in quale delle 6 zone climatiche d’Italia vivi.

INSTALLA PANNELLI RIFLETTENTI TRA MURO E TERMOSIFONE
Anche un semplice foglio di carta stagnola contribuisce a ridurre le dispersioni verso l’esterno.

SCHERMA LE FINESTRE DURANTE LA NOTTE
Persiane e tapparelle o anche tende pesanti riducono le dispersioni di calore verso l’esterno.

EVITA OSTACOLI DAVANTI AI TERMOSIFONI
Posizionare tende o mobili davanti ai termosifoni ostacola la diffusione del calore verso l’ambiente ed è fonte di sprechi.

NON LASCIARE LE FINESTRE APERTE TROPPO A LUNGO
Per rinnovare l’aria in una stanza bastano pochi minuti, mentre lasciare le finestre aperte troppo a lungo comporta inutili dispersioni di calore.

FAI UN CHECK-UP ALLA TUA CASA
Affidati a un tecnico qualificato e fai valutare l’efficienza dell’impianto di riscaldamento e lo stato dell’isolamento termico di pareti e finestre. Puoi abbattere i consumi fino al 40%.

INSTALLA VALVOLE TERMOSTATICHE
Obbligatorie per legge nei condomini, le valvole termostatiche permettono di ridurre i consumi fino al 20%.

SCEGLI SOLUZIONI DI ULTIMA GENERAZIONE
Sostituisci il vecchio impianto con uno a condensazione o con pompa di calore ad alta efficienza e adotta cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici a distanza.

Fonte ENEA – Confartigianato Bergamo

Periodo accensione Stagione termica 2022-23

Prospetto riassuntivo riguardante la stagione termica 2022-23, si parla solo di impianti alimentati a gas-metano, per le altre tipologie di impianti si aspettano chiarimenti da ENEA .

https://drive.google.com/file/d/1Jm755X_U72B_46UAVgiUZyqLusk-JxCi/view?usp=sharing

Di seguito il decreto legislativo:

https://drive.google.com/file/d/1Ri4Vr7zsNM2IgURAfaFgTrD8yb2rZOEt/view?usp=sharing

Il risparmio dell’acqua

Ecco alcuni consigli forniti da ENEA da adottare per il risparmio dell’acqua in questo periodo di siccità.

Prima regola: non sprecare acqua. Un’indicazione sempre valida, ma ancor di più in un periodo di emergenza idrica come quello che stiamo vivendo, contraddistinto dalla peggiore siccità degli ultimi 10 anni. Per contrastare lo spreco di acqua e rendere più sostenibile la sua gestione, ENEA ha elaborato una guida in 20 punti con suggerimenti buone pratiche, errori da evitare, ma anche soluzioni e tecnologie per il risparmio idrico (ed energetico), soprattutto in ambito residenziale. Parole d’ordine: in casa, ridurre perdite e sprechi e usi più razionali; in generale, adottare processi e sistemi meno idro-esigenti, depurazione e riutilizzo, efficientamento e digitalizzazione della rete acquedottistica, ma anche buone pratiche in famiglia e nelle scuole.

Il risparmio idrico in 20 punti

  1. Mantenere efficiente l’impianto idrico e verificare la presenza di perdite occulte: si calcola che con un rubinetto che gocciola si perdano fino a 5 litri al giorno.
  2. Chiudere bene il rubinetto per evitare che l’acqua scorra inutilmente. Ad esempio mentre ci stiamo lavando le mani: in un minuto evitiamo lo spreco di almeno 6 litri d’acqua; se mentre ci laviamo i denti lasciamo scorrere l’acqua sprechiamo fino a 30 litri (consumiamo solo 1,5 litri se non la lasciamo scorrere); ancora, chiudere il rubinetto durante la rasatura consente un risparmio fino a 20 litri.
  3. Raccogliere l’acqua fredda non utilizzata quando si attende di ricevere quella calda; effettuare prima le operazioni che richiedono acqua fredda (ad esempio per lavarsi i denti) e poi quelle che richiedono acqua calda (ad esempio per farsi la barba).
  4. Stesso consiglio in cucina, per le operazioni di preparazione degli alimenti o il lavaggio della verdura usare le bacinelle anziché l’acqua corrente. Si calcola che per bere e cucinare vengano consumati circa 6 litri di acqua al giorno pro capite e per lavare i piatti a mano almeno 40 litri. Tuttavia lo spreco può arrivare anche a 12 litri al minuto se non si chiude il rubinetto.
  5. Riutilizzare l’acqua di cottura della pasta o del lavaggio delle verdure per sciacquare i piatti prima di metterli in lavastoviglie o per annaffiare (quando non è salata).
  6. Utilizzare lavastoviglie e lavatrici sempre a pieno carico. Si calcola che per un carico di lavastoviglie (classe A) senza prelavaggio vengano utilizzati fino a 15 litri (7 litri in classe A+++), mentre per un carico di lavatrice (classe A) si impiegano 45 litri. Preferire inoltre programmi di lavaggio a temperature non elevate (40-60° C). Inoltre, con l’installazione di pannelli solari si eviterebbero i consumi elettrici per scaldare l’acqua necessaria agli elettrodomestici.
  7. Preferire, quando possibile, rubinetti con sensori o con rompigetto aerato che riducono il flusso dell’acqua e hanno maggiore efficacia di lavaggio, avendo cura di mantenerli in efficienza (ad esempio, utilizzando la chiavetta raschiatrice).
  8. Installare sciacquoni a doppio tasto per risparmiare anche 100 litri al giorno, considerando che ad ogni utilizzo di modelli con un solo pulsante si usano fino a 16 litri di acqua.
  9. Scegliere la doccia invece che la vasca da bagno, in questo modo si risparmiano fino a 1.200 litri all’anno. Si stima che per fare un bagno in vasca si consumino mediamente fra i 100 e i 160 litri di acqua mentre per fare una doccia di 5 minuti se ne consumano al massimo 40 litri, ancora meno se si chiude il rubinetto quando ci si insapona.
  10. Chiudere l’impianto centrale in caso di periodi prolungati di mancato utilizzo (ad esempio, quando si parte per le vacanze).
  11. Installare sistemi di raccolta per l’acqua piovana per usi non potabili (lavaggio toilette, lavaggio auto) e per innaffiare (l’acqua piovana è meno dura e più gradita alle piante), evitando di farlo nelle ore calde per ridurre l’evaporazione. In Italia cadono mediamente circa 800 mm di pioggia l’anno. Questo significa che su una superficie di circa 80 m2 si può raccogliere l’acqua necessaria per una persona per un anno.
  12. Utilizzare per l’irrigazione sistemi temporizzati, a goccia o in subirrigazione, in virtù della loro maggiore efficienza.
  13. Evitare di lavare la propria auto usando acqua potabile, in questo modo potremmo risparmiare 400-500 litri.
  14. Coprire la superficie delle piscine con teli per evitare l’evaporazione.
  15. Recuperare l’acqua di condensa dei condizionatori o dell’asciugatrice, per usi domestici, come ad esempio per il ferro da stiro.
  16. Diversificare l’uso dell’acqua a seconda della sua qualità (potabile, piovana, grigia, nera – vedi fig. 2).
  17. Utilizzare, ove possibile, tecnologie per il riutilizzo delle acque grigie, cioè delle acque generate dalle operazioni di igiene personale. Un impianto dedicato al riciclo delle acque da docce, lavabi e vasche e, in alcuni casi, dalle condense dei condizionatori o dalle caldaie, ne garantisce il trattamento per il successivo impiego per usi “secondari” come lo sciacquone del water, l’irrigazione delle aree verdi, le operazioni di lavaggio.
  18. In giardino, attorno alle piante, effettuare un’adeguata pacciamatura[1] in modo da mantenere il più possibile l’acqua nel terreno; inoltre preferire piante che necessitano di minori quantità di acqua e fare attenzione a non irrigare zone impermeabili.
  19. Installare coperture vegetali sui tetti e giardini pensili. Si tratta di soluzioni che permettono di assorbire fino al 50% di acqua piovana e di rallentare il deflusso della pioggia nel sistema idrico della città, riducendo la possibilità di allagamenti in caso di forti precipitazioni. I tetti verdi favoriscono inoltre l’isolamento termico del tetto, riducono le polveri sottili e favoriscono un microclima più gradevole, riducendo l’effetto albedo[2].
  20. Nelle superfici esterne agli edifici, utilizzare pavimentazioni drenanti al fine di conservare la naturalità e la permeabilità del sito, favorire la ricarica delle falde ridurre la subsidenza e mitigare l’effetto noto come isola di calore.

I dati

Secondo stime ENEA, nelle abitazioni l’energia necessaria alla produzione di acqua calda rappresenta circa il 25% dell’energia totale utilizzata mentre il consumo medio di acqua ad uso civile (residenziale e terziario) rappresenta circa il 20% dei consumi totali, con una dotazione idrica pro capite (al netto delle perdite) di circa 200 litri per abitante al giorno.

“Una delle maggiori criticità del nostro Paese riguarda la carenza di infrastrutture e la scarsa efficienza della rete acquedottistica”, sottolinea Luigi Petta, Responsabile del Laboratorio Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui ENEA. Nonostante l’elevata dotazione idrica – garantita da 7.594 corsi d’acqua, 324 laghi, oltre 1.000 falde sotterranee e 526 dighe che raccolgono circa l’11% delle piogge – la rete italiana perde infatti mediamente il 41,2% dell’acqua immessa[3], con punte del 48% in macro-ambiti nazionali. Anche nelle aree più virtuose, questa percentuale non scende mai al di sotto del 20%, a fronte di valori molto inferiori in ambito europeo ( 6,5% in Germania)”. Secondo stime ENEA l’efficientamento e la digitalizzazione della rete acquedottistica permetterebbero di risparmiare fino al 25% dell’energia.

È poi cruciale risparmiare acqua nei settori produttivi; in particolare nel nostro Paese i prelievi di acqua dolce per gli usi agricoli rappresentano circa il 50% del fabbisogno idrico totale; questo significa che, per affrontare momenti di carenza idrica come questo con danni alla produzione agricola, è fondamentale efficientare le tecniche irrigue utilizzando quelle a maggiore efficienza (irrigazione subsuperficiale, irrigazione sottochioma, irrigazione a goccia) e puntare su ricerca e innovazione tecnologica per favorire il riuso delle acque reflue trattate. Con questo obiettivo, ENEA ha sviluppato un prototipo[4] tecnologicamente avanzato in grado di monitorare in tempo reale la qualità degli effluenti depurati e stabilirne i destini ottimali, tra cui in primis l’irrigazione dei campi coltivati con benefici in termini di maggiore disponibilità idrica, apporto di nutrienti, conseguente riduzione dei concimi chimici, migliorando sostenibilità ambientale, qualità e sicurezza della filiera depurativa.

“L’acqua è una risorsa preziosa. I problemi legati alla sua disponibilità, che siano essi connessi alle minori precipitazioni su base stagionale, alla siccità, oppure all’eccesso di domanda rispetto alle risorse idriche utilizzabili, interessano numerose aree del territorio nazionale ed europeo e rendono necessarie azioni a livello locale e di carattere multisettoriale, da pianificare sul lungo termine evitando il ricorso a logiche di intervento di tipo emergenziale”, sottolinea Petta. “Inoltre, la crescente urbanizzazione e gli standard di vita sempre più elevati, sono ulteriori fattori critici che rendono necessaria una gestione ottimale ed attenta della risorsa”.


Figura 1: i costi energetici dell’acqua

Figura 2: usi dell’acqua a seconda delle sue tipologie

Per maggiori informazioni:

Luigi Petta, ENEA – Responsabile del Laboratorio Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui, luigi.petta@enea.it


[1] La pacciamatura è un’operazione che si effettua in agricoltura e giardinaggio ricoprendo il terreno attorno alle piante con uno strato di materiale al fine di impedire la crescita delle malerbe, mantenere l’umidità nel suolo, proteggere il terreno dall’erosione e dall’azione della pioggia battente, evitare la formazione della cosiddetta crosta superficiale, diminuire il compattamento, mantenere la struttura e mitigare la temperatura del suolo.

[2] L’albedo è il potere riflettente di una superficie cioè la frazione di luce o, più in generale, di radiazione solare, incidente e riflessa in tutte le direzioni.

[3] Dati ARERA relativi all’anno 2021.

[4] I risultati sono stati ottenuti nell’ambito del progetto Value CE-IN coordinato da ENEA, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sviluppo e Coesione e condotto in collaborazione con Gruppo Hera, Università di Bologna e Irritec.

FONTE ENEA

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Energia: caro bollette, i consigli ENEA per consumi estivi intelligenti

Comportamenti, climatizzatori più efficienti e pannelli solari termici per risparmiare a livello nazionale fino a 1,8 miliardi di m3 di gas all’anno

Roma, 26 maggio 2022 – Risparmiare sulle bollette, salvaguardare l’ambiente e contribuire a ridurre la dipendenza dal gas metano anche con l’utilizzo ‘intelligente’ dei condizionatori. All’inizio della stagione estiva ENEA fornisce alcune indicazioni pratiche per utilizzare in modo ottimale gli impianti di climatizzazione senza rinunciare al comfort. Un insieme di misure che, unite all’installazione di modelli ad alta efficienza e di pannelli solari per produrre acqua calda sanitaria, consentirebbero di risparmiare a livello nazionale fino a 1,8 miliardi di metri cubi (m3) di gas metano all’anno, circa il 2,5% del consumo italiano nel 2021 (76 miliardi di m3).

“Nella climatizzazione estiva, le misure essenziali per ottenere bollette più leggere consistono nell’aumentare di due gradi il settaggio della temperatura interna, portando il termostato da 26 a 28°C, e chiudere le persiane quando non si è in casa. In particolare, nel periodo estivo è fondamentale schermare le finestre esposte a sud e a est”, sottolinea Nicolandrea Calabrese, responsabile del Laboratorio ENEA di Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano. 

Con questi due accorgimenti si potrà ridurre fino al 50% circa il consumo di energia elettrica per la climatizzazione estiva, risparmio variabile in funzione dell’esposizione alla radiazione solare dell’abitazione. “Ipotizzando che il 30% delle circa 25,7 milioni di famiglie italiane abbia due unità interne di condizionamento in funzione per 350 ore l’anno, con queste due semplici azioni si potrebbero risparmiare fino a oltre 1,3 miliardi di kWh elettrici corrispondenti a circa100 milioni di mdi metano in un anno”, sottolinea Calabrese. 

Sostituire un vecchio condizionatore in classe D con un nuovo modello in classe A+++[1] può far risparmiare 140 kWh elettrici, pari a circa il 60%. “Se anche solo il 5% delle famiglie sostituisse il proprio condizionatore energivoro con un modello alla massima efficienza, si potrebbe ottenere un risparmio di 180 milioni di kWhelettrici, corrispondenti a 14 milioni di m3 di gas in un anno”, aggiunge Calabrese.

A questi tagli annui legati alla sola climatizzazione estiva (circa 115 milioni di mdi metano), si potrebbe aggiungere il risparmio di gas di gran lunga più significativo, pari a 1,7 miliardi di m3 all’anno, grazie all’installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria. “Questo dato lo abbiamo calcolato ipotizzandone l’installazione da parte dell’80% delle famiglie residenti in case unifamiliari, per le quali l’intervento è di semplice attuazione, e dal 20% di quelle che abitano in condominio, per un totale di circa 9,75 milioni di nuclei familiari. Il ricorso a pannelli solari termici può infatti coprire interamente il fabbisogno di una famiglia per la produzione di acqua calda sanitaria da aprile fino ad ottobre, con un risparmio di circa 175 m3 di gas, considerando un consumo medio di 25 m3 al mese”, conclude Calabrese.

Di seguito un dettaglio delle azioni possibili in ambito residenziale:

Attenzione alla classe energetica del climatizzatore

La scelta del modello rappresenta un requisito chiave per diminuire i consumi ed evitare brutte sorprese in bolletta. Indipendentemente dalla tecnologia, sono sempre da preferire i condizionatori in classe energetica superiore alla A in quanto, oltre a una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, consumano molto meno. Il consumo energetico annuo indicato sull’etichetta di un climatizzatore da 2,5 kW è relativo a 350 ore in modalità raffreddamento a cui è sommato il consumo di energia in altre modalità quali lo standby.

Non raffreddare troppo l’ambiente e attenzione all’umidità

La normativa prevede che durante la stagione estiva la temperatura interna non debba scendere sotto i 24-26 °C ma, il più delle volte, due o tre gradi in meno rispetto alla temperatura esterna sono già sufficienti. Inoltre, per scongiurare la sensazione di caldo opprimente, spesso può bastare l’attivazione della funzione “deumidificazione”, in quanto l’umidità presente nell’aria fa percepire una temperatura ben più elevata di quella reale. 

Grazie a simulazioni effettuate tramite software di calcolo dinamico orario si è verificato che portare il termostato da 26 a 28°C può far risparmiare circa il 25% di energia, considerando le diverse zone climatiche, le diverse caratteristiche delle abitazioni e 350 ore di funzionamento medio dell’impianto. Ipotizzando che una famiglia possieda due condizionatori in classe energetica intermedia per un consumo complessivo da etichetta di 346 kWh all’anno, si potrebbe ottenere un risparmio di circa 87 kWh elettrici. Se si assume inoltre che il 30% delle famiglie italiane possieda un impianto di raffrescamento (7.714.800 su un totale di 25.716.000), si potrebbero risparmiare, a livello nazionale, circa 669 milioni di kWh elettrici, corrispondenti a 52 milioni di m3 di metano.

Chiudere le persiane durante le ore più calde

È abitudine comune lasciare le persiane aperte anche quando non si è in casa, permettendo al calore di entrare attraverso gli infissi. Attivando il climatizzatore al rientro in casa, questo si trova a dover soddisfare un elevato fabbisogno di energia per raffrescare gli ambienti. Chiudere le persiane, abbassare le tapparelle o comunque schermare i serramenti nelle ore centrali delle giornate estive consente di ridurre gli apporti solari in ingresso all’abitazione e, conseguentemente, l’energia richiesta dai climatizzatori.

Il risparmio dovuto a questo semplice accorgimento varia considerevolmente in base all’esposizione dell’abitazione e alla quantità di superfici vetrate, ma si stima che consenta di risparmiare fino al 25% in media del consumo di partenza (circa di circa 85 kWh elettrici a famiglia). Moltiplicando questo dato per il 30% dei nuclei familiari si ottiene un risparmio di 658 milioni di kWh elettrici, corrispondenti a 51 milioni di m3 di metano. Questa ipotesi presuppone che tutte le famiglie che dispongano di un climatizzatore possano schermare i serramenti durante le ore centrali della giornata.

Scegliere la tecnologia inverter

In un condizionatore con sistema di controllo inverter, la velocità di rotazione del compressore viene regolata costantemente e questo permette di avere prestazioni ottimali in qualsiasi condizioni di impiego, adeguando la potenza frigorifera e termica erogata all’effettiva necessità. Questi modelli, particolarmente funzionali quando si prevede di tenere accesa l’aria condizionata per molte ore di seguito, costano di più rispetto a quelli dotati di tecnologia on-off ma il consumo energetico e la rumorosità sono minori, a fronte di un maggior comfort all’interno degli ambienti serviti.

Attenzione alla posizione

In fase di installazione, è importante collocare il climatizzatore nella parte alta della parete: l’aria fredda tende infatti a scendere e si mescolerà più facilmente con quella calda che invece tende a salire. Occorre assolutamente evitare di posizionare il climatizzatore dietro divani o tende: l’effetto-barriera blocca la diffusione dell’aria fresca.

Un climatizzatore per stanza

Installare un condizionatore potente in corridoio sperando che rinfreschi l’intera abitazione è inutile: l’unico risultato sarà quello di prendersi un colpo di freddo ogni volta che si attraversa il corridoio andando da una stanza all’altra, in quanto sarà l’unico ambiente ad essere raffrescato.

Non lasciare porte e finestre aperte

Il climatizzatore raffresca e deumidifica l’ambiente in cui è installato trasferendo il calore e l’umidità all’esterno. L’ingresso nella stanza di“nuova” aria calda obbliga l’apparecchiatura a compiere un lavoro supplementare per riportare la temperatura e l’umidità ai livelli richiesti, con un conseguente dispendio di energia.

Usare il timer e la funzione ‘notte’

Grazie a queste funzioni è possibile ridurre al minimo il tempo di accensione dell’apparecchio e aumentare il comfort. Inoltre, consentono di accendere e spegnere il climatizzatore anche a distanza e di tenerlo in funzione per il solo periodo di tempo in cui se ne ha realmente bisogno. La funzione “notte” o “sleep” regola, nelle ore notturne, la temperatura ambiente in modo da rispondere alla variazione della temperatura corporea.

Attenzione alla pulizia e alla corretta manutenzione

I filtri dell’aria e le ventole devono essere ripuliti alla prima accensione stagionale e almeno ogni due settimane, perché si tratta del luogo dove più di frequente si annidano muffe e batteri dannosi per la salute, tra i quali il batterio della legionella che può essere mortale. È importante inoltre controllare la tenuta del circuito del gas. Si ricorda inoltre che la normativa prevede l’obbligo del libretto impianto e di controlli periodici per gli impianti con una potenza superiore a 10 kW per quelli invernali e a 12 kW per quelli estivi.

Sostituire le lampadine incandescenti

Gli apporti di calore dovuti all’illuminazione sono una parte non trascurabile del carico termico all’interno delle abitazioni. Le lampade a incandescenza, in particolare, trasformano in calore il 90% dell’energia elettrica assorbita, in parte dissipato nell’ambiente per radiazione (80%), in parte per convezione e conduzione (10%). Il carico termico interno può essere ridotto sostituendo le lampadine esistenti con altre a tipologia a LED. Le luci a LED consumano infatti molta meno energia rispetto all’illuminazione a incandescenza e producono un calore minimo, riducendo il fabbisogno per raffrescamento.

Uso di pannelli solari

L’installazione di pannelli solari termici e fotovoltaici può permettere alle abitazioni di essere completamente indipendenti dalle forniture esterne di corrente elettrica e di altri combustibili, ad esempio il gas per l’acqua calda. 

Fai un check-up alla tua casa

Chiedere a un tecnico di effettuare una diagnosi energetica dell’edificio è il primo passo utile per valutare lo stato dell’isolamento termico di pareti e finestre e l’efficienza degli impianti di climatizzazione. La diagnosi suggerirà gli interventi da realizzare valutandone il rapporto costi-benefici. Oltre ad abbattere i costi per la climatizzazione estiva degli ambienti, gli interventi sono ancora più convenienti se si usufruisce degli incentivi disponibili.

Occhio agli incentivi

Per agevolare la sostituzione degli impianti esistenti e l’installazione di soluzioni tecnologiche ad elevata efficienza energetica, esistono varie forme di incentivo. In particolare, per l’installazione di impianti solari termici è possibile accedere al Conto Termico 2.0, alle detrazioni fiscali del 50% (bonus casa) e del 65% (ecobonus). La stessa cosa vale per l’installazione di pompe di calore, se destinate a sostituire il vecchio impianto termico. Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici, invece, l’incentivo da considerare è il bonus casa con detrazione al 50% (https://www.efficienzaenergetica.enea.it/detrazioni-fiscali.html).

Le misure elencate per il settore residenziale possono ritenersi valide anche per gli uffici, dove uno studio condotto da ENEA in collaborazione con Assoimmobiliare evidenzia come la climatizzazione estiva costituisca il 57% dei consumi totali di energia elettrica.

FONTE UNI – CONFARTIGIANATO BERGAMO

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Fonte: Klima Haus – Casa Clima

Energia: i consigli ENEA per ridurre i consumi dei condizionatori

Con l’inizio della stagione estiva ENEA fornisce una serie di indicazioni pratiche per raffrescare le proprie abitazioni in modo efficiente, con un occhio all’impianto di climatizzazione per migliorare il comfort, risparmiare in bolletta e salvaguardare l’ambiente.

Attenzione alla classe energetica – La scelta del condizionatore rappresenta un requisito chiave per diminuire i consumi ed evitare brutte sorprese in bolletta. Indipendentemente dalla tecnologia, sono sempre da preferire i modelli in classe energetica superiore alla A in quanto, oltre a una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, consumano molto di meno. Il consumo energetico annuo indicato sull’etichetta energetica è relativo a 1400 ore di funzionamento in modalità riscaldamento e 350 in modalità raffrescamento a cui è sommato il consumo di energia in altre modalità quali lo standby. Scegliendo ad esempio un modello in classe “A+++” potremo spendere per l’energia elettrica circa il 30 – 40% di meno di quanto spenderemmo con un modello di classe “B”.

Scegli la tecnologia inverter – In un condizionatore con sistema di controllo inverter, la velocità di rotazione del compressore viene regolata costantemente e questo permette di avere prestazioni ottimali in qualsiasi condizioni di impiego adeguando la potenza frigorifera e termica erogata all’effettiva necessità. Questi modelli, particolarmente funzionali quando si prevede di tenere accesa l’aria condizionata per molte ore di seguito, costano di più rispetto a quelli dotati di tecnologia on-off ma il consumo energetico e la rumorosità sono minori, a fronte di un maggior comfort all’interno degli ambienti serviti.

Occhio agli incentivi – Per l’acquisto di un climatizzatore a pompa di calore, se destinato a sostituire integralmente o parzialmente il vecchio impianto termico, è possibile scegliere tra: Bonus casa, Ecobonus o Conto termico 2.0 (https://www.efficienzaenergetica.enea.it/detrazioni-fiscali.html).

Attenzione alla posizione – In fase di installazione, è importante collocare il climatizzatore nella parte alta della parete: l’aria fredda tende infatti a scendere e si mescolerà più facilmente con quella calda che invece tende a salire. Occorre assolutamente evitare di posizionare il climatizzatore dietro divani o tende: l’effetto-barriera blocca la diffusione dell’aria fresca.

Non raffreddare troppo l’ambiente e attenzione all’umidità – La normativa prevede che durante la stagione estiva la temperatura interna non deve scendere sotto i 24-26 gradi centigradi ma, il più delle volte, due o tre gradi in meno rispetto alla temperatura esterna sono già sufficienti. Spesso per scongiurare la sensazione di caldo opprimente può bastare l’attivazione della funzione “deumidificazione”, in quanto l’umidità presente nell’aria fa percepire una temperatura ben più elevata di quella reale.

Ogni stanza ha bisogno del suo climatizzatore – Installare un condizionatore potente in corridoio sperando che rinfreschi l’intera abitazione è inutile: l’unico risultato sarà quello di prendersi un colpo di freddo ogni volta che si attraversa il corridoio andando da una stanza all’altra, in quanto sarà l’unico ambiente ad essere raffrescato.

Non lasciare porte e finestre aperte – Il climatizzatore raffresca e deumidifica l’ambiente in cui è installato trasferendo il calore e l’umidità all’esterno. L’ingresso nella stanza di “nuova” aria calda obbliga l’apparecchiatura a compiere un lavoro supplementare per riportare la temperatura e l’umidità ai livelli richiesti, con un conseguente dispendio di energia.

Coibenta i tubi del circuito refrigerante all’esterno dell’abitazione – Per evitare inutili dispersioni è necessario isolare termicamente i tubi del circuito refrigerante presenti all’esterno dell’abitazione. E’ inoltre opportuno assicurarsi che la parte esterna del climatizzatore non sia esposta al sole e alle intemperie.

Usa il timer e la funzione ‘notte’ – Grazie a queste funzioni è possibile ridurre al minimo il tempo di accensione dell’apparecchio e aumentare il comfort. Inoltre, consentono di accendere e spegnere il climatizzatore anche a distanza e di tenerlo in funzione per il solo periodo di tempo in cui se ne ha realmente bisogno. La funzione “notte” o “sleep” regola, nelle ore notturne, la temperatura ambiente in modo da rispondere alla variazione della temperatura corporea.

Attenzione alla pulizia e alla corretta manutenzione – I filtri dell’aria e le ventole devono essere ripuliti alla prima accensione stagionale e almeno ogni due settimane, perché si tratta del luogo dove più di frequente si annidano muffe e batteri dannosi per la salute, tra i quali il batterio della legionella che può essere mortale. È importante inoltre controllare la tenuta del circuito del gas. Si ricorda inoltre che la normativa prevede l’obbligo del libretto impianto e di controlli periodici per gli impianti con una potenza superiore a 10 kW per quelli invernali e a 12 kW per quelli estivi.

Fai un check-up alla tua casa – Chiedere a un tecnico di effettuare una diagnosi energetica dell’edificio è il primo passo utile per valutare lo stato dell’isolamento termico di pareti e finestre e l’efficienza degli impianti di climatizzazione. La diagnosi suggerirà gli interventi da realizzare valutandone il rapporto costi-benefici. Oltre ad abbattere i costi per la climatizzazione estiva degli ambienti anche fino al 40%, gli interventi sono ancora più convenienti se si usufruisce delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, l’Ecobonus, che consente di detrarre dalle imposte IRPEF o IRES dal 50 all’85% delle spese sostenute a seconda della complessità dell’intervento e il Superbonus, con cui l’aliquota di detrazione sale al 110%”.

Per ulteriori informazionihttps://www.efficienzaenergetica.enea.it/

Fonte: Confartigianato Bergamo

20,7 gradi in Antartide, una disperata richiesta di aiuto lanciata dal pianeta

Il surreale picco di temperatura è solo l’ultimo dei molti indici di allarme che ci sono giunti dai ghiacci negli ultimi anni. Ecco perché non possiamo ignorarli

In Antartide non aveva mai fatto così caldo. Nelle scorse ore si sono registrati infatti 20,7 gradi centigradi, un valore che stupisce non solo perché molto alto, ma anche perché arriva solo una settimana dopo l’altra temperatura record di 18,3 gradi centigradi registrata nel continente. Segno che non può trattarsi di un caso, quanto di un trend ben definito.

Mentre le temperature schizzavano verso l’alto, un iceberg di 300 chilometri quadrati, più o meno le dimensioni dell’isola di Malta, si staccava dal ghiacciaio Pine Island. “Quello che è davvero preoccupante è che il flusso quotidiano di dati rivela la drammatica velocità con cui il clima sta cambiando il volto dell’Antartide” ha sottolineato Mark Drinkwateresperto di criosfera dell’Agenzia spaziale europea. Un’altra ricerca uscita in questi giorni ha evidenziato che a causa dell’innalzamento delle temperatura, le colonie di pinguini pigoscelidi antartici hanno subito un crollo fino al 77% rispetto a 50 anni fa.

Ma che in queste settimane ci sia qualcosa di climaticamente strano, lo capiamo anche da casa nostra, senza dover andare in capo al mondo. L’inverno che stiamo vivendo nel Mediterraneo è il più caldo da decenni, con temperatura che sono in media superiori di tre gradi rispetto a quelli che dovrebbero essere i valori del periodo. In Piemonte a inizio mese la colonnina di mercurio ha fatto segnare addirittura 27 gradi, trasformando quella che doveva essere una gelida giornata di inizio febbraio in un soleggiato pomeriggio di giugno.

I campanelli di allarme sull’emergenza cliamatica ormai si sprecano e giorno dopo giorno bisogna aggiornare il file degli eventi estremi. Eppure, per quanto la coscienza ambientale sia cresciuta notevolmente negli ultimi anni, tra il boom dei partiti verdi, i discorsi in Europa e oltreoceano sul Green new deal e l’affermazione dei movimenti giovanili dei Fridays for Future, la tragedia climatica in corso continua ad avere un ruolo marginale nel dibattito politico e pubblico. Il problema è sempre lo stesso: nella maggior parte dei casi l’emergenza non riguarda direttamente il presente, ma il futuro. E per questo si tende a sottostimare il problema e a rinviare la messa in pratica di politiche e azioni sì costose, ma necessarie.

Eppure la lotta al climate change non è un mero discorso ideologico, perché i cambiamenti in corso si faranno sentire sulle nostre vite, rovinandole. La Coldiretti ha denunciato lo stato di emergenza in cui sta piombando l’agricoltura italiana, tra la forte siccità in corso e gli sbalzi anomali di temperatura che stanno distruggendo molti raccolti. Non si potrà andare avanti così ancora a lungo, uno dei fiori all’occhiello dell’economia italiana, l’agricoltura appunto, sta finendo la benzina. Ma al di là di questo, la storia ci insegna che durante il periodo detto ultimo interglaciale, un aumento di temperatura degli oceani inferiori ai due gradi portò allo scioglimento massivo della calotta glaciale antartica e a un conseguente innalzamento dei mari di tre metri.

Oggi stiamo vivendo le prime avvisaglie di questi fenomeni e le conseguenze per i territori costieri sarebbero tragiche, con interi territori e città che scomparirebbero sott’acqua. Flood Maps è un progetto che combina i dati della Nasa con la cartografia di Google Maps e mostra l’impatto di un innalzamento dei mari di 3 metri sul tessuto urbano globale. Città come VeneziaRavenna e Pisa scomparirebbero sott’acqua.

Ma il cambiamento climatico ha un effetto violento anche a livello sociale. Esso impatta maggiormente laddove le disuguaglianze sociali sono più persistenti, ampliandole. Come ha sottolineato il World Social Report 2020, il rapporto tra i redditi del 10% più ricco e del 10% più povero è più alto del 25% rispetto a quanto sarebbe in un mondo senza il riscaldamento globale. E poi c’è il tema connesso alla sicurezza: Nature ha evidenziato un aumento dei conflitti armati fino al 26% se la temperatura globale continuerà a salire. E d’altronde anche alla guerra in Siria, con tutta la striscia di devastazioni che si porta dietro, hanno contribuito questioni climatiche, in particolare la violenta siccità del 2007-2010.

Quello che ci aspetta è insomma uno scenario apocalittico, fatto di città che scompaiono, povertà dilagante, economie che collassano e guerre. Eppure il dibattito mainstream continua nel migliore dei casi a dedicare poco spazio al tema climatico, nel peggiore a lanciarsi in teorie negazioniste che non fanno altro che peggiorare una situazione già critica. I ghiacciai che si sciolgono, le ondate di caldo anomale, gli animali che si estinguono, sono continui gridi di allarme del pianeta che non possono più essere ignorati.

Fonte: Wired.it

Qualità dell’aria interna e inquinamento indoor: fonti e soluzioni per il comfort

L’aria che respiriamo in casa, al lavoro e sui mezzi pubblici, può compromettere il nostro benessere: spesso più all’interno che all’esterno si concentrano agenti inquinanti chimici, biologici e fisici pericolosi per l’uomo. È importante, quindi, essere consapevoli e attenti, ricorrendo alle giuste soluzioni per migliorare la qualità dell’aria interna.

Con aria interna si fa riferimento a quella che respiriamo in casa, in ufficio, negli edifici destinati al tempo libero, ovvero in tutti quegli spazi confinati in cui è prevista la permanenza delle persone. Passiamo più tempo al chiuso che all’aperto, eppure, dedichiamo grande attenzione all’inquinamento atmosferico, ma non abbiamo la giusta sensibilità al tema dell’inquinamento indoor, che talvolta presenta livelli di inquinanti maggiori rispetto all’esterno.

L’insalubrità dell’aria in uno spazio chiuso, che può essere causata da vernici, arredamento, muffe, elevati livelli di umidità, ha effetti negativi sulla salute delle persone, sul loro benessere e sulla loro produttività; può provocare malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, favorire asma, allergie e malessere, una combinazione di sintomi spesso chiamata “sindrome da edificio malato” (Sick Building Syndrome). La pericolosità di questa miscela di sostanze inquinanti in un ambiente confinato, dipende dalla durata prolungata e costante dell’esposizione.

Le fonti dell’inquinamento indoor e gli effetti sulle persone

La qualità dell’aria può essere compromessa da diverse fonti inquinanti, sia interne che esterne, responsabili di agenti chimici, fisici e biologici di differente pericolosità, concentrazione e tipologia.

Cosa s’intende nello specifico con il termine inquinamento indoor? Il Ministero della Salute ha fornito una spiegazione esaustiva di questo fenomeno: “la modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica interna, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria stessa e tali da costituire un pericolo ovvero un pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo.”

Tra le fonti inquinanti più diffuse ci sono i prodotti per le pulizie, per la costruzione e la manutenzione degli edifici, la presenza di eccessiva umidità, gli impianti di condizionamento e ventilazione, i processi di combustione per il riscaldamento e per cucinare, l’utilizzo di appositi macchinari e alcune caratteristiche fisiche del luogo.

MULTIPOR COMPACT di YTONG è stato progettato per migliorare l’isolamento e ridurre il problema delle muffe. Si tratta di un pannello naturale, traspirabile e la sua capacità di regolazione igroscopica permette di eliminare la formazione di muffe o alghe, potenzialmente dannose per la salute.

Gli agenti chimici più diffusi e pericolosi sono il monossido di carbonio, il fumo di tabacco, ossidi di zolfo e azoto, ozono (emesso ad esempio dalle fotocopiatrici), i composti organici volatili, gli antiparassitari. Attenzione, quindi, ai materiali edili, alle vernici, agli arredi, alle stufe e ai caminetti e ai detergenti che si scelgono per pulire la casa.

Gli agenti biologici sono microrganismi, viventi e non, presenti in casa, come muffe, batteri, spore fungine, polline e parassiti vari.

Gli acari sono responsabili di allergie respiratorie: questi animali si annidano nelle nostre case, specialmente sulle poltrone e tappeti. Per sconfiggerli efficacemente vi consigliamo di rimuovere la polvere dalle superfici, lavare la biancheria a 60° e soprattutto arieggiare gli ambienti in quanto gli acari proliferano in aree umide.

Le muffe sono uno dei problemi più fastidiosi: la loro proliferazione è dovuta all’umidità e scarsa ventilazione. Al fine di combattere la presenza di muffe vi consigliamo di mantenere sotto controllo il livello di umidità della casa, assicurandovi di eliminare prontamente le macchie usando tinture speciali.

Per gli agenti fisici, come il Radon, va prestata particolare attenzione alla costruzione degli ambienti interrati o sotterranei, che deve essere effettuata con particolari attenzioni costruttive.

La concentrazione di tutte queste sostanze diventa preoccupante perché oggi, per favorire il risparmio energetico, gli edifici sono più isolati e impermeabili all’aria, riducendo così la ventilazione degli stessi. Per sopperire a questo problema si installa un sistema di ventilazione meccanico che, correttamente utilizzato e manutenuto, permette di avere il corretto numero di ricambi d’aria.

WHR 61 “single room” di RDZ è un dispositivo per la ventilazione meccanica controllata con recupero di calore, che aiuta il rinnovo dell’aria. 

Soluzioni per migliorare la qualità dell’aria interna di casa o dell’ufficio

In un edificio davvero sostenibile, la qualità dell’aria interna dovrebbe essere un criterio progettuale e per questo è fondamentale scegliere attentamente i materiali con cui costruire o ristrutturare un edificio.

materiali naturali, ad esempio, vengono prodotti e trattati senza ricorre a sostanze chimiche potenzialmente nocive. Per certificare la naturalezza dei prodotti commercializzati o le loro prestazioni, oggi molto aziende li sottopongono ad appositi iter per ottenere delle certificazioni che ne attestino la qualità.

I prodotti URSA TERRA in lana minerale, così come URSA GLASSWOOL in lana di vetro, si contraddistinguono per una ridottissima emissività di COV e formaldeide. Questo li rende prodotti adatti a favorire il risparmio energetico, senza rinunciare alla qualità dell’aria interna: sono soluzioni indicate per edifici sostenibili e votati al massimo benessere abitativo

Anche con le vernici e le finiture è bene fare attenzione, esistono prodotti naturali e anche antibatterici. Altrettanto importante è progettare correttamente un sistema di ventilazione che permetta il corretto ricambio d’aria. Gli impianti di ventilazione meccanica sono dotati di filtri, purificatori e deumidificatori, al fine di garantire l’estrazione dell’aria viziata, l’immissione di aria purificata e la regolazione del tasso di umidità degli ambienti interni. Esistono, poi, soluzioni per la purificazione dell’aria, con prestazioni differenti adatte sia a un ambiente domestico, che a luoghi come case di riposo, scuole o ambienti affollati. Si va dai purificatori portatili per la casa a dispositivi per la filtrazione dell’aria attraverso sistemi di canalizzazione.

ARYA indoor è una soluzione Fassa Bortolo pensata per la lotta all’inquinamento indoor, che si compone di una lastra in cartongesso Gypsotech GypsoARYA HD e dalla pittura per interni Pothos 003. Questi prodotti riescono a catturare la formaldeide e trasformarla in un composto innocuo.

E se fossero le piante a ridurre l’inquinamento indoor?

La presenza del verde in uno spazio confinato offre sicuramente un aiuto naturale per la purificazione dell’aria. Partendo da questo punto, la ricerca si è mossa per ottenere delle vere e proprie piante “mangia smog”, ovvero in grado di assorbire e metabolizzare alcuni inquinanti pericolosi per l’uomo. È un progetto portato avanti dall’Università di Washington, i cui ricercatori hanno modificato geneticamente una pianta, che ora è capace di scomporre le sostanze inquinanti in composti da lei assimilabili. I primi test hanno avuto successo e così i ricercatori si stanno muovendo per ottenere piante in grado di digerire anche altre sostanze inquinanti molto diffuse negli ambienti interni, come la formaldeide e il fumo di tabacco.

Occorre prestare attenzione anche ai detergenti per la pulizia della casa, spesso ricchi di sostanze nocive come il benzene e la formaldeide. In particolare quest’ultimo elemento chimico è riscontrabile anche nelle tappezzerie, moquette e altri prodotti tessili.

Come combattere l’inquinamento indoor: consigli pratici

Per combattere l’inquinamento indoor è possibile attuare alcune pratiche strategie così da rendere l’aria di casa più salubre per tutta la famiglia. Prima di tutto controllate sempre il livello di umidità in casa, cercando di mantenerla tra i 18° e i 22°: l’umidità è la causa primaria della formazione di muffe e batteri i quali comportano allergie e problemi respiratori. Una corretta ventilazione degli ambienti vi consentirà di diminuire la presenza di polveri e microrganismi: lasciate sempre areare la casa facendo uscire le sostanze inquinanti.

Gli impianti di condizionamento devono essere opportunamente puliti e i filtri dell’aria condizionata cambiati ogni inizio stagione: in questo modo manterrete gli impianti perfettamente funzionanti e non farete propagare polveri e batteri.

prodotti con certificazione ambientale sono una buona risorsa per prevenire il diffondersi dei VOC: potete optare per detersivi ecologici oppure per rimedi naturali laddove non è necessario utilizzare prodotti specifici.

A cura di: Arch. Gaia Mussi

Fonte: Info Build Energia

 

Mala aria di città 2020

“Secondo l’Agenzia Ambientale Europea (EEA) l’inquinamento atmosferico continua ad avere impatti significativi sulla salute della popolazione europea, in particolar modo per i cittadini delle aree urbane.

Gli inquinanti sotto osservazione, in termini di rischio per la salute umana, sono le polveri sottili (Pm), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3).”

qui di seguito troverete il link con l’intero dossier promosso da Legambiente.

https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2020/01/Malaria-di-citta-2020.pdf

Fonte Legambiente