Qualità dell’aria interna e inquinamento indoor: fonti e soluzioni per il comfort

L’aria che respiriamo in casa, al lavoro e sui mezzi pubblici, può compromettere il nostro benessere: spesso più all’interno che all’esterno si concentrano agenti inquinanti chimici, biologici e fisici pericolosi per l’uomo. È importante, quindi, essere consapevoli e attenti, ricorrendo alle giuste soluzioni per migliorare la qualità dell’aria interna.

Con aria interna si fa riferimento a quella che respiriamo in casa, in ufficio, negli edifici destinati al tempo libero, ovvero in tutti quegli spazi confinati in cui è prevista la permanenza delle persone. Passiamo più tempo al chiuso che all’aperto, eppure, dedichiamo grande attenzione all’inquinamento atmosferico, ma non abbiamo la giusta sensibilità al tema dell’inquinamento indoor, che talvolta presenta livelli di inquinanti maggiori rispetto all’esterno.

L’insalubrità dell’aria in uno spazio chiuso, che può essere causata da vernici, arredamento, muffe, elevati livelli di umidità, ha effetti negativi sulla salute delle persone, sul loro benessere e sulla loro produttività; può provocare malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, favorire asma, allergie e malessere, una combinazione di sintomi spesso chiamata “sindrome da edificio malato” (Sick Building Syndrome). La pericolosità di questa miscela di sostanze inquinanti in un ambiente confinato, dipende dalla durata prolungata e costante dell’esposizione.

Le fonti dell’inquinamento indoor e gli effetti sulle persone

La qualità dell’aria può essere compromessa da diverse fonti inquinanti, sia interne che esterne, responsabili di agenti chimici, fisici e biologici di differente pericolosità, concentrazione e tipologia.

Cosa s’intende nello specifico con il termine inquinamento indoor? Il Ministero della Salute ha fornito una spiegazione esaustiva di questo fenomeno: “la modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica interna, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria stessa e tali da costituire un pericolo ovvero un pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo.”

Tra le fonti inquinanti più diffuse ci sono i prodotti per le pulizie, per la costruzione e la manutenzione degli edifici, la presenza di eccessiva umidità, gli impianti di condizionamento e ventilazione, i processi di combustione per il riscaldamento e per cucinare, l’utilizzo di appositi macchinari e alcune caratteristiche fisiche del luogo.

MULTIPOR COMPACT di YTONG è stato progettato per migliorare l’isolamento e ridurre il problema delle muffe. Si tratta di un pannello naturale, traspirabile e la sua capacità di regolazione igroscopica permette di eliminare la formazione di muffe o alghe, potenzialmente dannose per la salute.

Gli agenti chimici più diffusi e pericolosi sono il monossido di carbonio, il fumo di tabacco, ossidi di zolfo e azoto, ozono (emesso ad esempio dalle fotocopiatrici), i composti organici volatili, gli antiparassitari. Attenzione, quindi, ai materiali edili, alle vernici, agli arredi, alle stufe e ai caminetti e ai detergenti che si scelgono per pulire la casa.

Gli agenti biologici sono microrganismi, viventi e non, presenti in casa, come muffe, batteri, spore fungine, polline e parassiti vari.

Gli acari sono responsabili di allergie respiratorie: questi animali si annidano nelle nostre case, specialmente sulle poltrone e tappeti. Per sconfiggerli efficacemente vi consigliamo di rimuovere la polvere dalle superfici, lavare la biancheria a 60° e soprattutto arieggiare gli ambienti in quanto gli acari proliferano in aree umide.

Le muffe sono uno dei problemi più fastidiosi: la loro proliferazione è dovuta all’umidità e scarsa ventilazione. Al fine di combattere la presenza di muffe vi consigliamo di mantenere sotto controllo il livello di umidità della casa, assicurandovi di eliminare prontamente le macchie usando tinture speciali.

Per gli agenti fisici, come il Radon, va prestata particolare attenzione alla costruzione degli ambienti interrati o sotterranei, che deve essere effettuata con particolari attenzioni costruttive.

La concentrazione di tutte queste sostanze diventa preoccupante perché oggi, per favorire il risparmio energetico, gli edifici sono più isolati e impermeabili all’aria, riducendo così la ventilazione degli stessi. Per sopperire a questo problema si installa un sistema di ventilazione meccanico che, correttamente utilizzato e manutenuto, permette di avere il corretto numero di ricambi d’aria.

WHR 61 “single room” di RDZ è un dispositivo per la ventilazione meccanica controllata con recupero di calore, che aiuta il rinnovo dell’aria. 

Soluzioni per migliorare la qualità dell’aria interna di casa o dell’ufficio

In un edificio davvero sostenibile, la qualità dell’aria interna dovrebbe essere un criterio progettuale e per questo è fondamentale scegliere attentamente i materiali con cui costruire o ristrutturare un edificio.

materiali naturali, ad esempio, vengono prodotti e trattati senza ricorre a sostanze chimiche potenzialmente nocive. Per certificare la naturalezza dei prodotti commercializzati o le loro prestazioni, oggi molto aziende li sottopongono ad appositi iter per ottenere delle certificazioni che ne attestino la qualità.

I prodotti URSA TERRA in lana minerale, così come URSA GLASSWOOL in lana di vetro, si contraddistinguono per una ridottissima emissività di COV e formaldeide. Questo li rende prodotti adatti a favorire il risparmio energetico, senza rinunciare alla qualità dell’aria interna: sono soluzioni indicate per edifici sostenibili e votati al massimo benessere abitativo

Anche con le vernici e le finiture è bene fare attenzione, esistono prodotti naturali e anche antibatterici. Altrettanto importante è progettare correttamente un sistema di ventilazione che permetta il corretto ricambio d’aria. Gli impianti di ventilazione meccanica sono dotati di filtri, purificatori e deumidificatori, al fine di garantire l’estrazione dell’aria viziata, l’immissione di aria purificata e la regolazione del tasso di umidità degli ambienti interni. Esistono, poi, soluzioni per la purificazione dell’aria, con prestazioni differenti adatte sia a un ambiente domestico, che a luoghi come case di riposo, scuole o ambienti affollati. Si va dai purificatori portatili per la casa a dispositivi per la filtrazione dell’aria attraverso sistemi di canalizzazione.

ARYA indoor è una soluzione Fassa Bortolo pensata per la lotta all’inquinamento indoor, che si compone di una lastra in cartongesso Gypsotech GypsoARYA HD e dalla pittura per interni Pothos 003. Questi prodotti riescono a catturare la formaldeide e trasformarla in un composto innocuo.

E se fossero le piante a ridurre l’inquinamento indoor?

La presenza del verde in uno spazio confinato offre sicuramente un aiuto naturale per la purificazione dell’aria. Partendo da questo punto, la ricerca si è mossa per ottenere delle vere e proprie piante “mangia smog”, ovvero in grado di assorbire e metabolizzare alcuni inquinanti pericolosi per l’uomo. È un progetto portato avanti dall’Università di Washington, i cui ricercatori hanno modificato geneticamente una pianta, che ora è capace di scomporre le sostanze inquinanti in composti da lei assimilabili. I primi test hanno avuto successo e così i ricercatori si stanno muovendo per ottenere piante in grado di digerire anche altre sostanze inquinanti molto diffuse negli ambienti interni, come la formaldeide e il fumo di tabacco.

Occorre prestare attenzione anche ai detergenti per la pulizia della casa, spesso ricchi di sostanze nocive come il benzene e la formaldeide. In particolare quest’ultimo elemento chimico è riscontrabile anche nelle tappezzerie, moquette e altri prodotti tessili.

Come combattere l’inquinamento indoor: consigli pratici

Per combattere l’inquinamento indoor è possibile attuare alcune pratiche strategie così da rendere l’aria di casa più salubre per tutta la famiglia. Prima di tutto controllate sempre il livello di umidità in casa, cercando di mantenerla tra i 18° e i 22°: l’umidità è la causa primaria della formazione di muffe e batteri i quali comportano allergie e problemi respiratori. Una corretta ventilazione degli ambienti vi consentirà di diminuire la presenza di polveri e microrganismi: lasciate sempre areare la casa facendo uscire le sostanze inquinanti.

Gli impianti di condizionamento devono essere opportunamente puliti e i filtri dell’aria condizionata cambiati ogni inizio stagione: in questo modo manterrete gli impianti perfettamente funzionanti e non farete propagare polveri e batteri.

prodotti con certificazione ambientale sono una buona risorsa per prevenire il diffondersi dei VOC: potete optare per detersivi ecologici oppure per rimedi naturali laddove non è necessario utilizzare prodotti specifici.

A cura di: Arch. Gaia Mussi

Fonte: Info Build Energia

 

Mala aria di città 2020

“Secondo l’Agenzia Ambientale Europea (EEA) l’inquinamento atmosferico continua ad avere impatti significativi sulla salute della popolazione europea, in particolar modo per i cittadini delle aree urbane.

Gli inquinanti sotto osservazione, in termini di rischio per la salute umana, sono le polveri sottili (Pm), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3).”

qui di seguito troverete il link con l’intero dossier promosso da Legambiente.

https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2020/01/Malaria-di-citta-2020.pdf

Fonte Legambiente

L’aumento delle emissioni di anidride carbonica sta rallentando?

Sebbene quest’anno il tasso di crescita sia più lento rispetto agli anni passati, le emissioni di anidride carbonica dovranno essere ridotte a zero se si vorrà salvare il pianeta dal riscaldamento globale. I dati presentati durante la Cop25.

Se da una parte le emissioni di anidride carbonica, il gas serra responsabile del riscaldamento globale, continuano ad aumentare, dall’altro, magra consolazione, crescono a un ritmo più lento rispetto al passato. A raccontarlo, mentre è in corso la Cop25 (l’annuale conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul clima) a Madrid, sono stati i ricercatori dell’Università dell’East Anglia (Uea), in collaborazione con l’Università di Exeter, secondo cui quest’anno le emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili sono cresciute dello 0,6%, raggiungendo quasi 37 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2). Vale a dire una riduzione significativa rispetto all’1,5% nel 2017 e il 2,1% nel 2018. Lo studio Global Carbon Project 2019 è stato appena pubblicato su Nature Climate ChangeEarth System Science Data ed Environmental Research Letters.

Il tasso di crescita più lento delle emissioni di anidride carbonica nel 2019, spiegano i ricercatori, è dovuto principalmente a drastiche riduzioni dell’utilizzo del carbone da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea (-10%), e, in aggiunta, a una crescita più lenta dell’uso di carbone da parte di Paesi come la Cina e l’India. Inoltre, quest’anno, secondo le stime dello studio, le emissioni di CO2 dovute al consumo di petrolio, dovrebbero crescere dello 0,9%, mentre per quelle dovute all’uso di gas naturale, che rappresenta la fonte di emissioni in più rapida crescita, l’aumento previsto è del 2,6%. Mentre si prevede che le emissioni derivanti dalla combustione del carbone diminuiranno dello 0,9%.

Sebbene le strategie climatiche ed energetiche stiano emergendo, sottolineano i ricercatori, non sono ancora sufficienti per invertire la tendenza delle emissioni globali. “Un fallimento nell’affrontare prontamente i fattori trainanti alla base della continua crescita delle emissioni limiterà la capacità del mondo di spostarsi su un percorso coerente all’obiettivo dell’Accordo sul clima di Parigi”, spiega Pierre Friedlingstein, dell’università di Exeter. “La scienza è chiara: le emissioni di CO2 devono ridursi a zero a livello globale per fermare un ulteriore riscaldamento del pianeta”.

(infografica: University of East Anglia, University of Exeter e Global Carbon Project)

Le emissioni globali di CO2, ricordano i ricercatori, sono cresciute in media dello 0,9% all’anno dal 2010, più lentamente del 3% degli anni 2000. Mentre quest’anno le stime delle emissioni provocate dalla deforestazione, hanno raggiunto 6 miliardi di tonnellate di CO2, circa 0,8 miliardi di tonnellate in più rispetto ai livelli del 2018. Le emissioni totali di CO2 prodotte dalle attività umane – compresa la combustione di combustibili fossili e il consumo di suolo – dovrebbero raggiungere i 43,1 miliardi di tonnellate nel 2019. Mentre, la concentrazione di CO2 atmosferica nel 2019 dovrebbe essere del 47% al di sopra dei livelli preindustriali.

In Europa, sempre secondo le stime del nuovo studio, le emissioni sono diminuite dell’1,7% nel 2019, con una riduzione prevista del 10% delle emissioni a base di carbone. Mentre, il consumo petrolio continua ad aumentare, portando a un aumento delle emissioni dei prodotti petroliferi dello 0,5%. Anche il consumo di gas continua a crescere, di circa il 3% di media, sebbene a un tasso molto variabile tra gli stati membri dell’Ue. “Le attuali politiche climatiche ed energetiche sono troppo deboli per invertire le tendenze delle emissioni globali”, spiega Corinne Le Quéré, ricercatrice dell’Uea. “Le politiche hanno avuto successo a vari livelli nell’implementazione di tecnologie a basse emissioni di carbonio, come i veicoli solari, eolici ed elettrici. Ma queste spesso si aggiungono alla domanda esistente di energia anziché sostituire le tecnologie che emettono CO2, in particolare nei paesi in cui la domanda di energia è in crescita. Abbiamo bisogno di politiche più forti volte a eliminare gradualmente l’uso di combustibili fossili”.

Fonte: Wired

AL VIA L’11^ SETTIMANA PER L’ENERGIA

AL VIA L’11^ SETTIMANA PER L’ENERGIA: DAL 21 AL 26 OTTOBRE UNA SETTIMANA DI EVENTI SULL’ECONOMIA CIRCOLARE

Sta per partire l’edizione 2019 della Settimana per l’Energia, la manifestazione ideata e promossa da Confartigianato Imprese Bergamo sui temi della green economy e della sostenibilità che da 11 anni si propone di sensibilizzare imprenditori, professionisti, istituzioni, cittadini e studenti sulle tematiche energetiche e ambientali attraverso una settimana di incontri, workshop, convegni, iniziative per le scuole ed eventi per la collettività.

METTIAMO ENERGIA IN CIRCOLO

Il titolo dell’11^ edizione, in programma dal 21 al 26 ottobre, è «Mettiamo energia in circolo: le sfide dell’economia circolare».

Attraverso una serie di appuntamenti ed eventi che si svilupperanno a Bergamo e nelle province lombarde, cercheremo di affrontare, presentare, chiarire e dibattere una tematica di estrema attualità qual è quella del riuso e dell’economia circolare davanti a platee di imprenditori, professionisti, rappresentanti di istituzioni, ma anche di studenti e comuni cittadini.

COS’È L’ECONOMIA CIRCOLARE?

L’economia circolare è un sistema pensato per potersi rigenerare da solo, che si mantiene attraverso il riutilizzo dei materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi.

Le parole d’ordine di questo modo di pensare sono condivisione, riuso, riciclo, rigenerazione e riutilizzo delle materie prime, dei prodotti, delle risorse e degli scarti, che vengono rivisitati per diventare nuovi prodotti.

Si tratta di una vera e propria linea di demarcazione rispetto all’abitudine al consumo “usa e getta” che favorisce tutto quello che si può reimpiegare e riutilizzare e che sta diventando sempre più un modello produttivo a cui le imprese devono tendere.

Per questo la Settimana per l’Energia, grazie alla presenza di relatori di altissimo livello, cercherà di comprendere a che punto siamo, identificare quali siano le sfide aperte e quali le possibili soluzioni, illustrando i benefici dell’economia circolare e promuovendo occasioni di sviluppo e riqualificazione per le aziende e le loro filiere.

IL PROGRAMMA

Quest’anno Settimana per l’Energia rientra nelle iniziative della Presidenza italiana di Eusalp la macroregione Alpina dell’Unione Europea, che riunisce 48 regioni di sette Paesi europei (Germania, Francia, Italia, Austria, Slovenia, Svizzera e Liechtenstein). Per questo motivo la terza “EUSALP Energy Conference” si terrà eccezionalmente proprio a Bergamo grazie all’organizzazione congiunta di Settimana per l’Energia e Regione Lombardia con il gruppo di lavoro sull’energia della macroregione, AG9. I lavori costituiranno anche la 32ª Conferenza Organizzativa di Confartigianato Imprese Bergamo.

Il palinsesto della Settimana per l’Energia prevede una serie di eventi a Bergamo e Provincia, con il patrocinio e il sostegno della Camera di Commercio di Bergamo e i patrocini di Comune e Provincia di Bergamo e della Fondazione Bergamo Smart City & Community, dei collegi dei Geometri e dei Periti Industriali.

Inoltre  per il terzo anno consecutivo, gli eventi si terranno in altre 11 province lombarde grazie al coinvolgimento dell’intero sistema regionale di Confartigianato Lombardia , con il patrocinio di Regione Lombardia.

In totale, saranno 15 gli eventi e seminari del Sistema Confartigianato dedicati alle imprese, 6 gli eventi collaterali e i workshop, 4 gli appuntamenti per le scuole.

GLI APPUNTAMENTI

Ecco gli eventi principali per le imprese artigiane bergamasche

  • Evento di apertura Settimana per l’Energia

“Mettiamo energia in circolo: le sfide dell’economia circolare”

Lunedì 21 ottobre 2019 alle ore 11.00

Sala Stampa Palazzo Lombardia – Milano – Piazza Città di Lombardia, 1

L’evento inaugurale si pone l’obiettivo di presentare la propria prospettiva di lettura del tema dell’economia circolare ed introdurre la programmazione dell’intera Settimana per l’Energia, proseguendo idealmente il dialogo avviato nelle precedenti edizioni.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/evento-apertura-mettiamo-energia-in-circolo/

  • Evento dedicato alle imprese manifatturiere

Convegno organizzato da Imprese &Territorio

“Energia, tutela ed efficientamento energetico: mettiamo in circolo la competitività d’impresa”

Lunedì 21 ottobre 2019 alle ore 18.30

Auditorium Confartigianato Imprese Bergamo – Via Torretta, 12

Imprese & Territorio, da 12 anni organismo di rappresentanza delle associazioni delle PMI del territorio, nel 2018 ha creato I&T – Innovation and Technology Hub per rafforzare la capacità delle imprese di operare in aree strategiche quali l’innovazione tecnologica e l’impresa 4.0.

Nell’incontro verrà spiegato il bilancio di due anni di attività e, grazie alla partnership con Schneider Electric, verranno presentate importanti soluzioni per l’efficientamento energetico degli impianti produttivi del terziario avanzato e dei buildings

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/energia-tutela-efficientamento-competitivita-impresa/

  • Evento dedicato alle imprese dell’Area Costruzioni

Conferenza Organizzativa Confartigianato Bergamo /Terza Conferenza Energia EUSALP

“Come promuovere gli investimenti per l’efficienza energetica nella Macroregione Alpina: la leva della ristrutturazione degli edifici pubblici”

Martedì 22 ottobre 2019 alle ore 14.30

Auditorium i.lab Italcementi – Bergamo – Via Stezzano 87

Confartigianato Lombardia, Regione Lombardia e Gruppo d’azione 9 di EUSALP collaborano alla terza Conferenza sull’Energia EUSALP nell’ambito della Settimana per l’Energia.

Rappresentanti del mondo della politica, ricerca e sviluppo, fornitori di energia, associazioni imprenditoriali e professionisti del settore, delle ONG e della popolazione interessata discuteranno i passi necessari per migliorare l’efficienza energetica nelle Alpi, in linea con gli obiettivi di protezione del clima, partendo proprio dagli edifici pubblici.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/terza-conferenza-energia-eusalp-conferenza-organizzativa-confartigianato-imprese-bergamo-come-promuovere-gli-investimenti-per-lefficienza-energetica-nella-macroregione-alpina-la-leva-del/

  • Evento del Comune di Bergamo

Progetto sviluppo teleriscaldamento del Comune di Bergamo

Mercoledì 23 ottobre 2019 alle ore 14.00

Auditorium Confartigianato Imprese Bergamo – Via Torretta, 12

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/progetto-sviluppo-teleriscaldamento-del-comune-di-bergamo/

  • Evento per le famiglie

Proiezione film “Oceano di plastica”

Mercoledì 23 ottobre 2019 alle ore 21.00

Cinema Conca Verde – Bergamo – Via Mattioli, 65

Docufilm del giornalista Craig Leeson “Oceano di plastica”, un’inchiesta che presenta gli effetti dell’inquinamento da plastica nei mari, con varie testimonianze di ricercatori, fondazioni e persone comuni.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/proiezione-film-oceano-di-plastica-bergamo/

  • Workshop

“Lo scarto diventa utile – nuovi materiali e soluzione tecnologiche per le imprese”

Giovedì 24 ottobre 2019 alle ore 14.30

POINT – Polo per l’Innovazione Tecnologica – Dalmine – Via Einstein

Durante l’incontro, organizzato da Bergamo Sviluppo in collaborazione con il PST Galileo Visionary District di Padova e con l’Università di Bergamo, verranno illustrate le caratteristiche tecniche e applicative di una serie di materiali derivanti da materie prime riciclate, materiali naturali e/o rinnovabili che trovano poi applicazione in svariati settori industriali (edilizia, plastica, packaging, ecc.). Verrà inoltre presentata la ricerca di Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo ed Enea relativa ai nuovi processi di recupero delle fibre di carbonio.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/workshop-lo-scarto-diventa-utile-nuovi-materiali-e-soluzione-tecnologiche-per-le-imprese-dalmine/

  • Evento di chiusura Settimana per l’Energia 2019

“Economia circolare: un ritratto in numeri e le best practice di EUSALP”

Venerdì 25 ottobre 2019 alle ore 16.00

Sala Belvedere Palazzo Lombardia – Milano – Piazza Città di Lombardia, 1

L’evento sarà introdotto dalla presentazione del Rapporto 2019 dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/evento-di-chiusura-settimana-per-lenergia-2019-economia-circolare-un-ritratto-in-numeri-e-le-best-practice-di-eusalp/

EVENTI DI SISTEMA DI CONFARTIGIANATO

Le imprese interessate potranno partecipare ad eventi che si terranno su tutto il territorio lombardo, organizzati dalle Confartigianato lombarde: Alto Milanese, Apa Milano -Monza e Brianza, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese, e da Api – Associazione Piccole e medie Industrie Milano.

Puoi consultare il programma degli eventi e iscriverti CLICCANDO QUI

EVENTI PER LE SCUOLE

Particolarmente interessanti anche gli eventi per le scuole, tra i quali segnaliamo quello di giovedì 24 ottobre riservato alle scuole secondarie di secondo grado, dal titolo “L’economia circolare nella prospettiva globale della green economy e della responsabilità sociale d’impresa” che si propone di fornire ai giovani una panoramica delle opportunità lavorative esistenti nei settori del risparmio energetico e della green economy analizzando le competenze necessarie.

Clicca il link per ulteriori dettagli:

http://www.settimanaenergia.it/eventi/evento-per-scuole-secondarie-di-secondo-grado-leconomia-circolare-nella-prospettiva-globale-della-green-economy-e-della-responsabilita-sociale-dimpresa-bergamo/

TAVOLO SCIENTIFICO

Come ogni anno, gli appuntamenti, incontri, seminari, videoproiezioni, sono stati studiati da un tavolo scientifico che oltre a Confartigianato Imprese Bergamo, comprende i partner istituzionali ed economici del territorio bergamasco, tra i quali in particolare associazioni e ordini professionali come gli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri, Confcooperative Bergamo, ANCE Bergamo, il DIH di Imprese e Territorio, l’Università degli Studi di Bergamo, la Camera di Commercio con la sua azienda speciale Bergamo Sviluppo, l’Ufficio Scolastico per la Lombardia – ambito territoriale di Bergamo e il CETRI-TIRES (Centro Europeo per la Terza Rivoluzione Industriale).

Il tavolo regionale, con la regia di Confartigianato Lombardia, a cui partecipano le Confartigianato territoriali delle diverse province, prevede anche quest’anno il coordinamento scientifico del Politecnico di Milano.

IL PROGRAMMA E LE ISCRIZIONI

Puoi consultare il programma degli eventi e iscriverti CLICCANDO QUI

Tutti gli incontri della Settimana per l’Energia, sia a Bergamo, sia nelle altre province, sono a INGRESSO LIBERO E GRATUITO, ma per la partecipazione è necessario iscriversi on-line sul sito www.settimanaenergia.it, dove puoi anche consultare il programma dettagliato degli eventi e la rassegna stampa della Settimana.

Per ogni informazione è operativa la Segreteria organizzativa (tel. 035.274.337, e-mail: energia@artigianibg.com).

Fonte Confartigianato Bergamo

Chi c’è davvero dietro Greta Thunberg?

È un’attrice. Anzi no, è pagata dall’immancabile George Soros. E se invecefosse un progetto a tavolino di genitori scaltri e senza scrupoli? Su Greta Thunberg, attivista svedese di soli 16 anni, si è già scatenato il peggio del complottismo mondiale: proviamo allora a fare uno sforzo e metterci dalla prospettiva di chi crede ai grandi intrighi di cui la ragazza sarebbe vittima. Chi – o cosa – c’è davvero dietro Greta? La risposta in cifre difficilmente contestabili.

99%

Dietro Greta Thunberg c’è qualcosa di sorprendente: una comunità scientifica di esperti in diverse discipline che, dati alla mano e con un consenso interno superiore al 99%, non ha più dubbi sul fatto che la Terra si sta surriscaldando a causa delle attività umane. Sul fronte opposto, l’ormai sparuta minoranza di negazionisti sembra composta al 99% da scienziati che non si sono mai occupati di clima. E così, a differenza di altri temi controversi come la produzione di energia nucleare o alcune applicazioni delle biotecnologie, l’attività trentennale del gruppo intergovernativo di esperti sul clima delle Nazioni Unite (Ipcc) può certificare la visione unitaria degli scienziati, concordi sull’urgenza di adottare misure drastiche contro la crisi climatica. Ormai sappiamo già tutto quel che c’è da sapere per indirizzare le decisioni politiche. Dietro il grido di allarme di Thunberg ci sono dunque ragioni scientifiche solide come non mai.

0,2°C

Sebbene sia sfuggito a molti, negli stessi giorni in cui fior di opinionisti, per lo più maschi e canuti, inscenavano un imbarazzante dibattito sulla figura di Greta Thunberg, un rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale certificava che nei cinque anni fra il 2011 e il 2015 la temperatura media globale è aumentata di ben 0,2°C. Un’enormità. Per confronto, basti pensare che nel secolo e mezzo fra il 1850 e il 2011 l’aumento era stato di 0,9°C. Ciò significa che il riscaldamento del pianeta sta paurosamente accelerando sotto i nostri occhi. Mentre il pianeta frigge, più che perdere tempo a chiederci cosa si nasconda dietro Greta Thunberg, forse dovremmo domandarci a chi giova tutta questa dietrologia che ci porta a guardare il dito e a non vedere la Luna.

3°C

Al summit sul clima delle Nazioni Unite che si è svolto il 23 settembre a New York si sono fatte solo chiacchiere. Con poche eccezioni, le nazioni presenti si sono limitate a ribadire gli impegni già assunti per ridurre le emissioni, che tuttavia non sono sufficienti a rispettare l’accordo di Parigi. Persino se tutte le promesse fatte finora venissero mantenute – e al momento sono ben lontane dall’esserlo – la temperatura media globale aumenterebbe di oltre 3°C: una catastrofe. Dietro l’indignazione di Greta Thunberg per l’inerzia dei governi nell’affrontare la crisi climatica non c’è altro che la vergognosa inerzia dei governi nell’affrontare la crisi climatica. E il nostro esecutivo non sembra fare eccezione, tanto che il Green New Deal tricolore sbandierato all’Onu dal premier Conte è già sparito dai radar del dibattito nostrano.

6 milioni

Di certo dietro Greta Thunberg ci sono oltre 6 milioni di persone che hanno animato gli scioperi per il clima della scorsa settimana. In Nuova Zelanda è addirittura sceso in piazza il 3,5% della popolazione: la soglia di attivazione che si considera sufficiente per rovesciare un regime. Ma il movimento per il clima era già diventato un fenomeno globale nel 2015, quando Greta aveva solo 12 anni e la sua protesta davanti al parlamento svedese era ancora di là da venire. E non potrà che continuare a montare nei prossimi anni, man mano che gli impatti dei cambiamenti climatici si faranno più tangibili. Allora forse non sarà più Greta Thunberg il volto del movimento, ma dietro di lei c’è ormai una generazione di ragazzi e ragazze che non smetteranno di pretendere di avere un futuro. Come potrebbero? Mentre agli adulti non restano che due possibilità: accodarsi a questo salvifico movimento spontaneo o passare alla storia come la generazione che ha scelto di mandare in malora la biosfera quando ancora si poteva evitare il peggio.

Fonte Wired.it

Inquinamento domestico, quanto sono affidabili i purificatori d’aria?

L’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute della popolazione mondiale. E l’aria che respiriamo in casa, spesso, è anche peggio di quella esterna. Vediamo come è possibile difendersi

Quando parliamo di inquinamento, è l’aria a nascondere i pericoli maggiori per la nostra salute. Secondo gli ultimi dati dall’Oms circa una morte ogni nove, in tutto il mondo, può essere attribuita all’esposizione a particolato, ozono, biossido d’azoto, e altri principali inquinanti prodotti dall’attività umana. Lo smog che riempie le vie trafficate delle aree urbane è la spia più evidente dei rischi, ma a guardar bene, non siamo al sicuro neanche rifugiandoci tra le mura di casa.

Tutt’altro: i pericoli potrebbero essere persino peggiori al coperto, dove le sostanze inquinanti provenienti dall’esterno tendono a concentrarsi, e si vanno a sommare a quelli prodotte dalle nostre attività domestiche. Come difendersi? Esistono semplici pratiche quotidiane che aiutano a rendere sensibilmente più salubre l’aria che respiriamo al chiuso. E anche apparecchi per il monitoraggio e la purificazione dell’aria, sempre più diffusi sul mercato, ma ancora non sempre affidabili. Complice un totale vuoto normativo e la scarsa percezione del problema, però, gli esperti avvertono: si fa ancora troppo poco per difendersi dai rischi dell’inquinamento che affrontiamo tra le pareti di casa.

I pericoli dell’inquinamento

Tra le ore che passiamo in casa, quelle trascorse in ufficio, a scuola, in palestra o al centro commerciale, si stima che il 90% della nostra vita in città avvenga al coperto. È per questo che la qualità dell’aria indoor assume un importanza fondamentale per la nostra salute. “Gli studi disponibili dimostrano che in molte zone d’Europa l’attesa di vita è ridotta di un anno a causa dell’inquinamento atmosferico e che il 90% della popolazione che vive in aree urbane è esposta a livelli non sicuri di inquinanti”, spiega Alessandro Miani, esperto di prevenzione ambientale della Statale di Milano e presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima). “Non vedere la cappa di smog, non vuol dire essere al sicuro purtroppo: se non si prendono adeguate contromisure, l’aria negli ambienti confinati in media è perfino più inquinata: da 5 a 10 volte più di quella esterna”. Il fatto – continua Miani – è che al chiuso gli inquinanti tendono ad accumularsi, e a quelli prodotti da auto e altri fattori esterni si aggiungono anche quelli che produciamo direttamente in casa, con le pulizie, o quando cuciniamo.

Tanti nemici invisibili

Le sostanze di cui parliamo possono essere divisi in due macro gruppi. Da un lato, gli inquinanti chimico-fisici: gas di combustione (come ossidi d’azoto (Nox), biossido di zolfo (So2), monossido di carbonio), particolato atmosferico, polvere, composti organici volatili (i Cov), idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), radon, e anche fumo passivo di sigaretta. Dall’altro, invece, quelli di origine più prettamente biologica: batteri, virus, pollini, acari, residui biologici e composti allergenici di altro tipo.

Si tratta di sostanze che hanno effetti sul sistema respiratorio, provocando asma e allergie, disturbi a livello del sistema immunitario, danni per il sistema cardiovascolare e quello nervoso, oltre che su cute e mucose esposte”, sottolinea Miani. “Ancor più drammatici, forse, sono gli effetti del radon: un gas radioattivo incolore e inodore, che in alcune zone d’Italia emerge spontaneamente dal terreno e si accumula negli ambienti chiusi, legandosi alle polveri sottili che si trovano in caso, e raggiungendo così i bronchi. Qui il suo decadimento radioattivo irradia le cellule dei polmoni, provocando danni al dna che nel nostro paese sono responsabili di 3.200 decessi ogni anno per tumore al polmone, quasi il 10% del totale”.

Discorso a parte, infine, meritano gli ftalati: composti chimici utilizzati nell’industria della plastica per migliorarne flessibilità e modellabilità, che fanno parte del particolato atmosferico. Nelle case si possono trovare un po’ ovunque, e con il deterioramento degli oggetti legato al tempo e alle pulizie, si liberano nell’aria e tendono ad accumularsi al chiuso. Gli studi in questo campo sono ancora agli inizi, ma gli esperti ritengono che possano rappresentare un rischio molto serio per la salute dei più piccoli, perché si tratta di noti interferenti endocrini, sostanze in grado di alterare l’equilibrio ormonale, fondamentale per lo sviluppo fetale, per la corretta crescita dei bambini, per lo sviluppo sessuale e per le attività riproduttive.

 

inquinamento indoor
Dati del rapporto ISTISAT (Istituto superiore di sanità)

Le normative

Nonostante il pericolo sia noto, sull’inquinamento dell’aria indoor in Europa al momento ogni paese fa ancora storia a sé. “Diversi Paesi europei, in questi anni, hanno infatti attivato gruppi di lavoro con lo specifico mandato di elaborare valori guida per la qualità dell’aria negli ambienti confinati”, spiega Gianluigi de Gennaro, professore di chimica dell’ambiente dell’università degli studi di Bari Aldo Moro e responsabile Sima per la qualità dell’aria indoor. “Ad esempio la Germania, la Francia, la Gran Bretagna, l’Olanda, la Finlandia”. Per paesi come Finlandia, Belgio e Francia (ma solo parzialmente in quest’ultimo caso), le conclusioni hanno acquisito valore legale, mentre per gli altri sono state utilizzate per stilare delle raccomandazioni con cui valutare la qualità dell’aria al coperto.

In Italia ad oggi non esiste attualmente una normativa di riferimento che riporti valori guida per inquinanti di interesse ed approcci da adottare ai fini della valutazione della qualità dell’aria – aggiunge De Gennaro – le uniche esposizioni indoor normate si riferiscono agli ambienti di lavoro con limiti di concentrazione molto alti associati principalmente a tossicità acuta”.

Di recente la Sima ha elaborato una proposta in questo senso, che punta a individuare anche in Italia dei valori per valutare la qualità dell’aria indoor, e fissare dei limiti di esposizione cautelativi ai diversi inquinanti atmosferici. “Ci siamo basati sugli studi tossicologici riportati in letteratura e sui risultati prodotti dai gruppi di lavoro europei”, spiega Miani. “A titolo di esempio, sono stati previsti per gli inquinanti organici ad accertata cancerogenicità quali benzene, formaldeide e benzo(a)pirene valori limite pari a, rispettivamente, 5 µg/m3, 50 µg/m3 e 1 ng/m3 in linea con (ed in alcuni casi più stringenti di) quelli riportati dalle linee guida e/o normative esistenti nel panorama europeo”.

La prevenzione dell’inquinamento indoor

In attesa di norme e linee guida specifiche, gli esperti consigliano alcune semplici regole per migliorare la qualità dell’aria nelle nostre abitazioni. Il suggerimento per tutti è quello di areare gli ambienti domestici, almeno 2-3 volte al giorno per periodi di cinque minuti; utilizzare l’aspiratore a ventola e aprire le finestre quando si cucina; areare sempre quando si pulisce la casa e preferire prodotti come candeggina, ammoniaca, aceto e bicarbonato (molti prodotti commerciali contengono alte percentuali di solventi organici volatili), e infine di utilizzare aspirapolvere di buona qualità, preferibilmente ad acqua e non con sacchetto.

Particolare attenzione va prestata inoltre per i soggetti più a rischio: bambini, anziani e soggetti allettati. “Per i genitori è consigliabile prestare particolare attenzione alle camere dove trascorrono più tempo i figli: areare i locali per ottenere il completo ricambio dell’aria ogni 4 – 6 ore indipendentemente dal volume dei locali, mantenere la temperatura compresa tra i 18° e i 20° e il tasso di umidità dovrebbe aggirarsi tra il 45% e il 55%”, sottolinea Miani. “Dalle analisi climatiche eseguite nelle camere da letto dove riposano i bambini è stato notato che vi sia la tendenza ad usare l’umidificatore anche quando vi sia già un tasso di umidità sufficiente per la salute del bimbo. Si consiglia a tutte le mamme prima di accendere l’umidificatore di verificare con l’uso di un economico igrometro quale sia il tasso di umidità in casa. Anziani e allettati, essendo più fragili e spesso soggetti a malattie croniche, necessitano di altrettanta attenzione e di frequenti ricambi d’aria ed adeguata ventilazione nelle stanze in cui soggiornano più spesso e più a lungo”. 

La tecnologia

Buone pratiche di prevenzione a parte, oggi la tecnologia può aiutare a garantirci un’aria di qualità all’interno delle nostre case. Anche se in Italia si tratta di un’opportunità ancora poco sfruttata. “Siamo alla preistoria del controllo della qualità dell’aria negli ambienti indoor: i device sono poco diffusi, perché non c’è una cultura diffusa del problema”, spiega De Gennaro. “In assenza di un’indicazione normativa più o meno stringente, le azioni che si stanno conducendo hanno carattere dimostrativo e sono legate alla sensibilità personale. La mancanza di norme tecniche che regolamentino le metodologie di controllo ha generato un mercato-giungla dei device che confonde e disorienta il cittadino e l’amministrazione sensibile”.

Anche se ancora poco diffusi, sul mercato esistono moltissimi dispositivi riconducibili fondamentalmente a due obbiettivi: monitoraggio e purificazione dell’aria. E in entrambi i casi, non sempre i device sono all’altezza delle promesse. Ma anche in questo caso è possibile dare un paio di consigli: per prima cosa, non fermatevi all’aspetto esteriore, perché l’importante non è il design del prodotto, ma la qualità dei sensori e delle tecnologie presenti all’interno. Nel caso dei sistemi di purificazione la Simaconsiglia di scegliere prodotti che montano filtri Hepa in uscita, che garantiscono la maggiore efficacia di filtraggio dell’aria (a patto di eseguire regolarmente la sostituzione dei filtri come da indicazione del produttore). Discorso a parte, infine, per gli aspirapolvere: meglio quelli senza sacchettoe che dispongono di filtri ad acqua e di filtri Hepa in uscita, a meno che non ricorrano invece a un sistema L-Lamella che permette di evitare il filtro Hepa in uscita. “Noi consigliamo sempre l’acquisto di dispositivi che sono stati validati scientificamente da un ente pubblico italiano o Ue – conclude Miani – in questo modo si ha la certezza che quanto promesso in pubblicità o sul packaging abbia una reale corrispondenza con l’efficacia del prodotto nel monitorare e abbattere gli inquinanti causa di malattie e morti premature in ambienti indoor”.

Fonte: Wired.it

Ecco come trasformare l’anidride carbonica in carbonio solido, la base per le batterie del futuro

Una nuova tecnologia australiana permette di condensare l’anidride carbonica presente nell’atmosfera per creare una sostanza solida, simile a carbone, che potrebbe rappresentare l’elemento di partenza per una nuova generazione di batterie elettriche.

Stiamo perdendo la battaglia contro il riscaldamento globale. Accordi disattesi, politici scettici se non apertamente ostilirinnovabili che stentano a decollare. Le ragioni sono molte, ma è il risultato che conta: riuscire a contenere l’aumento delle temperature entro il grado e mezzo entro il 2100 sembra sempre più una pia illusione. La scadenza per agire si fa sempre più stretta, e molti esperti iniziano quindi a immaginare strategie alternative: se non riusciamo a ridurre le emissioni di gas serra, forse l’unica alternativa è eliminare artificialmente quello presente nell’atmosfera.

Si chiama ingegneria climatica, e l’ultima novità in questo campo arriva dall’Rmit University di Melbourne: una nuova tecnologia in grado si sequestrare l’anidride carbonica presente nell’aria e ri-trasformarla in carbone (o più precisamente in carbonio, il suo ingrediente principale). Una strategia che permetterebbe, letteralmente, di riciclare l’anidride carbonica, appena descritta dai suoi inventori sulle pagine di Nature Communication.

Per chi si interessa di ingegneria climatica, l’idea di sequestrare la CO2dall’atmosfera, per stoccarla, o riutilizzarla, non è certo una novità. In effetti esistono già delle tecniche che permettono di farlo, ma solitamente quello che producono è anidride carbonica allo stato liquido. Un materiale difficile da conservare e trasportare, che a sua volta andrebbe smaltito in qualche modo. Per esempio, iniettandola nel suolo come avviene ad Helsinki, per lasciare che i processi chimici e geologici facciano il proprio lavoro, trasformandola col tempo un un minerale solido.

La tecnologia messa a punto in Australia però fa molto di più: promette infatti di ottenere carbonio solido direttamente dall’atmosfera, in tempi molto più rapidi e senza necessità di temperature estreme (a Helsinki si sfrutta la presenza di un vulcano) che normalmente rendono difficile l’applicazione di tecnologie simili su scala industriale. Il segreto, in questo caso, è un metallo liquido: una lega di gallio che agisce come un catalizzatore, ed è in grado di condensare l’anidride carbonica dell’atmosfera in un solido a base di carbonio.

Il processo è piuttosto semplice: il catalizzatore metallico viene versato in una soluzione contente degli elettroliti liquidi (sostanze che conducono l’elettricità), si aggiunge l’anidride carbonica, che si dissolve nel liquido, e viene applicata una debole corrente elettrica. Le proprietà chimiche e fisiche del metallo entrano quindi in azione, convertendo l’anidride carbonica in fiocchi di carbonio solido che precipita sul fondo del contenitore.

A quel punto, non resta che decidere cosa farne. Una possibilità sarebbe quella di seppellire il materiale ottenuto da qualche parte e poi dimenticarsene, un po’ come avviene con le scorie radioattive. Ma i ricercatori propongono anche un’applicazione ben più interessante. Il materiale solido che si ottiene dal processo è infatti in grado di immagazzinare ottimamente l’elettricità. Un autentico super-condensatore, che a detta dei suoi creatori potrebbe rappresentare la base di partenza perfetta per realizzare una nuova generazione di batterie elettriche, leggerissime ed estremamente potenti. Siamo lontanissimi da una reale applicazione pratica – ovviamente – ma se ulteriori studi e ricerche rendessero veramente efficiente questa tecnologia si tratterebbe di una incredibile forma di riciclo: potremmo infatti prendere gli scarichi delle auto a benzina, e trasformarli in batterie per le auto elettriche del futuro.

 

Fonte: Wired

Arpa ha presentato i dati della qualità dell’aria 2018 in Lombardia

Dopo la prima validazione dei dati, Arpa Lombardia ha pubblicato un primo bilancio sull’andamento della qualità dell’aria durante l’anno 2018. Le misure effettuate dalla rete di rilevamento della qualità dell’aria lombarda hanno confermato un trend in significativo miglioramento per PM10, PM2.5 e NO2stabile l’ozono e ben sotto i limiti monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo.

In particolare, per il PM10, in tutte le stazioni del territorio regionale è stato rispettato il valore limite sulla media annua di 40 µg/m3. è questo quindi il terzo anno, dopo il 2014 ed il 2016, che fa registrare un rispetto generalizzato di tale parametro. Anche il numero di giorni di superamento del valore limite giornaliero (50 µg/m3), benché ancora in buona parte della regione sopra al limite che la normativa fissa in 35 giorni, ha confermato un trend complessivamente in diminuzione. Nei capoluoghi provinciali, nel 2018 si sono verificati 79 giorni di superamento a Milano, 78 a Lodi, 56 a Cremona, 53 a Pavia, 51 a Monza, 47 a Brescia, 43 a Como, 42 a Bergamo, 34 a Mantova, 25 a Lecco, 21 a Varese e 14 a Sondrio. Complessivamente, le stazioni che hanno rispettato il limite nel 2018 sono il 40% di quelle installate, nel 2005 rispettava unicamente la stazione di Bormio. In Lombardia il numero di superamenti è stato ridotto mediamente del 59% nel periodo dal 2005 al 2018.

Il trend in progressiva diminuzione ha interessato anche il PM2.5. Nel 2018 nei capoluoghi il valore limite annuale pari a 25 µg/m3 è stato superato solo a Cremona (26 µg/m3), mentre è stato rispettato a Brescia, 25 µg/m3, a Lodi e Monza, 24 µg/m3, a Como, Pavia e Milano, 23 µg/m3, a Mantova, 22 µg/m3, Bergamo, 21 µg/m3, Varese 19 µg/m3, Sondrio, 18 µg/m3 e Lecco 15 µg/m3.

Per l’NO2, il limite sul numero di ore di superamento è stato rispettato per il terzo anno consecutivo su tutto il territorio regionale mentre il limite sulla media annuale è stato rispettato nell’80% delle stazioni (nel 2005 aveva rispettato circa la metà delle stazioni, nel 1993 nessuna. Con riferimento alle stazioni peggiori dei capoluoghi di provincia la media annua dell’NO2 registrata nel 2018 è la seguente: Milano 59 µg/m3, Brescia 57 µg/m3, Monza 45 µg/m3, Como 44 µg/m3, Bergamo 41 µg/m3, Lecco 37 µg/m3, Varese 36 µg/m3, Pavia 35 µg/m3, Lodi 34 µg/m3, Cremona 33 µg/m3, Mantova 26 µg/m3, Sondrio 24 µg/m3.

L’ozono è invece più stabile, con diffusi superamenti dei valori obiettivo per la protezione della salute e della vegetazione. Come ormai da anni, non sono invece stati registrati superamenti degli standard di legge per monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo, che mantengono valori ben al di sotto dei limiti.

I dati sono stati presentati il 23 gennaio a Milano, nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Palazzo Lombardia. Erano presenti, tra gli altri, il presidente di Arpa Lombardia, Stefano Cecchin, il direttore generale di Arpa Lombardia, Fabio Carella, il responsabile della qualità dell’aria di Arpa Lombardia, Guido Lanzani e l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo.

Fonte Confartigianato Bergamo

Valuta l’aria

Qualità dell’aria nel bacino Padano: con “Valuta l’aria” la parola ai cittadini

Debutta “Valuta l’aria”, la prima rilevazione sovraregionale sulla percezione della qualità dell’aria da parte dei cittadini del Bacino Padano, nell’ambito del progetto europeo Life Prepair. L’indagine online è rivolta alla popolazione di Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia. Ogni questionario “vale” 500 punti che possono aumentare partecipando a un gioco ultimata la compilazione; i punti saranno convertiti in donazione per l’acquisto di alberi da piantare sulle Dolomiti. Obiettivo: raccogliere opinioni e suggerimenti e creare un’area boschiva per ridurre le emissioni di anidride carbonica.

Dimmi dove vivi, come respiri e con i tuoi suggerimenti contribuirai a combattere lo smog e a donare un albero alle Dolomiti. E’ questo il messaggio di Valuta l’aria, il primo questionario sulla percezione della qualità dell’aria da parte dei cittadini del bacino Padano, destinato ai residenti nelle sette regioni dell’area: Valle D’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia. L’indagine è realizzata da Ervet nell’ambito del progetto Life Prepair, finanziato dalla Commissione europea attraverso il programma Life.
E’ possibile rispondere al questionario – anonimo e volontario – online sul sito dedicato (https://valutalaria.lifeprepair.eu/), oppure attraverso Facebook e gli altri social: è stata scelta una modalità di somministrazione multicanale per raggiungere un target vasto e rappresentativo (almeno 5.000 questionari) e rendere così ancora più significative le informazioni raccolte.

Il questionario è composto da 20 domande e suddiviso in quattro parti: una, più generica e introduttiva, dedicata all’aria e i cittadini, la seconda indaga la percezione della qualità dell’aria e delle principali cause dell’inquinamento, la terza valuta le azioni per contrastarlo, l’ultima traccia il profilo dell’intervistato. I risultati, elaborati e resi disponibili a inizio 2019, saranno presi a riferimento pe impostare la campagna di comunicazione unica a livello di intero bacino Padano. Per ogni questionario compilato vengono assegnati 500 puntiche contribuiscono ad alimentare una donazione effettuata da Life Prepair per l’acquisto di un albero da piantare nel nord Italia. Questi punti possono essere incrementati partecipando al gioco “Pianta un albero”, che viene proposto al termine della compilazione del questionario.

Ogni 12.500 punti raccolti Life Prepair effettua una donazione per l’acquisto di un albero, fino a un massimo di 250 alberi. Le piante vengono acquistate, piantate e monitorate in aree forestali di proprietà privata e comunali delle Dolomiti le cui foreste sono state fortemente danneggiate nella recente ondata di maltempo. A seconda dell’effettivo numero di alberi che si riusciranno a piantare, in base al numero di questionari raccolti, il bosco contribuirà a catturare CO2 e pm10 e ad aumentare la biodiversità con specie autoctone. Bastano quindi 15-20 persone per raggiungere i punti per l’acquisto di un albero e la sua cura e manutenzione per sempre. Rispondendo al questionario e coinvolgendo più persone possibili si contribuisce concretamente al miglioramento del Bacino Padano come luogo in cui vivere e lavorare.

Sito Valuta l’aria 

Pagina Facebook

Fonte  AmbienteInforma

«Sono giorni caldi, no riscaldamento» L’appello del Comune: riduciamo lo smog

Appello dal Comune: «Non accendete il riscaldamento, se non è strettamente necessario».

Dopo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, alla luce delle temperature ancora miti di questo ottobre, anche l’assessore all’Ambiente di Bergamo, Leyla Ciagà, manda un richiamo alla sensibilità ambientale dei cittadini: «Evitate sprechi e difendete la qualità dell’aria, non usate o usate con moderazione gli impianti termici in questi giorni quasi estivi». Il sollecito arriva a poche ore dalla possibilità di far partire il riscaldamento centralizzato e gli impianti negli edifici pubblici: dal 15 ottobre di ogni anno al nord, infatti, scatta la «stagione termica» che si conclude il 15 aprile. Il primo cittadino di Milano nel corso del fine settimana aveva annunciato che, nonostante ciò, avrebbe tenuto spenti i caloriferi nei luoghi pubblici visto il caldo persistente.

Lunedì a Bergamo, come spiega Ciagà, sono stati accesi solo nei luoghi sensibili: «A prescindere che siano gestiti tramite teleriscaldamento o caldaie tradizionali – evidenzia l’assessore – gli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici sono dotati di un sistema elettronico in grado di verificare le temperatura esterne». Secondo la norma, continua Ciagà, «dal 15 ottobre dalle 8 alle 23 è possibile tenere accesi gli impianti 14 ore, ma viste le alte temperature, questi sistemi intelligenti funzionano al massimo tre ore la mattina e solo in alcuni edifici in cui deve essere mantenuto un livello di comfort termico più alto», come asili nido, materne e centri anziani. «Nel 70% di questi edifici ieri hanno funzionato al massimo tre ore, nei restanti o non hanno funzionato e lo hanno fatto molto meno delle tre ore». Il Comunque cerca di dare il buon esempio: «L’appello è ai cittadini: prima di accendere in via automatica i caloriferi, chiedo loro di tenere conto che delle temperature ancora quasi estive, accendete solo in caso di reale necessità». Oltre a evitare sprechi si difende la qualità dell’aria: in questi giorni il Pm10 è in salita, negli ultimi 10 giorni per cinque volte ha sfiorato i 50 microgrammi per metro cubo.

Fonte L’Eco di Bergamo