Qualità dell’aria interna e inquinamento indoor: fonti e soluzioni per il comfort

L’aria che respiriamo in casa, al lavoro e sui mezzi pubblici, può compromettere il nostro benessere: spesso più all’interno che all’esterno si concentrano agenti inquinanti chimici, biologici e fisici pericolosi per l’uomo. È importante, quindi, essere consapevoli e attenti, ricorrendo alle giuste soluzioni per migliorare la qualità dell’aria interna.

Con aria interna si fa riferimento a quella che respiriamo in casa, in ufficio, negli edifici destinati al tempo libero, ovvero in tutti quegli spazi confinati in cui è prevista la permanenza delle persone. Passiamo più tempo al chiuso che all’aperto, eppure, dedichiamo grande attenzione all’inquinamento atmosferico, ma non abbiamo la giusta sensibilità al tema dell’inquinamento indoor, che talvolta presenta livelli di inquinanti maggiori rispetto all’esterno.

L’insalubrità dell’aria in uno spazio chiuso, che può essere causata da vernici, arredamento, muffe, elevati livelli di umidità, ha effetti negativi sulla salute delle persone, sul loro benessere e sulla loro produttività; può provocare malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, favorire asma, allergie e malessere, una combinazione di sintomi spesso chiamata “sindrome da edificio malato” (Sick Building Syndrome). La pericolosità di questa miscela di sostanze inquinanti in un ambiente confinato, dipende dalla durata prolungata e costante dell’esposizione.

Le fonti dell’inquinamento indoor e gli effetti sulle persone

La qualità dell’aria può essere compromessa da diverse fonti inquinanti, sia interne che esterne, responsabili di agenti chimici, fisici e biologici di differente pericolosità, concentrazione e tipologia.

Cosa s’intende nello specifico con il termine inquinamento indoor? Il Ministero della Salute ha fornito una spiegazione esaustiva di questo fenomeno: “la modificazione della normale composizione o stato fisico dell’aria atmosferica interna, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell’aria stessa e tali da costituire un pericolo ovvero un pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell’uomo.”

Tra le fonti inquinanti più diffuse ci sono i prodotti per le pulizie, per la costruzione e la manutenzione degli edifici, la presenza di eccessiva umidità, gli impianti di condizionamento e ventilazione, i processi di combustione per il riscaldamento e per cucinare, l’utilizzo di appositi macchinari e alcune caratteristiche fisiche del luogo.

MULTIPOR COMPACT di YTONG è stato progettato per migliorare l’isolamento e ridurre il problema delle muffe. Si tratta di un pannello naturale, traspirabile e la sua capacità di regolazione igroscopica permette di eliminare la formazione di muffe o alghe, potenzialmente dannose per la salute.

Gli agenti chimici più diffusi e pericolosi sono il monossido di carbonio, il fumo di tabacco, ossidi di zolfo e azoto, ozono (emesso ad esempio dalle fotocopiatrici), i composti organici volatili, gli antiparassitari. Attenzione, quindi, ai materiali edili, alle vernici, agli arredi, alle stufe e ai caminetti e ai detergenti che si scelgono per pulire la casa.

Gli agenti biologici sono microrganismi, viventi e non, presenti in casa, come muffe, batteri, spore fungine, polline e parassiti vari.

Gli acari sono responsabili di allergie respiratorie: questi animali si annidano nelle nostre case, specialmente sulle poltrone e tappeti. Per sconfiggerli efficacemente vi consigliamo di rimuovere la polvere dalle superfici, lavare la biancheria a 60° e soprattutto arieggiare gli ambienti in quanto gli acari proliferano in aree umide.

Le muffe sono uno dei problemi più fastidiosi: la loro proliferazione è dovuta all’umidità e scarsa ventilazione. Al fine di combattere la presenza di muffe vi consigliamo di mantenere sotto controllo il livello di umidità della casa, assicurandovi di eliminare prontamente le macchie usando tinture speciali.

Per gli agenti fisici, come il Radon, va prestata particolare attenzione alla costruzione degli ambienti interrati o sotterranei, che deve essere effettuata con particolari attenzioni costruttive.

La concentrazione di tutte queste sostanze diventa preoccupante perché oggi, per favorire il risparmio energetico, gli edifici sono più isolati e impermeabili all’aria, riducendo così la ventilazione degli stessi. Per sopperire a questo problema si installa un sistema di ventilazione meccanico che, correttamente utilizzato e manutenuto, permette di avere il corretto numero di ricambi d’aria.

WHR 61 “single room” di RDZ è un dispositivo per la ventilazione meccanica controllata con recupero di calore, che aiuta il rinnovo dell’aria. 

Soluzioni per migliorare la qualità dell’aria interna di casa o dell’ufficio

In un edificio davvero sostenibile, la qualità dell’aria interna dovrebbe essere un criterio progettuale e per questo è fondamentale scegliere attentamente i materiali con cui costruire o ristrutturare un edificio.

materiali naturali, ad esempio, vengono prodotti e trattati senza ricorre a sostanze chimiche potenzialmente nocive. Per certificare la naturalezza dei prodotti commercializzati o le loro prestazioni, oggi molto aziende li sottopongono ad appositi iter per ottenere delle certificazioni che ne attestino la qualità.

I prodotti URSA TERRA in lana minerale, così come URSA GLASSWOOL in lana di vetro, si contraddistinguono per una ridottissima emissività di COV e formaldeide. Questo li rende prodotti adatti a favorire il risparmio energetico, senza rinunciare alla qualità dell’aria interna: sono soluzioni indicate per edifici sostenibili e votati al massimo benessere abitativo

Anche con le vernici e le finiture è bene fare attenzione, esistono prodotti naturali e anche antibatterici. Altrettanto importante è progettare correttamente un sistema di ventilazione che permetta il corretto ricambio d’aria. Gli impianti di ventilazione meccanica sono dotati di filtri, purificatori e deumidificatori, al fine di garantire l’estrazione dell’aria viziata, l’immissione di aria purificata e la regolazione del tasso di umidità degli ambienti interni. Esistono, poi, soluzioni per la purificazione dell’aria, con prestazioni differenti adatte sia a un ambiente domestico, che a luoghi come case di riposo, scuole o ambienti affollati. Si va dai purificatori portatili per la casa a dispositivi per la filtrazione dell’aria attraverso sistemi di canalizzazione.

ARYA indoor è una soluzione Fassa Bortolo pensata per la lotta all’inquinamento indoor, che si compone di una lastra in cartongesso Gypsotech GypsoARYA HD e dalla pittura per interni Pothos 003. Questi prodotti riescono a catturare la formaldeide e trasformarla in un composto innocuo.

E se fossero le piante a ridurre l’inquinamento indoor?

La presenza del verde in uno spazio confinato offre sicuramente un aiuto naturale per la purificazione dell’aria. Partendo da questo punto, la ricerca si è mossa per ottenere delle vere e proprie piante “mangia smog”, ovvero in grado di assorbire e metabolizzare alcuni inquinanti pericolosi per l’uomo. È un progetto portato avanti dall’Università di Washington, i cui ricercatori hanno modificato geneticamente una pianta, che ora è capace di scomporre le sostanze inquinanti in composti da lei assimilabili. I primi test hanno avuto successo e così i ricercatori si stanno muovendo per ottenere piante in grado di digerire anche altre sostanze inquinanti molto diffuse negli ambienti interni, come la formaldeide e il fumo di tabacco.

Occorre prestare attenzione anche ai detergenti per la pulizia della casa, spesso ricchi di sostanze nocive come il benzene e la formaldeide. In particolare quest’ultimo elemento chimico è riscontrabile anche nelle tappezzerie, moquette e altri prodotti tessili.

Come combattere l’inquinamento indoor: consigli pratici

Per combattere l’inquinamento indoor è possibile attuare alcune pratiche strategie così da rendere l’aria di casa più salubre per tutta la famiglia. Prima di tutto controllate sempre il livello di umidità in casa, cercando di mantenerla tra i 18° e i 22°: l’umidità è la causa primaria della formazione di muffe e batteri i quali comportano allergie e problemi respiratori. Una corretta ventilazione degli ambienti vi consentirà di diminuire la presenza di polveri e microrganismi: lasciate sempre areare la casa facendo uscire le sostanze inquinanti.

Gli impianti di condizionamento devono essere opportunamente puliti e i filtri dell’aria condizionata cambiati ogni inizio stagione: in questo modo manterrete gli impianti perfettamente funzionanti e non farete propagare polveri e batteri.

prodotti con certificazione ambientale sono una buona risorsa per prevenire il diffondersi dei VOC: potete optare per detersivi ecologici oppure per rimedi naturali laddove non è necessario utilizzare prodotti specifici.

A cura di: Arch. Gaia Mussi

Fonte: Info Build Energia

 

Come si fa a ridurre davvero l’inquinamento nelle città?

L’inquinamento è in aumento nel nostro paese, e le leggi e le misure che dovrebbero tutelare la qualità dell’aria non hanno ancora dato i loro frutti. Se le targhe alterne non bastano, ecco cosa potrebbe funzionare davvero.

Gli abitanti delle città sono esposti a livelli eccessivi di inquinamento atmosferico, con conseguenze negative sulla loro salute e sull’intera economia, secondo il rapporto Qualità dell’aria in Europa” dell’Agenzia europea per l’ambiente. L’ultima analisi mostra che l’esposizione all’inquinamento atmosferico ha causato oltre 370.000 decessi prematuri nell’Ue nel 2016. Nel 2017, l’inquinamento atmosferico ha superato i valori massimi delle linee guida sulla qualità dell’aria stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel 69 percento delle stazioni di monitoraggio in Europa. Rispetto ai valori limite dell’Ue, le concentrazioni di inquinanti atmosferici erano troppo elevate in sette paesi – fra cui l’Italia.

Ecco cosa potrebbe aiutare davvero a invertire la rotta.

Di cosa parliamo quando parliamo di inquinamento

Il primo passo per affrontare l’inquinamento atmosferico è comprenderlo appieno o, diciamo, rendere visibile  l’invisibile” dice a Wired Harold Rickenbacker, esperto di aria pulita e innovazione presso l’Environmental Defense Fund (Edf), dice.

La maggior parte delle città ha sistemi di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico convenzionali, con sensori distanti miglia l’uno dall’altro, il che lascia grandi lacune nei dati. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico può essere fino a 8 volte peggiore a un’estremità di un isolato rispetto a un altro”, continua Rickenbacker. “Ma grazie ai nuovi progressi tecnologici, i sensori possono fornire informazioni incredibilmente dettagliate su strutture, strade o quartieri specifici e su come la qualità dell’aria può cambiare in tali luoghi nel corso di una giornata, di una settimana o di un anno. Stiamo vedendo città di tutto il mondo – tra cui Londra, Oakland e Houston – utilizzare queste informazioni quartiere per quartiere in modo da promuovere soluzioni locali su misura che proteggano la nostra salute e il nostro ambiente”.

Gli inquinanti atmosferici principali includono il particolato, seguito da carbonio, ossidi di zolfo, ossidi di azoto, ammoniaca, monossido di carbonio e metano. Uno degli indicatori utilizzati dall’Agenzia europea per l’ambiente misura la concentrazione del particolato nelle aree urbane. L’agenzia considera i particolati grossi (Pm10 o <10µm) che possono essere trasportati in profondità nei polmoni, dove possono causare infiammazione o esacerbare le condizioni delle persone che soffrono di cuore e malattie respiratorie. Tra questi, la sottocategoria dei particolati fini (Pm2.5 o <2.5 µm) sono quelli i cui effetti dannosi sulla salute sono ancora più gravi in quanto possono essere aspirati più profondamente nei polmoni e possono essere più tossici.

Secondo lo studio Countdown on Health and Climate Change uscito recentemente su The Lancet, in Italia nel 2016 sono stati registrati 45.600 morti premature da esposizione al particolato.

Da noi il Pm2.5 è infatti passato da una media di 19.3 a 19.4 negli ultimi anni, e sempre più regioni registrano livelli di inquinamento troppo alti. La mappa del sito Monitoraggio dell’indice di qualità dell’aria, che riporta i valori di qualità dell’aria pubblicati e validati dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (Arpa), mostra livelli pessimi in zone cittadine come quelle di Milano, Torino, Genova, Perugia, Spoleto, Rieti, Roma.

L’allegato XI al decreto legislativo n. 155 del 2010 ha in teoria fissato il limite giornaliero del Pm10: non sono concessi più di 50 millesimi di grammo al metro cubo, da non superare più di 35 volte per anno. Di conseguenza, regioni e comuni italiani hanno applicato misure come le targhe alterne per contrastare l’inquinamento o almeno abbassare la media. Eppure questi provvedimenti non sono stati finora sufficienti a risolvere il problema.

Piste ciclabili e trasporti pubblici più efficienti

La promozione di modelli di mobilità alternativi può ridurre di molto gli effetti dannosi dell’inquinamento atmosferico. Molte città stanno lavorando per fare meno affidamento sulle auto come mezzo di trasporto, rendere le loro città accessibili per le biciclette introducendo nuove piste ciclabili e investire in più mezzi pubblici.

Fra le 20 città più bike-friendly selezionate da Wired Usa, non c’è tuttavia nessuna città italiana. In cima alla classifica troviamo Copenaghen, Amsterdam e Utrecht. La capitale danese ha investito più di $45 pro capite in infrastrutture per i ciclisti e dispone di quattro nuovi ponti per biciclette costruiti o in costruzione, nonché oltre 6 chilometri di nuove piste.

Ma, per alcune città come Los Angeles (la seconda città più grande per popolazione degli Stati Uniti), l’espansione urbana rappresenta un vero ostacolo allo sviluppo di una metropoli adatta alle biciclette. Tuttavia, grazie al suo vasto sistema di trasporto pubblico, l’area losangelena ha evitato una cultura completamente basata sull’automobile: ci sono più di 500 linee di autobus, e i pendolari hanno a disposizione un mezzo pubblico ogni 6 minuti in media. Un esempio da seguire.

Veicoli privati meno inquinanti, strade migliori e car sharing

Le auto sono responsabili di circa il 12% delle emissioni totali di CO2 in Europa. Dal 2009 la legislazione dell’Ue stabilisce obiettivi obbligatori di riduzione delle emissioni per le nuove auto e standard più rigorosi, gradualmente introdotti già quest’anno, si applicheranno dal 2021 in poi. Il nuovo regolamento, adottato Il 17 aprile 2019 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, è in vigore dal 1° gennaio. Per incoraggiare l’eco-innovazione, ai produttori possono essere concessi crediti di emissione.

Rickenbacker spiega: “Ciò che riteniamo sia più efficace sono politiche e normative più intelligenti. Le città di tutto il mondo stanno generando una ‘corsa verso l’alto’ nella lotta all’inquinamento atmosferico, chiedendo che le aree urbane più grandi del mondo agiscano subito. Man mano che più città iniziano a imporre politiche, come la nascita di aree locali a bassa emissione, le aziende saranno costrette a conformarsi e investire in soluzioni. Alla fine, è la leadership politica che dovrà portare a casa i risultati di cui abbiamo bisogno per risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico mondiale, e i cambiamenti climatici in senso più ampio”.

In Europa, Parigi, Madrid e Atene hanno deciso di vietare completamente le auto diesel entro il 2025, mentre la Norvegia ha abbracciato pienamente le auto elettriche. Un altro caso interessante è quello delle auto a Durban, in Sudafrica. Oltre alla tecnologia, gli interventi di miglioramento della strada hanno ridotto il tempo di viaggio e aumentato l’efficienza del trasporto di merci su strada riducendo le emissioni.

Infine, la sharing economy offre la possibilità di ridurre il numero di veicoli, così come gli incidenti e il traffico. L’auto media rimane inutilizzata per oltre il 90% delle volte, trasporta in media solo una persona e mezza e costa in media €6.500 all’anno, secondo la Federazione europea per trasporti e ambiente.

La transizione non sarà indolore o facile, poiché le auto condivise e di proprietà privata inizialmente competono per lo spazio e un migliore utilizzo, producendo benefici positivi ma modesti” scrive la Federazione. “Tuttavia, il premio finale, per rivendicare le nostre strade dal dominio dell’auto, trasformerebbe la qualità della vita urbana”.

Contro i timori che le app per il car sharing non servano a granché o facciano peggio, la Federazione aggiunge: “Le app per la condivisione di corse incoraggiano anche un cambiamento comportamentale verso un trasporto multimodale e sostenibile che integra le forme di trasporto pubbliche e attive (in bicicletta e a piedi). Inoltre, mentre i servizi di car sharing a lunga distanza effettivamente competono con i servizi ferroviari e di autobus, aumentano in modo significativo l’occupazione delle auto e riducono le emissioni per chilometro”.

Consegne a domicilio più ecologiche

La logistica ha un impatto devastante sulla qualità dell’aria. “Un’altra soluzione è rendere i trasporti più ecologici, in particolare per la consegna”, Rickenbacker aggiunge. “L’inquinamento atmosferico è una conseguenza non voluta dell’aumento dello shopping online, ma i veicoli a emissioni zero sono una parte importante della soluzione”.  Perché? È semplice: “La maggior parte delle consegne avviene tramite camion a diesel che pompano inquinanti atmosferici pericolosi nell’aria che respiriamo e il pubblico se ne accorge. Mentre sono necessarie ulteriori azioni, stiamo assistendo ad alcuni movimenti incoraggianti in termini di cambiamenti reali e alcune aziende stanno effettivamente investendo in soluzioni. Etsy ha annunciato la spedizione a emissioni zero e Amazon ha annunciato che avrebbe aggiunto 100mila veicoli elettrici per la consegna”.

Più verde

Le piante migliorano la qualità dell’aria attraverso diversi meccanismi: assorbono l’anidride carbonica e rilasciano ossigeno con la fotosintesi, aumentano l’umidità traspirando il vapore acqueo attraverso i microscopici pori delle foglie, filtrano i particolati dall’aria e aiutano a raffreddare le città soggette al cosiddetto effetto isola di calore urbana.

Per questo, ci sono strutture come il Bosco Verticale a Milano e ci sono i parchi: in tutto capaci di assorbire quasi il 40% delle emissioni da combustibili fossili ogni anno.

La dottoressa Rita Baraldi dell’Istituto di biometeorologia a Bologna, sta studiando l’efficacia di alberi e arbusti sulla CO2 e il particolato. E ha identificato alcuni alberi più adatti di altri, fra cui: l’hackberry mediterraneo, l’olmo di campo, il frassino maggiore, il tiglio, l’acero norvegese, il cerro e il ginkgo.

Piantare alberi da solo non può bastare, però, anzi. Uno studio tedesco ha dimostrato che le emissioni dei veicoli possono reagire con le emissioni da alberi urbani e altre piante, con conseguente riduzione della qualità dell’aria nelle città in estate. Resta dunque fondamentale ridurre le emissioni provenienti da altri inquinanti.

Edifici innovativi (o anche semplicemente ristrutturati)

Nel 2016 l’artista e innovatore olandese Daan Roosegaarde ha costruito a Pechino il prototipo della prima Smog-free Tower in alluminio alta sette metri: come un aspirapolvere, capace di raccogliere il 75% del particolato nell’atmosfera e così pulire 30mila metri cubi d’aria all’ora. Più recentemente, lo Smog Eating Billboard presentato in Messico ha la capacità di produrre energia pulita per 104mila persone al giorno, e altri sono in corso di realizzazione.

In Europa gli edifici rappresentano il 40% della domanda energetica, producono il 36% delle emissioni di CO2 e 9 su 10 attualmente esistenti saranno ancora in uso nel 2050. Perciò ristrutturare in maniera efficiente è fondamentale.

Lo stato degli edifici dell’Ue ha il potenziale per creare o distruggere qualsiasi obiettivo di energia, emissioni e ambiente fissato nei prossimi mesi”, scrive il direttore della campagna Renovate Europe Adrian Joyce. Renovate Europe ha infatti l’ambizione di ridurre dell’80% la domanda di energia del patrimonio edilizio dell’Unione Europea entro il 2050.

Edifici vecchi, freddi e umidi hanno un impatto diretto sull’aria che respiriamo sia quando siamo all’interno, sia all’esterno. Abitazioni di qualità inferiore richiedono un elevato consumo di energia per raggiungere il comfort termico: chi non può permettersi di sostenerne i costi viene spinto verso la povertà energetica e rischia di ammalarsi più facilmente.

D’altronde, secondo Joyce, luoghi di lavoro più salutari potrebbero salvare una cifra stimata in 500 miliardi di euro all’anno in Europa. E, secondo uno studio dell’Energy Efficiency Industrial Forum, ogni milione di euro investito nell’efficienza energetica nel settore residenziale porta alla creazione di 23 posti di lavoro.

Non a caso, anche il Green Deal europeo che sta prendendo forma in queste settimane incoraggia un uso più efficiente degli edifici, con l’obiettivo di almeno raddoppiare il tasso di ristrutturazione (appena all’1% attualmente).

L’educazione ambientale

Come ha più che mai messo in luce il movimento Fridays For Future, la formazione di giovani responsabili e sensibili alle questioni ambientali è fondamentale. Del resto, i bambini sono spesso a rischio proprio per via dell’inquinamento atmosferico, anche la loro performance scolastica peggiora dove la qualità dell’aria è più bassa e il fenomeno è ulteriormente aggravato in condizioni di povertà.

Secondo Navdha Malhotra, direttrice associata dell’agenzia Purpose Climate Lab, moltissimo può essere fatto dagli studenti più giovani o insieme a loro.

Vent’anni fa, quando gli studenti di Delhi hanno preso posizione contro i petardi in fiamme, il loro movimento inizialmente ha incontrato scetticismo, ma presto è diventato un successo senza precedenti”, scrive Malhorta. “Il movimento dura ancora oggi, mettendo in mostra il potere di voci giovani, mentre nuovi studenti si uniscono alla causa ogni anno. In quanto ex studentessa che ha partecipato ai primi anni del divieto dei petardi, sono una testimone del potenziale degli studenti per il cambiamento”. Si può fare molto, anche nelle scuole: “My Right To Breathe si è unito per dare potere agli studenti degli istituti pubblici e privati nella lotta all’inquinamento atmosferico e sono orgogliosa di sostenere questa campagna”.

Continua la direttrice: “Il cambiamento dovrebbe includere le azioni intraprese dalle scuole, nonché da insegnanti e amministratori (…) Fornire agli studenti gli strumenti per parlare con le loro famiglie e le loro comunità, per andare oltre le mascherine o i filtri per l’aria, è un passo potente che solo le scuole possono fare. Immagina un’intera generazione che prende i mezzi pubblici e il carpool, separa e riduce i rifiuti, usa energia solare in casa come fosse una cosa naturale anziché una lotta. Una generazione che vive una vita lunga e sana e non avrà mai più bisogno di comprare una mascherina per un bambino”.

Una tecnologia migliore

Alcune buone idee possono venire anche dalla Solar Impulse Foundation, che prende il nome dall’aereo usato nel 2016 per il viaggio intorno al mondo su un aereo a energia solare da Bertrand Piccard e André Borschberg. Nel tentativo di dimostrare che l’ecologia può anche generare profitti, Piccard ambisce a trovare 1.000 “soluzioni efficienti” entro i prossimi due anni. Giudicati ed etichettati da esperti indipendenti, ci sono 287 prodotti o servizi finora definiti come tali.

Nel campo dell’inquinamento atmosferico, ci sono moto elettriche, uno shuttle a energia solare e saponi vegetali. Ma anche un sistema di purificazione dell’aria a livello del suolo sviluppato in Italia, Air Pollution Abatement (Apa), che controlla la qualità dell’aria in siti industriali, luoghi di lavoro, spazi urbani, aree commerciali e residenziali. Apa funziona come piattaforma multiservizio intelligente che integra un sistema di monitoraggio dei sensori ambientali intelligenti, Wifi, IoT, soluzioni Ai e fornisce dati in tempo reale basati su cloud.

Fonte Wired

Il Radon

Il radon è un gas naturale radioattivo, incolore e inodore e proviene dal decadimento di uranio e radio, sostanze radioattive naturalmente presenti sulla Terra. E’ presente nel suolo, nei materiali da costruzione (tufo, alcuni tipi di granito), nelle acque sotterranee; essendo gassoso, può facilmente fuoriuscire da tali matrici. All’aperto il radon si disperde e si diluisce, mentre in ambienti chiusi può accumularsi, raggiungendo a volte concentrazioni rilevanti.

L’uranio è presente, in concentrazione variabile, in tutte le tipologie di rocce e di terreni; il radon, a sua volta, può essere presente ovunque, anche in suoli poveri di uranio, perché vi viene trasportato da flussi di aria o di acqua sotterranei.

Quali sono gli ambienti più “a rischio” rispetto al radon?

Come premesso, suolo, rocce, materiali da costruzione (tufo, granito) e falde acquifere sono le principali sorgenti di radon.

Il radon proveniente dal suolo, penetra negli edifici attraverso le porosità del suolo stesso e del pavimento, le microfratture delle fondamenta, le giunzioni pareti – pavimento, i fori delle tubazioni. E’ quindi più probabile trovare elevate concentrazioni in ambienti a contatto diretto col suolo stesso (interrati e seminterrati, piani terra privi di vespaio areato), soprattutto se costruiti in aree in cui il suolo sottostante è ricco di radon (o dei suoi “precursori”, radio e uranio) ed è molto permeabile o fratturato. L’accumulo del gas radon in ambienti indoor è anche favorito da uno scarso ricambio d’aria.

Potenzialmente si possono quindi avere elevate concentrazioni di radon in ambienti come miniere (prevalentemente di uranio ma non solo), grotte, catacombe e sottovie. Anche gli stabilimenti termali sono ambienti in cui si possono trovare elevate concentrazioni di radon, poiché può essere veicolato da acque che ne sono particolarmente ricche.

 

Per approfondire il tema

https://www.arpalombardia.it/Pages/Radioattivita/Radon/Mappatura%20del%20rischio.aspx?firstlevel=Radon

 

Fonte ARPA Lombardia

Legionellosi cause e prevenzione

La Legionellosi è un’infezione polmonare causata da un batterio ubiquitario che si diffonde attraverso le condotte cittadine e gli impianti idrici degli edifici 

La Legionellosi, detta anche Malattia dei legionari, è un’infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila.  È stata identificata per la prima volta nel 1976, a seguito di una grave epidemia (221 persone contrassero questa forma di polmonite precedentemente non conosciuta e 34 furono i decessi) avvenuta in un gruppo di ex combattenti dell’American Legion (da qui il nome della malattia), che avevano partecipato ad una conferenza in un Hotel di Philadelphia, negli Stati Uniti. La fonte di contaminazione batterica fu identificata nel sistema di aria condizionata dell’albergo.

La legionella è un batterio presente negli ambienti naturali e artificiali: acque sorgive, comprese quelle termali, fiumi, laghi, fanghi, ecc. Da questi ambienti essa raggiunge quelli artificiali come condotte cittadine e impianti idrici degli edifici, quali serbatoi, tubature, fontane e piscine, che possono agire come amplificatori e disseminatori del microrganismo, creando una potenziale situazione di rischio per la salute umana. Essendo il microrganismo ubiquitario, la malattia può manifestarsi con epidemie dovute ad un’unica fonte, con limitata esposizione nel tempo e nello spazio all’agente eziologico, oppure con una serie di casi indipendenti in un’area ad alta endemia o con casi sporadici senza un evidente raggruppamento temporale o geografico.

Focolai epidemici si sono ripetutamente verificati in ambienti collettivi a residenza temporanea, come ospedali o alberghi, navi da crociera, esposizioni commerciali ecc. I casi di polmonite da Legionella di origine comunitaria si manifestano prevalentemente nei mesi estivo-autunnali, mentre quelli di origine nosocomiale non presentano una particolare stagionalità.

Il genere Legionella comprende 61 diverse specie e circa 70 sierogruppi, ma non tutte sono state associate a casi di malattia nell’uomo. Legionella pneumophila è la specie più frequentemente rilevata nei casi diagnosticati ed è costituita da 16 sieropgruppi di cui Legionella pneumophila sierogruppo 1, responsabile dell’epidemia di Filadelfia, è causa del 95% delle infezioni in Europa e dell’85% nel mondo. Anche in Italia l’analisi della distribuzione di specie e sierogruppi isolati nel nostro territorio ha confermato la prevalenza di Legionella pneumophila ed in particolare del sierogruppo 1 nei casi di malattia. Non è nota la dose infettante per l’uomo. Neppure si conoscono le ragioni della diversa virulenza nelle differenti specie e sierogruppi di Legionella che tuttavia potrebbero essere attribuite alla idrofobicità di superficie, alla stabilità nell’aerosol e alla capacità di crescere all’interno delle amebe. La legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol contenente Legionella, oppure di particelle derivate per essiccamento. Le goccioline si possono formare sia spruzzando l’acqua che facendo gorgogliare aria in essa, o per impatto su superfici solide. La pericolosità di queste particelle di acqua è inversamente proporzionale alla loro dimensione. Gocce di diametro inferiore a 5µ arrivano più facilmente alle basse vie respiratorie. Sono stati inoltre segnalati in letteratura casi di legionellosi acquisita attraverso ferita. Non è mai stata dimostrata la trasmissione interumana della malattia.

Fattori predisponenti

  • età avanzata
  • fumo di sigaretta
  • presenza di malattie croniche
  • immunodeficienza

Il rischio di acquisizione della malattia è principalmente correlato alla suscettibilità individuale del soggetto esposto e al grado d’intensità dell’esposizione, rappresentato dalla quantità di Legionella presente e dal tempo di esposizione.  Sono importanti inoltre la virulenza e la carica infettante dei singoli ceppi di Legionella, che, interagendo con la suscettibilità dell’ospite, determinano l’espressione clinica dell’infezione. Malgrado il carattere ubiquitario di Legionella, la malattia umana rimane rara; i tassi d’attacco nel corso di focolai epidemici sono bassi, inferiori al 5%.

La legionellosi può manifestarsi con due distinti quadri clinici:

  1. la Febbre di Pontiac
  2. la Malattia dei Legionari.

La Febbre di Pontiac, dopo un periodo di incubazione di 24-48 ore, si manifesta in forma acuta simil-influenzale senza interessamento polmonare, e si risolve in 2-5 giorni. I prodromi sono: malessere generale, mialgie e cefalea, seguiti rapidamente da febbre, a volte con tosse e gola arrossata. Possono essere presenti diarrea, nausea e lievi sintomi neurologici quali vertigini o fotofobia.

La Malattia dei Legionari, dopo un periodo di incubazione variabile da 2 a 10 giorni (in media 5-6 giorni), si manifesta come una polmonite infettiva, con o senza manifestazioni extrapolmonari. La sindrome pneumonitica non ha caratteri di specificità né clinici né radiologici. Nei casi gravi può insorgere bruscamente con febbre, dolore toracico, dispnea, cianosi, tosse produttiva associati alla obiettività fisica semeiologica del consolidamento polmonare.  Nei casi di gravità lieve (ma che poi se non adeguatamente trattati possono evolvere in polmonite grave) l’esordio può essere insidioso con febbre, malessere, osteoartralgie, tosse lieve, non produttiva. I quadri radiologici non sono patognomonici potendosi riscontrare addensamenti di tipo alveolare focali, singoli o multipli, monolaterali o disseminati con o senza evoluzione escavativa, come quadri inizialmente a impegno interstiziale.

A volte possono essere presenti sintomi gastrointestinalineurologici e cardiaci; alterazioni dello stato mentale sono comuni, generalmente non associati a meningismo. In un paziente affetto da legionellosi, a impronta sistemica possono essere presenti uno o più dei seguenti segni e sintomi: bradicardia relativa, lieve aumento delle transaminasi, ipofosfatemia, diarrea e dolore addominale.

La polmonite da Legionella non ha quindi caratteristiche cliniche che permettano di distinguerla da altre forme atipiche o batteriche di polmonite comunitaria, né ha stigmate specifiche che consentano di sospettarla tra le eziologie di polmonite nosocomiale e/o dell’ospite immunocompromesso.

Tra le complicanze della legionellosi vi possono essere:

  • ascesso polmonare
  • empiema
  • insufficienza respiratoria
  • shock
  • coagulazione intravasale disseminata
  • porpora trombocitopenica
  • insufficienza renale.

La polmonite da Legionella ha dei sintomi che sono spesso indistinguibili dalle polmoniti causate da altri microrganismi e, per questo motivo, la diagnosi di laboratorio della legionellosi deve essere considerata complemento indispensabile alle procedure diagnostiche cliniche. Gli accertamenti di laboratorio devono essere attuati possibilmente prima che i risultati possano essere influenzati dalla terapia e devono essere richiesti al fine di attuare una terapia antibiotica mirata, contenere così l’uso di antibiotici non necessari, evitare effetti collaterali, l’insorgenza di microrganismi antibiotico-resistenti, ed in ultimo, ma non meno importante, ridurre i tempi di degenza e le spese sanitarie del nostro paese.

Test diagnostici per la legionellosi dovrebbero essere idealmente eseguiti in tutti i seguenti casi di polmonite:

  • in pazienti con malattia severa che richieda il ricovero in un reparto di terapia intensiva
  • in pazienti che riferiscano fattori di rischio
  • in pazienti che siano stati esposti a Legionella durante un epidemia
  • in pazienti in cui nessun altra eziologia è probabile.

I metodi di diagnosi per l’infezione da Legionella correntemente utilizzati sono i seguenti:

  • isolamento del batterio mediante coltura
  • rilevazione di anticorpi su sieri nella fase acuta e convalescente della malattia
  • rilevazione dell’antigene urinario
  • rilevazione del batterio nei tessuti o nei fluidi corporei mediante test di immunofluorescenza
  • rilevazione del DNA batterico mediante PCR.
  • Essendo un batterio la causa della malattia la terapia è in primo luogo di tipo antibiotico e va valutata a seconda della gravità dei sintomi.

Queste alcune misure di prevenzione:

  • prevedere una corretta progettazione e realizzazione delle reti idriche
  • evitare le formazioni di ristagni, limitando la lunghezza delle tubazioni e le tubazioni con terminali ciechi o senza circolazione dell’acqua
  • preferire sistemi istantanei di produzione dell’acqua calda ai sistemi che prevendono serbatoi di accumulo
  • effettuare una manutenzione periodica degli impianti attraverso trattamenti di disinfezione (clorazione, battericidi di sintesi, ozono, acqua ossigenata catalizzata, filtrazione, trattamento a raggi ultravioletti, trattamenti termici).

Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi

A cura di Ministero della Salute

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2362_allegato.pdf

(fonte Ministero salute)